Libia. Salamè al Consiglio di Sicurezza Onu, ‘Elezioni in cima alle nostre priorità’

di Vanessa Tomassini

Ghassan Salamè, inviato speciale della Missione di Supporto in Libia delle Nazioni Unite (UNSMIL), durante il suo discorso al Consiglio di Sicurezza Onu, ha informato gli Stati della situazione libica in particolare di “Tripoli, dove vivo ora, come pure un numero crescente di miei colleghi. Per sostenere al meglio la Libia – ha sottolineato – dobbiamo essere in Libia. Sono orgoglioso di annunciare che siamo veramente tornati nel paese, stiamo cercando di riaprire il nostro ufficio a Bengasi e non appena le condizioni lo permetteranno, apriremo nuovamente anche al sud”. Salamè ha visitato città e cittadine in tutta la Libia, “dove non abbiamo messo piede per anni, e continueremo a farlo”. “Abbiamo fatto progressi nell’invertire l’esclusione reciproca che esiste in Libia, raggiungendo i grupppi che erano stati emarginati, compresi i seguaci del precedente regime, più diversi gruppi etnici, città rivali, partiti politici, convincendoli a riunirsi”. Ha detto il rappresentante UNSMIL, aggiungendo “Attualmente le istituzioni libiche sono basate su bassa legittimità; costruite su mandati tenui o divisi in corpi concorrenti. Per guidare, unificare e prendere decisioni difficili per il bene della gente, il governo deve venire dal popolo. Questo significa elezioni”. Salamè ha ribadito che le Nazioni Unite stanno lavorando per lo svolgimento di eque, libere e credibili elezioni prima della fine di quest’anno, le quali sono in cima alle priorità. “È vitale – ha precisato – che prima che queste elezioni abbiano luogo, dobbiamo essere certi che queste saranno inclusive e i loro risultati accettati da tutti”. Tra le principali cause di preoccupazione in Libia vi sono Isil e Al-Qaeda, i gruppi terroristici infatti continuano a mantenere una presenza e hanno condotto recentemente diversi attacchi. “I gruppi armati, compresi quelli integrati nelle strutture statali – ha detto Salamè – continuano a operare al di fuori della legge, perpetrando gravi violazioni dei diritti umani”. L’inviato ha poi espresso profonda preoccupazione per la situazione a Sabha, nel Fezzan. “Le animosità locali, lo spintone di attori politici e militari nazionali e la crescente presenza di mercenari stranieri complicano seriamente la soluzione”. Ha spiegato, proseguendo: “la sicurezza dovrebbe essere una questione per le istituzioni nazionali, non per i gruppi armati. Troppi giovani guadagnano da vivere portando armi ed è necessario che questi vengano reintegrati nella vita civile. Prima di maggio UNSMIL svelerà una strategia per farlo”. “Al centro del problema Libia – ha rivelato- c’è la depredazione del sistema economico. Le risorse devono fluire nella costruzione di uno stato di equità per tutti”. Secondo Salamè “l’incapacità dello Stato di fornire servizi alla sua popolazione e di attuare le riforme necessarie, sta creando un circolo vizioso: rafforza coloro che sostengono di essere entrati per riempire il vuoto, a sua volta minando ulteriormente le istituzioni”. “Quando mi sono unito ad UNSMIL – ha ricordato Salamè – quasi tutte le parti interessate hanno chiesto che modifica dell’Accordo politico libico doveva essere incluso nel piano d’azione delle Nazioni Unite. Il piano d’azione non dipende più da questi emendamenti, infatti più la Libia si avvicina alle elezioni, meno rilevanti diventano gli emendamenti all’accordo. “A partire da domani, inizierò un nuovo e ultimo tentativo di realizzarli” ha aggiunto. Infine, Salamè ha richiamato tutti gli esponenti politici libici, avvertendo duramente: “Il processo politico deve continuare, lo status quo è intollerabile. Chiedo a questo Consiglio di rendere chiaro a tutti i leader del Paese dell’insostenibilità dello stato attuale”.