Libia. La crisi è geopolitica. Ed interessa l’Ue e il mondo arabo

di Giuseppe Gagliano

Una delle ragioni dell’assenza di una politica estera europea comune in relazione alla questione libica dipende dalla natura dei rapporti politici e militari dei paesi europei con i due principali player libici, e cioè con Khalifa Haftar e Fayez al-Serraj. Da un lato l’esercito di Haftar è supportato dall’Egitto,dagli EAU, dall’Arabia Saudita e dalla Russia, ma anche – ed è qui la questione centrale – dai consiglieri militari francesi; dall’altro lato al-Serraj è sostenuto da Turchia, Qatar e Italia. In altri termini Italia e Francia hanno ancora una volta obiettivi contrapposti anche sulla questione libica, i quali sono determinati anche dal ruolo economico di estrema rilevanza esercitato dalla Total francese e dall’Eni italiana. Sono proprio queste profonde divisioni che, allo stato attuale, hanno impedito la possibilità di costruire una soluzione condivisa da parte dell’Europa. Queste contrapposizioni sono in fondo il simbolo, l’emblema delle divisioni presenti all’interno dell’Ue, una realtà che impedisce costantemente di pianificare una politica estera comune e una politica militare comune.
La presenza militare turca in Libia non deve destare sconcerto sia perché il 27 novembre 2019 il ministro turco della Difesa e quello libico hanno siglato un memorandum d’intesa nel campo della sicurezza e della cooperazione militare, che ha ufficializzato una situazione di fatto. La Turchia, nonostante l’embargo, aveva fornito munizioni, veicoli blindati e tecnologia militare a Misurata, direttamente o attraverso il porto di Homs. Grazie al memorandum il governo di al-Sarraj ha ritenuto necessario fare una formale richiesta di supporto militare ad Ankara, che è stata approvata dal parlamento turco.
La seconda ragione della presenza turca in Libia dipende dal fatto che grazie al memorandum la Turchia ha ottenuto la definizione di precisi e favorevoli confini marittimi per lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo, in esplicita contrapposizione agli interessi dell’East Mediterranean Gas Forum (EMGF) e dei suoi paesi promotori (Grecia, Cipro, Egitto, Israele, Giordania e Italia).
Per quanto riguarda l’Egitto è necessario sottolinearne il ruolo tutt’altro che marginale. Se infatti l’Egitto ha posto in essere un esplicito sostegno ad Haftar, lo ha fatto per una questione di sicurezza nazionale. Non dimentichiamo infatti che il presidnete Abdel Fatah al-Sisi, dopo aver incarcerato il suo predecessore Mohammed Morsi e aver arrestato e perseguitato la Fratellanza musulmana in Egitto, sostiene Haftar per impedire che la Libia possa cadere sotto l’influenza dei Fratelli musulmani.
La crisi libica deve essere anche letta dal punto di vista geopolitico come una partita a scacchi all’interno del mondo arabo, la cui centralità è d’altronde ben visibile nel sostegno all’estremismo islamico posto in essere in primis da Arabia Saudita e Qatar, alleati degli USA e dell’Italia.