L’americanizzazione delle infrastrutture critiche italiane: una minaccia alla sovranità nazionale?

di Giuseppe Gagliano

L’Italia sta vivendo una trasformazione preoccupante: l’americanizzazione delle proprie infrastrutture critiche. Questo fenomeno, sempre più evidente, non è solo una questione economica, ma geopolitica e strategica, con potenziali rischi per la nostra sovranità nazionale. Gli ultimi sviluppi, come l’acquisizione di quote rilevanti di Leonardo da parte di BlackRock e l’interesse di Elon Musk per il settore delle telecomunicazioni e dello spazio, evidenziano una progressiva erosione del controllo italiano su settori vitali.
La recente operazione di BlackRock, che ha superato il 3% delle quote in Leonardo, non si tratta semplicemente di un investimento in un’azienda redditizia: siamo di fronte a una penetrazione sistematica della finanza statunitense in una delle realtà più strategiche per la nostra difesa e sicurezza nazionale. Leonardo, attore centrale nel settore della difesa, è coinvolta in progetti sensibili come il programma F-35 e la missione Artemis, entrambi cruciali per la nostra politica di sicurezza nazionale.
La partecipazione di BlackRock a Leonardo rappresenta un primo passo verso un’influenza crescente sul controllo delle nostre infrastrutture strategiche. Anche se le norme attuali impediscono a soggetti esteri di acquisire più del 3% delle azioni con diritto di voto, questo non significa che non ci siano pericoli. Infatti, la semplice presenza di un colosso come BlackRock nella gestione dell’azienda può orientare le scelte strategiche e le alleanze politiche di Leonardo verso gli interessi americani, a discapito della nostra autonomia decisionale.
Questo non è un caso isolato. Da tempo, il capitalismo americano sta infiltrandosi nelle infrastrutture critiche italiane, con il sostegno tacito o esplicito dei nostri governi. BlackRock detiene già quote significative in altre aziende italiane, tra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo, Eni, Enel e Generali, rafforzando così il suo controllo sull’economia del Paese. L’intervento nel settore della difesa però è particolarmente preoccupante, perché espone l’Italia a una vulnerabilità geopolitica senza precedenti.
L’abbraccio tra alta finanza americana e asset strategici italiani non è solo una questione di utili: è una vera e propria operazione di conquista silenziosa. Il rischio è che in futuro decisioni cruciali per la sicurezza nazionale vengano influenzate da soggetti esteri, i cui interessi potrebbero non coincidere con quelli italiani. L’Italia, sempre più legata agli Stati Uniti, rischia di diventare un mero satellite della politica americana, perdendo la capacità di determinare autonomamente il proprio destino in un contesto globale sempre più instabile.
A questo scenario inquietante si aggiunge l’interesse di Elon Musk per l’Italia. L’imprenditore statunitense, a capo di colossi come Tesla, SpaceX e Starlink, ha già manifestato il desiderio di espandere il suo impero in Italia sfruttando le relazioni privilegiate con il governo Meloni. La sua attenzione si rivolge soprattutto ai settori delle telecomunicazioni e dello spazio, aree che rappresentano il futuro delle infrastrutture globali.
Musk non è solo un imprenditore visionario, ma un attore geopolitico con un potere enorme. Il controllo che esercita attraverso la sua rete satellitare Starlink, ad esempio, potrebbe facilmente tradursi in un’influenza diretta sulle comunicazioni globali, con conseguenze devastanti per la sovranità dei Paesi che si affidano alle sue tecnologie. Se l’Italia permettesse a Musk di entrare nel settore delle telecomunicazioni o dello spazio, rischieremmo di consegnare un altro pezzo cruciale della nostra autonomia a una figura con un chiaro interesse nel rafforzare il dominio americano a livello globale.
L’americanizzazione delle infrastrutture italiane non può essere considerata un fenomeno neutrale o positivo. Siamo di fronte a una vera e propria minaccia alla nostra sovranità, economica, tecnologica e geopolitica. I settori più strategici, come la difesa, l’energia e le telecomunicazioni, stanno progressivamente cadendo sotto il controllo di soggetti esteri che rispondono a logiche di potere globali, e non agli interessi nazionali italiani.
La crescente presenza di attori americani nelle nostre aziende strategiche espone l’Italia a pericolose vulnerabilità. Un Paese che non controlla le proprie infrastrutture critiche è un Paese che non può decidere autonomamente il proprio futuro. Questa è la direzione in cui stiamo andando, e il rischio è che diventi irreversibile. L’Italia rischia di essere trasformata in una pedina della strategia geopolitica americana, incapace di resistere a pressioni esterne e costretta ad accettare decisioni che minano la sua sovranità.
L’Italia si trova di fronte a una scelta cruciale: difendere la propria sovranità o abbandonarsi a una crescente dipendenza dagli Stati Uniti e dai loro colossi finanziari e tecnologici. Se continuiamo su questa strada, rischiamo di diventare un Paese incapace di proteggere i propri interessi strategici, lasciando che siano altri a decidere per noi.
È essenziale che il governo italiano prenda misure per limitare l’influenza americana sulle nostre infrastrutture critiche, difendendo gli interessi nazionali e la nostra capacità di autodeterminazione. L’Italia deve rimanere un attore indipendente sulla scena internazionale, in grado di decidere il proprio futuro senza subire pressioni indebite da potenze straniere.
L’americanizzazione delle nostre infrastrutture è una minaccia reale. Il tempo di agire è adesso, prima che sia troppo tardi.