Libia. Intervista ad al-Barghathi. Il ministro della Difesa mostra a Ng un documento esclusivo sulle proteste della PFG

a cura di Vanessa Tomassini

Lo scorso mercoledì 21 febbraio le guardie degli impianti petroliferi, Petroleum Facility Guard (PFG), hanno organizzato nel sud libico una protesta che ha causato un’interruzione della produzione di greggio per il gigante El Feel, una joint venture tra Eni e la National Oil Corporation (NOC).
La NOC ha dichiarato che le guardie degli impianti sono sottoposte al ministero della Difesa del governo di Tripoli e che per tanto la responsabilità dei pagamenti arretrati, alcuni da oltre un anno, è del ministero. Abbiamo raggiunto Mahdi al-Barghati, ministro della Difesa da gennaio del 2016 e solo di recente sollevato dal presidente Fayez al-Serraj per il suo presunto coinvolgimento, non ancora dimostrato, nel massacro di Barak Shati, una base aeroportuale nella provincia libica del Fezzan, dove sarebbero state uccise 141 persone tra civili e soldati del LibyanNational Army, il 18 maggio 2017.

– Ministro mi aiuti a fare un po’ di chiarezza, innanzitutto da chi è composta la squadra del Petroleum Facility Guard?
“Ci sono diverse forze locali e militari che stanno proteggendo gli impianti petroliferi, ma hanno bisogno di controllo amministrativo e legale per mettere fine al conflitto in corso. In passato mi sono seduto con loro, ho ascoltato i loro bisogni e sono pronto nel caso in cui ci sia la possibilità reale a fare da loro garante come ministro della Difesa, col fine di ottenere il loro risarcimento”.

– Queste guardie stanno protestando per i ritardi nei pagamenti. La NOC ha dichiarato che era Sua responsabilità, è così? Perché non li ha pagati?
“Mi permetta di dire che queste guardie percepiscono un semplice salario in cambio del grande lavoro che fanno, ma il bilancio deve dare l’opportunità al Dipartimento della Difesa di avere i fondi necessari. In passato, come potete vedere in questo documento, ho mandato una richiesta al Consiglio di Presidenza dove ho esplicato tutte le richieste della PFG, ma non ho ricevuto alcuna risposta. Ho dovuto lavorare senza il budget necessario per questo non sono stati pagati”.

– L’ultima volta che ci eravamo sentiti ci aveva detto della sua sospensione, è stato reintegrato?
“Purtroppo sono ancora sospeso, è stato istituito un comitato legale che sta indagando sul caso di Barak Shati. Di recente ho chiesto che vengano pubblicati i risultati di queste indagini e sono fiducioso che arriveranno presto, se Dio vorrà”.

– Se dovesse tornare in carica come ministro, cosa farà?
“Lavorerò per unificare l’esercito senza aspirazioni politiche, per regolamentare le guardie degli impianti petroliferi in modo da risolvere questo conflitto che rischia di estendersi anche ad altri complessi se non verrà trattato rapidamente e se non verrò messo in condizioni di svolgere le mie funzioni, anche perché il petrolio è la fonte di sostentamento per tutti i libici. Sono sicuro che le forze armate supporteranno la riconciliazione, io tenderò la mano a tutti i libici che vorranno contribuire alla ricostruzione dello Stato e mi concentrerò sulla mia campagna contro l’estremismo e l’immigrazione illegale”.

– Cosa vuole dire alle guardie della PFG?
“Voglio dire loro che in passato li ho visitati ed ho ascoltato tutti i loro problemi, ho cercato il più possibile di risolvere alcuni di questi, ma altri non hanno ricevuto risposta dalle autorità competenti. Prometto che farò del mio meglio per cercare soluzioni di emergenza in vari modi, mi siederò anche con le compagnie petrolifere straniere insieme alla National Oil Corporation per trovare una soluzione radicale e stabilizzare questa questione”.

– Siamo una testata giornalistica italiana quindi probabilmente Eni leggerà questa intervista: ha bisogno di aiuto delle compagnie petrolifere straniere?
“Sicuramente le compagnie petrolifere straniere sono partner importanti della compagnia libica e dello Stato, ho bisogno di discutere e condividere con loro, in presenza dei rappresentanti della NOC, alcune percezioni per trovare soluzioni durature a questo problema”.

– Mi permetta una domanda, anche se un po’ fuori tema: ha mai avuto, oggi o in passato, alcun contatto con il gruppo terroristico Ansar al-Sharia?
“Sono un militare, le dottrine militari e quelle terroristiche non sono compatibili, ma gli estremisti devono essere studiati e distinti prima di combatterli, le strategie per questo lavoro non possono essere comprese…”.