
di Giovanni Caruselli –
È sotto gli occhi di tutti che la presidenza di Donald Trump renderà necessarie per l’Europa alcune scelte epocali. Prima ancora di entrare nel merito di esse il vero dilemma è quello di distinguere bene ciò che avverrà nel quadriennio di The Donald e ciò che avverrà dopo nei rapporti transatlantici. In altre parole la dura linea politica dell’attuale presidente andrà in soffitta oppure si tornerà a una cooperazione economica e militare che continui a rendere efficace l’ombrello della Nato sul vecchio continente?
La questione è cruciale per il futuro dell’Europa. La richiesta più volte ripetuta all’Unione Europea di portare al 2% del Pil i contributi economici alla difesa è già lievitata a un 5% che i sistemi politici europei faranno fatica a sostenere senza reperire le risorse necessarie riducendo la spesa sociale. A questo proposito sarà opportuno correggere informazioni piuttosto imprecise sul contributo dei Paesi europei alla Nato.
Durante la Guerra fredda per qualche decennio essi spesero circa il 3% del proprio Pil per la Nato e dal 2023 hanno concordato che la futura spesa militare non potrà essere inferiore al 2%. Se gli europei non saranno in grado di farlo, la riduzione della presenza militare statunitense in questo quadrante del pianeta è data per scontata. Ma si potrebbe anche ipotizzare un abbandono totale se un conflitto Usa – Cina richiedesse a Washington un impegno militare tale da dovere fare scelte radicali in Europa.
In ambedue i casi l’influenza della Russia a occidente tornerebbe a essere molto minacciosa, forse anche di più di quella che aveva ai tempi della Guerra fredda. Il risvolto economico di ciò che avverrà nei prossimi anni è comunque evidente. Non avendo i Paesi europei un sistema produttivo unificato nell’ambito della difesa l’acquisto di tecnologie militari moderne dagli Usa sarà inevitabile incrementato qualunque scelta si faccia. L’ingresso nella Nato della Finlandia nel 2023 e della Svezia nel 2024 fa pensare che le leadership di questi due Paesi abbiano avuto assicurazioni sufficienti a ritenere che la Nato continuerà a proteggere i territori della vecchia Urss sui quali Putin non nasconde le sue pretese. Considerando una strategia di lungo periodo si potrebbe ipotizzare una progressiva uscita degli Usa dalla Nato quando quest’ultima avesse raggiunto in Europa un’autonomia tale da non avere più bisogno dell’attuale potenza leader. Che il Presidente Trump voglia e possa farlo nel corso del suo quadriennio è quasi impossibile. Il ritiro di truppe e testate nucleari tattiche difficilmente andrà al di sotto del livello di guardia, ma dal punto di vista del clima politico internazionale tale scelta potrebbe essere interpretata come un cedimento all’influenza russa. La questione è quanto mai attuale se si considera che la crescita dei costi dell’energia con il blocco dei rifornimenti di Mosca sta inducendo alcuni governi e alcuni partiti politici di estrema destra a trattare con Mosca un ritorno all’era precedente alle sanzioni. Ovviamente ciò potrebbe avvenire solo dopo la conclusione del conflitto con l’Ucraina che sta impegnando la diplomazia trumpiana al massimo delle sue possibilità.
Di fronte a questa sfida storica i Paesi dell’Unione Europea forniscono risposte diverse, a seconda dello stato delle loro economie e degli orientamenti dell’opinione pubblica interna. I Paesi dell’Europa baltica sono i più esposti alla minaccia russa e premono per un rafforzamento militare della Nato in quell’area. La frontiera dei Paesi mediterranei è vicina all’Africa, dove la penetrazione russa e cinese procede spedita ed efficace in un contesto caotico ereditato dalle primavere arabe. Inoltre l’avanzata dei partiti nazionalisti in vari Paesi non facilita la pianificazione in tempi brevi di un programma coordinato di riarmo. Data l’impostazione imperialistica della Russia di Putin, rinunciare a difendere la sovranità dei Paesi dell’Europa Orientale potrebbe avere conseguenze gravissime. In altre parole dopo averle accolte nell’Unione e avere finanziato in parte la loro modernizzazione le lasceremmo ricadere sotto l’influenza russa tornando così alla minaccia sovietica. Inutile rimarcare la pericolosità della situazione.