Libia. Sei arresti importanti di destabilizzatori del paese

Alcuni accusati di omicidio e sparizioni.

di Vanessa Tomassini –

Il capo dell’ufficio investigativo del procuratore generale libico ha inviato un fascicolo all’Intelligence generale contenente le diverse evidenze che hanno portato la Procura ad emettere un mandato d’arresto per 6 cittadini libici e 31 elementi ricollegabili all’opposizione ciadiana e sudanese. L’iniziativa rappresenta una vera e propria svolta verso la stabilità della Libia. Il procuratore ha infatti raccolto prove ed intercettazioni telefoniche che incastrerebbero Abdelhakim Belhadj, noto combattente islamista ed ora imprenditore e capo del partito conservatore al-Watan, già sospettato di supporto al terrorismo internazionale; Ibrahim al-Jadhran, responsabile materiale dell’attacco alla Mezzaluna petrolifera lo scorso giugno; i capi delle milizie “islamico-rivoluzionarie” Hamdan Ahmed, Shaaban Hadya, Ali al-Houni e Mukhtar Ghazali.
Stando alle indagini del caso n.5/2018, non ancora concluse, Jadhran e Belhadj sarebbero responsabili direttamente o indirettamente di diversi attacchi mortali a siti petroliferi e militari, ma anche di rapine a mano armata ed altri eventi criminali che hanno sconvolto la capitale Tripoli dal 2014 ad oggi, e dimostrerebbero inoltre l’ingaggio di cittadini stranieri provenienti da Chad e Sudan nell’attacco alla base di Tamanhint, nonché sarebbero responsabili di omicidi, rapimenti e sparizioni forzate di numerosi cittadini libici nella regione meridionale del Fezzan. L’ufficio del procuratore, dopo aver vagliato numerose segnalazioni, ha ritenuto che gli indagati rappresentassero un pericolo per la sicurezza nazionale sebbene le indagini siano ancora in corso ha proceduto con gli arresti; non ci sono inoltre dubbi circa il finanziamento di fondi verso gruppi che destabilizzano il paese nordafricano da nord a sud.