L’Europa contro i nuovi imperi

di Maurizio Delli Santi *

Nel terzo anno ormai compiuto di guerra la verità storica, il diritto internazionale e la coscienza di ogni uomo libero non possono essere cancellati: quel 22 febbraio 2022 è stato consegnato alla Storia come l’inizio di una “guerra di aggressione” all’Ucraina, l’attacco vile all’indipendenza di un popolo, all’”Occidente collettivo”, e alle loro scelte di libertà e democrazia. L’elemento di novità oggi è che la Russia, benché logorata e ancora lontana dall’ imporre una svolta decisiva sul campo, è stata premiata dal voltafaccia di Trump. In nome dell’America first, il presidente americano rinuncia alla sfida in Europa con Putin, convinto di averlo amico nella competizione con quello che ritiene il vero nemico per gli affari degli Usa, la Cina di Xi Jinping. Il neopresidente Usa ha legittimato la Russia nonostante una “guerra di aggressione”, già sancita come tale da una Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’Onu, le stragi di civili di Bucha come di tante altre città ucraine e le immani distruzioni di beni civili, facendola uscire dall’isolamento internazionale.
Ha promosso la sua nuova intesa con l’aggressore per la divisione dell’impero in cui non riconosce voce in capitolo all’Ue e svende una nazione che ha combattuto per essere libera e indipendente, e per di più ora ricatta con la svendita delle terre rare. Le reazioni dei principali leader europei sono state forti e inequivoche, come non sono mancate quelle del mondo della cultura autenticamente liberale e democratica in un’Italia che rimane comunque frastornata: c’è chi esulta sulla svolta trumpiana in nome di un malinteso pacifismo che condanna l’Ucraina alla resa, e chi appare ancora diviso e incerto su come atteggiarsi con Trump.
Gli analisti ribadiscono come sia necessario riproporre un’autonomia strategica per l’Europa, di cui la priorità dovrebbe essere un balzo in avanti nella difesa europea comune. Si può rispondere a Trump anche con eguali politiche sui dazi e sui meccanismi finanziari ricordandogli che l’Europa è il più grande mercato per i prodotti americani, e che da essa affluiscono finanziamenti e prodotti indispensabili per gli Usa. Inoltre, per sostenere la resistenza dell’Ucraina gli europei hanno ancora a disposizione gli asset russi congelati nelle banche europee. Ma c’è un’arma su cui un’Europa meno divisa può contare, e non a caso è suggerita dall’ultima preoccupazione di Trump: la pretesa che al G7 e all’Onu non si parli di “aggressione all’Ucraina”. Il nuovo autocrate è consapevole che sul piano internazionale oltre alla sua infima escalation verbale non ha a disposizione gli executive order di cui abusa in patria per imporre i sui diktat. Dovrà comunque confrontarsi con il diritto internazionale e una Risoluzione dell’Onu se vuole che il suo ‘accordo di pace’ sia riconosciuto legittimo. L’Unione Europea ha il dovere di rilanciare con forza in tutti i consessi il dibattito sul primato di un ordine internazionale basato sulle regole e sul multilateralismo, un tema richiamato nei giorni scorsi anche dal Presidente Mattarella a Marsiglia.
A differenza dei trattati di pace ottocenteschi, un accordo dopo una guerra di aggressione oggi per essere “valido” deve essere conforme ai principi della Carta delle Nazioni Unite. In forza della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati è condannato all’illegalità e all’irrilevanza un negoziato compiuto sotto il ricatto di due potenze neoimperiali, che non tenga conto anche delle istanze di sicurezza dell’Europa, a cominciare dai Paesi Baltici, dalla Polonia e dalla Moldavia già minacciati di ritorsioni. Si tratta di presupposti necessari, così come non può essere messo da parte quanto già deliberato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’organismo più rappresentativo della comunità internazionale. Nella “sessione d’urgenza” del marzo 2022 è stata adottata la Risoluzione A/ES-11/L.1 Aggressione contro l’Ucraina, che ha condannato l’intervento russo e imposto la cessazione delle ostilità riconoscendo illegittima ogni conquista territoriale. I voti contrari sono stati solo 5 (Russia, Bielorussia, Eritrea, Corea del Nord e Siria) su ben 141 favorevoli (35 gli astenuti). Si deve riconoscere in quella Risoluzione un carattere vincolante, perché di ‘supplenza’ rispetto all’inerzia del Consiglio di Sicurezza (bloccato dal veto della Russia, parte in causa): il precedente è nella Risoluzione Uniting for Peace che pose fine alla guerra di Corea. Si è sentito parlare della Risoluzione A/ES-11/L.1, ma pochi l’hanno letta mentre sarebbe il caso di i richiamarne i passaggi-chiave proprio in questo anniversario:
L’Assemblea generale, […] riaffermando l’importanza fondamentale della Carta delle Nazioni Unite nella promozione dello Stato di diritto tra le nazioni; […] ricordando l’obbligo di tutti gli Stati ai sensi dell’articolo 2 della Carta di astenersi dalle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, o in qualsiasi altro modo non coerente con gli scopi delle Nazioni Unite, e la risoluzione delle controversie internazionali con mezzi pacifici […];
1. Ribadisce il suo impegno a favore della sovranità, dell’indipendenza, dell’unità e integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale, estendendosi alle sue acque territoriali;
2. Deplora con la massima fermezza l’aggressione da parte della Federazione Russa contro l’Ucraina in violazione dell’articolo 2, paragrafo 4, della Carta;
3. Chiede che la Federazione Russa cessi immediatamente l’uso della forza contro l’Ucraina e si astenga da qualsiasi ulteriore minaccia illegale o uso della forza contro qualsiasi Stato membro;
4. Chiede inoltre che la Federazione Russa ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente, tutte le sue forze militari dal territorio dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale.
L’Europa può ricorrere ancora agli strumenti del diritto internazionale per contrastare il delirio di onnipotenza di Trump e Putin, preservando sé stessa e la dignità dei popoli liberi.

* Maurizio Delli Santi è membro dell’International Law Association ed è autore di ‘La guerra in Ucraina e le sfide per il nuovo ordine internazionale’, Aracne.