Haftar: Legali internazionali lo portano alla Cpi. Toby Cadman, ‘la Libia sarà al centro dell’agenda del procuratore’

di Vanessa Tomassini

Il 14 novembre un gruppo di legali esperti in diritto internazionale e diritti umani ha depositato presso l’Ufficio del procuratore della Corte Penale Internazionale (Cpi o Icc in inglese) un report investigativo contenente diverse accuse relative a diversi crimini di guerra e contro l’umanità a carico del generale libico Khalifa Belqasim Haftar e dei suoi uomini. Gli avvocati dell’organizzazione Guernica 37 IJC e i loro partner internazionali hanno detto che “le accuse includono, ma non sono limitate a, reati di omicidio, tortura o trattamenti inumani, che causano volontariamente la sofferenza, la distruzione estensiva, l’appropriazione di proprietà e la persecuzione”. I difensori dei diritti umani hanno chiesto alla Cpi che “i responsabili, compreso il generale Haftar, vengano indagati e assicurati alla giustizia”. I legali hanno anche riesaminato molti casi legati al file “Libia”: se infatti la Corte dell’Aja ha condannato gli esponenti del regime di Muhammar Gheddafi, questa volta è stata esaminata la condotta dell’opposizione ed “ha stabilito che alcuni atti di tortura, di trattamento crudele e alcuni oltraggi sulla dignità personale, in particolare trattamenti umilianti e degradanti, sono stati commessi dalle forze armate dell’opposizione”.
Nel 2014, senza alcun avviso, Haftar aveva pubblicato un video in cui annunciava un colpo di stato militare contro l’incapacità dell’allora governo centrale di affrontare gruppi armati islamici che erano emersi dopo la rivoluzione. La questione era stata commentata da un ex funzionario del dipartimento di Stato americano che aveva suggerito che Haftar non fosse interessato alla democrazia, suggerendo che l’uomo forte di Tobruk fosse piuttosto intenzionato solamente a prendere il pieno controllo dello Stato libico, militarmente.
I legali dell’organizzazione Guernica 37 hanno precisato che “il generale Khalifa Haftar sta usando le proprie truppe e quelle di altri gruppi armati per consolidare la sua presa di potere, indipendentemente dall’effetto che può avere sul paese e dall’effetto che tali azioni stanno avendo su quei civili innocenti coinvolti nei combattimenti”. Notizie Geopolitiche è stato il primo quotidiano in Italia a riportare i crimini di guerra di cui il cirenaico è accusato, in particolare gli esperti ritengono che ci siano “relazioni credibili, sostenute da prove di prima mano che gli individui all’interno della catena di comando hanno e continuano a commettere crimini di guerra e/o crimini contro l’umanità nel loro perseguimento del potere. Centinaia, se non migliaia di civili sono stati assassinati, torturati, e sono stati costretti a scappare dalle loro case”. Molti testimoni che hanno partecipato alle indagini, come molte nostre fonti hanno raccontato come le loro proprietà siano state oggetto di attacchi indiscriminati di milizie, inclusi attacchi aerei e come molti individui siano stati assassinati da gruppi armati, semplicemente per aver cercato di scappare per mettersi in sicurezza. “Haftar può essere visto da alcuni nella comunità internazionale come cruciale per portare la pace in Libia, tuttavia, è fondamentale notare che un certo grado di conflitto in corso è stato direttamente causato dalle azioni delle forze del generale”, ha affermato lo studio legale, sottolineando il fatto che il comandante del Libyan National Army non abbia finora collaborato con la Corte dell’Aja per la consegna dell’ufficiale Mahmoud Mustafa Busayf al-Werfalli, condannato dai giudici internazionali per diversi crimini di guerra.
È chiaro a tutti che il cirenaico Haftar non potrebbe fare molto senza il supporto di quei Paesi che nel corso degli anni lo hanno supportato con armi, droni e addestramento sul campo. Anche l’Italia, che insieme al resto della Comunità internazionale ha sempre dialogato e visto come legittimo il governo di Tripoli, è scesa di recente a compromessi con il capo dell’autoproclamato esercito con il pretesto di trovare una soluzione ai flussi migratori incontrollati e al terrorismo.
Il ministro dell’Interno italiano, Marco Minniti, si è recato agli inizi di settembre a Bengasi, per incontrare il generale “di Tobruk” presso il suo ufficio situato nella base di al-Rajmeh, a sud della città della Cirenaica, ovviamente ciò che i due si sono detti non è dato sapersi visto che l’incontro è stato rivelato soltanto dai media arabi e di cui il nostro giornale ha provveduto a dare tempestivamente la notizia grazie ad una foto segnalataci da alcune nostre fonti. Quello che è interessante capire è se politici e governanti che hanno intrattenuto rapporti con il generale possano essere considerati “complici”, o meglio se è corretto o meno parlare di complicità in riferimento a quei Paesi che hanno fornito ad Haftar i mezzi per commettere tali atrocità. Per capirlo abbiamo contattato Toby Cadman, cofondatore dell’organizzazione Guernica 37 e capo delle Camere di Giustizia internazionale di Inghilterra e Galles.

– Il rapporto investigativo su Khalifa Haftar da voi presentato considera anche il sostegno che il generale ha ricevuto da Paesi stranieri?
In questa fase preliminare la relazione non contiene alcun sostegno estero che Haftar possa aver ricevuto; come è stato riconosciuto, la relazione presentata in questo momento è una “relazione preliminare”, e si prevede che ulteriori rapporti saranno presentati nei prossimi mesi. La questione del sostegno ricevuto da paesi stranieri è tuttavia di notevole rilevanza e un punto a cui si è fatto riferimento in precedenti interviste. Se il supporto fornito ha contribuito o facilitato i crimini commessi, è un punto che inviteremo l’ufficio del procuratore a prendere in considerazione”.

– È possibile considerare complici quei politici che hanno negoziato con Haftar, ad esempio per fermare l’immigrazione?
Le discussioni politiche e i negoziati relativi al processo di pace o all’immigrazione non costituiscono di per sé una responsabilità penale e quindi non è detto che questi Stati che si sono incontrati con Haftar riguardo ai prossimi passi per la Libia, siano da considerarsi complici su una base penale”.

-Chi ha condotto le vostre indagini?
“L’indagine è stata condotta dal team legale di Guernica 37, esaminando e analizzando le prove che ci sono state fornite. Inoltre, i membri del team legale di Guernica 37 hanno personalmente intervistato le vittime e hanno fatto le relative considerazioni”.

– Crede che la Cpi prenderà seriamente in considerazione il vostro report?
La Corte penale internazionale è già al corrente della situazione in Libia, in seguito a una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite del 2011; inoltre l’Ufficio del procuratore ha precedentemente confermato che la situazione in Libia sarà al centro della sua agenda nel 2018. Un precedente mandato di arresto è stato emesso nei confronti di un comandante militare sotto la guida di Haftar, che non è stato ancora consegnato. La relazione che abbiamo presentato e le prove ad essa allegate sono a nostro avviso credibili, e quindi ci aspettiamo che l’ufficio del procuratore la consideri conforme ai suoi normali parametri. L’ufficio del procuratore della Cpi è un organo indipendente e libero da influenze politiche. Svolgerà le sue funzioni come previsto dallo Statuto di Roma basandosi esclusivamente su prove e indizi. Crediamo che l’ufficio del procuratore della Cpi abbia prove sufficienti per aprire un’indagine e, se del caso, condannare coloro che hanno responsabilità penale. La decisione su chi è accusato e quando, sarà una decisione del procuratore una volta che il nostro rapporto è stato completamente analizzato”.