
di Guido Keller –
Tensione alle stelle tra Libano e Israele, dopo che un missile, stando alle accuse sparato da Hezbollah, ha ucciso una dozzina di bambini e adolescenti drusi a Mjdal Shams, sul Golan occupato. Stando a quanto riportato dall’esercito israeliano, si sarebbe trattato di un missile di fabbricazione iraniana Falaq-1 armato di 50 chili di esplosivo, e da subito il governo ha garantito una risposta militare.
In realtà Israele bombarda il sud del Libano da sempre al fine di colpire obiettivi del gruppo sciita Hezbollah, e anche oggi vi sono stati un morto e diversi feriti per un raid israeliano tra le città di Mays al-Jabal e Shaqra.
Hezbollah ha respinto ogni addebito, ma il portavoce Jaafar Husseini ha avvertito che “Se l’entità sionista dovesse aumentare l’intensità delle operazioni sulla Striscia di Gaza e sul Libano, le nuove regole di ingaggio non saranno a suo favore”, per poi aggiungere che “ogni azione di Israele non risulterà negli interessi del suo malvagio alleato, cioè gli Usa”.
Il rischio è che Israele, nel tradizionale menefreghismo di ogni legge internazionale e di ogni risoluzione, avvii con la sua risposta un’escalation dagli esiti imprevedibili, tanto che il ministro della Difesa Yoav Gallant ha giurato ha dichiarato l’intenzione di “colpire duramente il nemico”.
La situazione è allarmante al punto che sono stati annullati i voli da e per l’aeroporto di Beirut, e i vari paesi stanno invitando i propri cittadini a lasciare il paese. Così ha fatto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale comunque ha fatto sapere che accanto alle operazioni volte a proteggere i 1.200 militari italiani della missione Unifil e a evacuare i concittadini, circa 3mila, sono in corso “sforzi attraverso contatti con i ministri degli Esteri israeliano e libanese al fine di prevenire un’escalation.
Il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib ha riferito alla tv al-Jadeed di aver sentito il collega israeliano Israel Katz al fine di contenere la risposta all’attacco, quindi ha riportato che “Israele risponderà in modo limitato, ed anche Hezbollah risponderà in modo limitato”.
Sulla crisi è intervenuto anche il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, il quale ha fatto notare che “abbiamo fatto molta strada sulla produzione delle armi e sullo sviluppo dell’apparato militare, e noi oggi dobbiamo essere molto forti, perché in tal modo Israele non potrebbe fare il disastro che ha fatto a Gaza”. Ha poi aggiunto che “come siamo entrati nel Nagorno Karabakh e in Libia, così faremo con loro. Si tratta di un fatto che non può essere impedito: dobbiamo essere forti, poi faremo questo passo”.
Ancora più caustica la nota del ministro degli Esteri, guidato da Hakan Fidan: “Come è finito il genocida Hitler – si legge nel comunicato – così finirà il genocida Netanyahu. Come i nazisti sono stati ritenuti colpevoli, anche coloro che distruggono i palestinesi saranno ritenuti colpevoli”.