di Tommaso Conte –
Negli ultimi mesi la situazione militare nello scacchiere subsahariano ha assunto delle caratteristiche estremamente gravi per ciò che concerne l’espansione e il contenimento delle forze terroriste islamiste della regione. Nello specifico la maggior parte di queste roccaforti desertiche particolarmente estese si trovano nei confini di Mali, Niger e Burkina Faso, paesi che formano l’Unione del Sahel.
Reduci da una guerra contro il terrorismo che dura almeno dalla caduta di Gheddafi, i paesi dell’Africa Occidentale hanno visto nascere entro i propri territori costole di organizzazioni islamiste più grandi, quali al-Qaeda e Daesh (Isis). Nel territorio indipendentista maliano dell’Azawad, questi gruppi si sprecano: dopo lo scioglimento di Ansar Dine, nel territorio tuaregh operano Daesh, al-Qaeda con i suoi gruppi affiliati, cioè Mujao e Aqmi. Dopo le guerre anti-seleka che avevano devastato il paese, il Burkina Faso deve fare i conti con un’insurrezione islamista senza alcun precedente nella zona. Il “Fronte d’appoggio all’Islam, e ai musulmani”, alleato di al-Qaeda, controlla ormai vaste zone confinanti con Niger e Mali, costringendo le truppe governative a ritirarsi in sacche territoriali isolate. Tra Mali, Niger e Burkina Faso è ormai creata la “Provincia saheliana del Daesh”, prima inclusa nella “Provincia dell’Africa Occidentale”. Il territorio incluso sotto la bandiera nera del defunto al-Baghdadi è vasto quasi come lo stesso Burkina Faso. La guerriglia targata Daesh infetta anche porzioni della Nigeria nord-occidentale e del Camerun. Daesh purtroppo non demorde nemmeno nella martoriata Somalia, conservando il controllo di alcuni villaggi del Puntland e varie zone nella provincia mozambicana di Cabo Delgado. Le forze armate dei tre stati saheliani, oramai dotate di comandi unificati, svolgono operazioni militari congiunte contro le forze islamiste. Le forze di Daesh nel Sahel sono composte da svariate centinaia di combattenti ed il territorio del califfato è suddiviso in cinque zone.