Libia. ‘Infodate’ per la Farnesina le voci di un negoziato con Ankara per lo sfruttamento delle acque libiche

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Durante un recente incontro il presidente turco Recepp Tayyp Erdogan e il presidente libico Fayez al-Serraj hanno disegnato una mappa che spartirebbe fra i due paesi un’ampia zona per lo sfruttamento dei fondali ai fini petroliferi, mappa che calpesterebbe gli interessi dell’Italia e non solo, per cui sono girate voci di un negoziato portato avanti da Roma volto a stabilire le competenze sulle aree da sfruttare. Oggi tuttavia un comunicato della Farnesina ha bollato il tutto come congetture: nel comunicato del ministero si legge che “Nei giorno scorsi le voci circolate sulla stampa secondo cui l’Italia starebbe negoziando con la Turchia ai fini dello sfruttamento delle risorse petrolifere a largo della Libia nel quadro del recente Memorandum of Understanding tra Ankara e Tripoli sulla delimitazione della piattaforme continentali sono destituite di fondamento.
Ciò che l’Italia sostiene da tempo è che il tema dello sfruttamento delle risorse energetiche nel Mediterraneo andrebbe visto come un’opportunità, da cogliere attraverso la collaborazione fra tutti gli Stati rivieraschi. Questo richiede, fra l’altro, che la delimitazione delle zone marittime avvenga attraverso un negoziato fra le parti interessate. È la posizione che abbiamo espresso negli ultimi mesi, in tutti gli incontri, alle autorità turche”.
Anche più a nord sono incorso frizioni tra i due paesi per le quali si cerca una mediazione: la Turchia considera come di propria competenza per l’esplorazione dei giacimenti di gas le acque di Cipro, anche perché ritiene la parte meridionale dell’isola, cioè la Repubblica di Cipro, come secessionista della “Repubblica Turca di Cipro”.
Un anno fa era stata bloccata la nave esplorativa italiana Saipem 12000, che non potendo lì operare era stata poi trasferita in Marocco. Lo scorso dicembre l’Italia ha inviato nell’area la fregata Fremm Martinengo con il proprio gruppo navale al fine di tutelare le concessioni acquisite da Eni, una mossa alla quale Ankara ha risposto inviando nel nord dell’isola droni. Pochi giorni dopo Erdogan ed al-Serraj hanno steso l’accordo di spartizione fra i due paesi delle acque creando una fascia senza soluzione di continuità che di fatto limita o addirittura esclude gli interessi degli altri paesi dell’area.