di Giuseppe Gagliano –
La Russia e la Bielorussia stanno tessendo una rete sempre più fitta di interessi militari e geopolitici nella Cirenaica libica, un’area che sembra diventare giorno dopo giorno un nuovo crocevia strategico per Mosca e Minsk. Il 17 febbraio scorso, il generale Khalifa Haftar, uomo forte dell’Esercito nazionale libico (ENL), è volato a Minsk per incontrare il presidente bielorusso Lukashenko. Da quell’incontro è emersa una promessa chiara: piena cooperazione, con un accento pesante sul piano militare. In cambio, Haftar ha aperto le porte di Tobruk, offrendo uno spazio per una piccola enclave dove forze russe e bielorusse potranno stabilirsi in pianta stabile.
Non è una mossa isolata. La presenza russa in Libia orientale non è una novità, ma si è intensificata dopo il crollo di al-Assad in Siria, un alleato che Mosca ha perso lasciandosi dietro una scia di incertezze. I voli militari monitorati da “Itamilradar” tra la base siriana di Hmeimim e quelle libiche di Khadim e al-Jufra, già a partire da dicembre, raccontano di un trasferimento di uomini e mezzi, un segnale che il baricentro degli interessi russi si sta spostando verso il Mediterraneo orientale e il Nord Africa. A questo si aggiunge la recente concessione di un’altra base, Maaten al-Sarra, al confine con Ciad e Sudan, un punto strategico che rafforza il collegamento con il Sahel.
Il Sahel del resto è un tassello chiave. Qui la Russia, attraverso l’Africa Corps (erede del gruppo Wagner, rigenerato dopo la morte di Prigozhin e il caos siriano) sta costruendo una presenza solida, fatta di accordi con governi locali come Mali, Repubblica Centrafricana e Burkina Faso. Immagini satellitari e testimonianze raccolte da The Africa Report confermano un’espansione metodica, base dopo base, che collega il sud della Libia ai territori subsahariani. È un disegno ambizioso: creare un corridoio logistico che dalla Cirenaica arrivi al cuore dell’Africa, sfruttando il parziale ritiro delle potenze euro-atlantiche.
In tutto questo, l’Italia appare in affanno. La Libia resta un territorio cruciale per Roma, ma la sua capacità di incidere sulla stabilizzazione del Paese sembra sempre più debole. Mentre Russia e Bielorussia piantano bandiere, il vuoto lasciato dall’Occidente diventa un’opportunità per chi sa coglierla. La partita africana, con il Mediterraneo come sfondo, è più aperta che mai.