Red –
Mentre il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah parlava in un discorso televisivo dei clamorosi attacchi tramite esplosivi piazzati nei cercapersone e nelle ricetrasmittenti usate dai miliziani del “Partito di Dio” in Libano e Siria, costato la vita a 39 persone e il ferimento di diverse migliaia, le Idf israeliane compivano importanti raid e bombardamenti al confine meridionale del Libano. Con tutta probabilità si tratta del preludio all’operazione via terra annunciata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, “una nuova fase della guerra con opportunità significative, ma anche rischi pesanti”, come l’ha definita il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant. Anche perché, a differenza della Striscia di Gaza, il fronte libanese non è chiuso su tutti i lati, per cui è probabile che il conflitto si allarghi sempre più verso nord al fine di contrastare da parte israeliana le forniture di armi ad Hezbollah.
Presagendo l’eventualità, il primo ministro libanese Najib Mikati ha rivolto un appello alle Nazioni Unite affinché “fermino la guerra tecnologica in Libano”. Ha quindi aggiunto che “Il Consiglio di sicurezza dell’Onu deve adottare una posizione decisa contro l’aggressione israeliana al Libano”, ma probabilmente Israele farebbe come sempre orecchie da mercante a qualsiasi risoluzione.
Per Hezbollah “Israele ha superato tutte le linee rosse”: “quello che ha fatto è una dichiarazione di guerra. Il nemico sionista ha violato tutte le leggi colpendo attraverso i cercapersone e le ricetrasmittenti”, “4mila feriti sarebbero stati nelle loro intenzioni 4mila morti. Le esplosioni si sono verificate nelle farmacie, nelle moschee, nei mercati, negli ospedali, nelle case e nelle auto, colpendo innumerevoli civili”. Ha poi sottolineato che “il fronte di guerra rimarrà aperto fino a quando vi sarà il conflitto di Gaza”. Il leader di Hezbollah ha definito la possibile invasione del Libano “un’opportunità storica” per combattere Israele.












