Libano. Il premier designato Saad Hariri si è dimesso

di Alberto Galvi –

Negli ultimi otto mesi il premier designato libanese Saad Hariri non è riuscito a formare un governo e per questo lo scorso 15 luglio ha rassegnato le proprie dimissioni al presidente Michel Aoun.
Poco dopo l’annuncio di Hariri i manifestanti sono scesi in strada in diverse zone di Beirut. I suoi sostenitori e i militanti del suo partito, Movimento Futuro, hanno bloccato le strade con pneumatici in fiamme e cassonetti della spazzatura, inoltre diverse dozzine di manifestanti si sono scontrati con i soldati libanesi in tenuta antisommossa i quali hanno sparato proiettili di gomma.
Anche le principali autostrade a sud della capitale sono state prese d’assalto dai manifestanti e sono state teatro di scontri. Nella città meridionale di Tiro alcuni giovani hanno preso d’assalto bar e ristoranti.
Il Libano non ha avuto un governo da quando il premier ad interim, Hassan Diab, si è dimesso a seguito dell’esplosione del porto di Beirut nell’agosto 2020. Lo stallo politico persiste dallo scorso ottobre, da quando ci fu la riconferma di Hariri, nonostante le pressioni diplomatiche di potenze straniere.
Il vuoto politico ha provocato una crisi finanziaria e un rapido decadimento delle infrastrutture del paese con interruzioni di corrente che a volte superano le 22 ore al giorno. Dopo il ritiro di Hariri, la lira libanese è scesa a un nuovo minimo storico, bruciando di fatto i risparmi di centinaia di migliaia di famiglie di risparmiatori e spingendo almeno la metà della popolazione sotto la soglia di povertà.
Hariri ha proposto il 14 luglio scorso un governo di 24 ministri, di cui 8 scelti da Aoun, inclusi i ministeri della Difesa e degli Esteri. La decisione di Hariri segna il culmine di mesi di conflitto sui posti di governo tra lui e il presidente, cristiano maronita alleato di Hezbollah; l primo ministro designato ha accusato Aoun di volere una presenza troppo ampia nel governo, mentre quest’ultimo recrimina ad Hariri di respingere la proposta di una condivisione settaria del potere nel paese con una certa partecipazione della comunità cristiana maronita.
Il Libano è infatti gestito da un sistema di condivisione del potere su base religiosa, con il presidente cristiano maronita, il presidente del parlamento musulmano sciita e il premier musulmano sunnita.