L’errore strategico indonesiano è l’entrata nei Brics

di Tommaso Alessandro De Filippo –

L’ingresso dell’Indonesia nei BRICS ha stravolto la tradizione geopolitica del Paese. La dottrina diplomatica libera e attiva, nata dal pensiero del vice presidente Hatta durante gli anni ‘50, sembra essere stata ridefinita per adattarsi al ritorno al bipolarismo tra USA e China. Storicamente, l’Indonesia ha cercato di mantenere una posizione neutrale, promuovendo cooperazione e dialogo sia con il Nord che con il Sud globale. Questa strategia si evidenziò durante l’era di Susilo Bambang Yudhoyono (SBY), che adottò la politica “zero nemici e mille alleati”. Fu in parte continuata da Joko Widodo, il cui approccio pragmatico si concentrò sullo sviluppo economico interno e sulle infrastrutture.
L’adesione ai BRICS indica una chiara e nefasta scelta di schieramento geopolitico: pone l’Indonesia in un blocco apertamente critico nei confronti dell’ordine internazionale governato dalle democrazie liberali. È stata presentata come forma di resistenza simbolica e materiale alle gerarchie globali. In realtà, rende dipendente il paese da Cina e Russia, potenze autocratiche dominanti nel blocco. La scelta dell’Indonesia di unirsi ai BRICS solleva questioni importanti pure sul futuro dell’ASEAN (Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico), di cui è stata tradizionalmente un pilastro. Essa si basa su un consenso interno e sulla non interferenza, con l’obiettivo di mantenere una posizione unitaria rispetto alle grandi potenze globali. L’affiliazione di un membro ad un blocco extra-regionale potrebbe indebolirne la coesione. La percezione di un’Indonesia sempre più allineata alla Cina potrebbe alimentare diffidenze tra gli altri paesi dell’ASEAN: la maggioranza ha relazioni tese con Pechino, pure a causa delle dispute nel Mar Cinese Meridionale.
Filippine e Malesia sono coloro che hanno rapporti peggiori con la Repubblica Popolare in questa fase storica. L’Indonesia rischia di trasformarsi da leader regionale ad attore subordinato in toto agli interessi cinesi.
La visita di Prabowo a Pechino, in cui sono stati firmati memorandum d’intesa che sembrano sovrapporsi con le regolamentazioni ASEAN sulle controversie marittime, sottolinea la tendenza. La retorica del Sud globale maschera l’emergere di nuove gerarchie intra-sud, dove la Cina gioca un ruolo dominante. Secondo i toni propagandistici delle istituzioni locali, l’adesione ai BRICS offre all’Indonesia una piattaforma per rafforzare lo status di potenza emergente.
In realtà la scelta è rischiosa: potrebbe limitare la flessibilità diplomatica del paese, rendendolo vulnerabile alle dinamiche interne al blocco e alle pressioni delle potenze che lo dominano. Inoltre rischia di alimentare tensioni con i partner tradizionali, sia regionali che occidentali, soprattutto se la retorica anti-Nord globale dei BRICS si tradurrà in politiche aggressive nei confronti dell’ordine internazionale esistente. L’adesione ai BRICS rappresenta una sfida alla neutralità strategica che ha definito la politica estera del paese per decenni. Mentre l’Indonesia cerca di posizionarsi come un attore globale rilevante, dovrà bilanciare le proprie ambizioni con le realtà geopolitiche regionali e le aspettative dei partner tradizionali. In un sistema internazionale sempre più caratterizzato dal ritorno al bipolarismo, Jakarta potrebbe finire marginalizzata sullo scacchiere globale o satellite dei regimi autoritari, invece di incrementare il peso strategico.