Lesotho. Cannabis: il presidente Thabane punta a nuovi posti di lavoro

di Alberto Galvi –

Il Lesotho ha legalizzato dal 2017 la coltivazione della cannabis anche se non è una novità per questo paese africano. La marijuana è stata usata per secoli dalle popolazioni locali per scopi medicinali. Inoltre l’elevata altitudine della zona, la bassa umidità e l’abbondante terreno da destinare alla semina ne fanno un luogo ideale per crescerla.
La coltivazione della cannabis è stata sempre utilizzata dal popolo Basotho per scopi curativi attraverso la medicina tradizionale. Una parte della popolazione con il suo ricavato riesce tuttora a coprire le spese di tutti i giorni.
In questi ultimi anni invece Lesotho è stato il primo paese del continente africano a rilasciare le licenze per la produzione di cannabis medica. Il governo spera in questo modo di finanziare le spese infrastrutturali come la costruzione di strade, tubazioni idriche e così via.
Il governo del premier Thomas Thabane ha firmato accordi per decine di milioni di dollari con investitori stranieri come le società canadesi Supreme Cannabis Co., Canopy Growth Corp. e Aphria Inc. Codesto settore risulta essere sempre più redditizio da sviluppare in Africa grazie ai bassi costi di produzione.
Il più grande produttore di cannabis del piccolo paese dell’Africa australe è l’MG Health, che ha ricevuto un contratto da 7,6 milioni di dollari dalla società canadese Supreme Cannabis nel 2018. Con i proventi derivati dalla cannabis il governo del premier Thomas Thabane spera inoltre di creare nuovi posti di lavoro.
Altri paesi che nel continente africano hanno legalizzato l’uso della cannabis grazie al clima adatto alla sua produzione sono lo Zambia, lo Zimbabwe e il Sudafrica. Negli ultimi anni lo Zambia sta andando verso una crisi del debito pubblico ed è per questa ragione che il governo zambiano vuole legalizzare le esportazioni della cannabis.
Il governo zimbabwano invece ha autorizzato per persone e aziende di richiedere licenze per coltivare cannabis a scopi medici e di ricerca. Le licenze quinquennali rinnovabili consentiranno ai coltivatori di possederla, di trasportarla e di venderla di ogni tipologia. Nello Zimbabwe la marijuana è conosciuta localmente con il nome di mbanje.
Anche in Sudafrica il governo di quel paese ha spianato la strada verso l’uso e il consumo di droghe. Questo è stato possibile grazie alla corte costituzionale, quando ha stabilito che l’uso privato della marijuana non è un reato. In Sudafrica la marjuana viene chiamata dagga.
Il mercato legale della cannabis nel continente africano potrebbe valere 7,1 miliardi di dollari entro il 2023. Se entro quella data l’uso della cannabis sarà legalizzata in Nigeria, il mercato del paese più popoloso dell’Africa potrebbe valere 3,7 miliardi di dollari.
In Marocco, dove la cannabis è illegale ma è tollerata per uso personale, l’industria della cannabis dà lavoro a 800 mila persone. In Uganda invece Il governo sta tentando di modificare le leggi che vietano la produzione di cannabis medicinale. Il suo utilizzo è ampliamente tollerato, anche se è considerata illegale in paesi come eSwatini, Kenya, Ghana e Malawi.
Ritornando nel Lesotho, si stima che la cannabis sia la terza fonte di entrata del paese grazie soprattutto al fatto che il 70% della marjuana consumata in Sudafrica sia coltivata nel piccolo paese dell’Africa australe. La droga rimane comunque illegale nella maggior parte del continente.

Thomas Motsoahae Thabane. (Foto Limkokwing University).