Libia. Soffia il vento… ed io, Jalloud, gli vado dietro. Storia di un trasformista dell’ultima ora

di Guido Keller

Ogni cambiamento di potere porta con sé ondate inverosimili di trasformismo, basti pensare ai molti ex fascisti riciclatisi nella Repubblica antifascista del Dopoguerra, allorquando i molti ‘Benito’ si fecero rinominare con il più aureo ‘Beniamino’.
La Libia di oggi non è da meno: il 21 agosto scorso una giovane presentatrice conduceva il telegiornale sulla Tv di Stato libica armata di pistola ed incitava la popolazione a resistere contro gli insorti: dopo soli 6 giorni la stessa, fulminata sulla via di Damasco, dichiarava la sua totale dedizione alla causa degli insorti e quindi la sua disponibilità piena e devota a continuare a lavorare per la stessa emittente.
Forse meno appariscente, ma di certo più grave, è la figura dell’ex fedelissimo di Gheddafi, Abdel Salam Jalloud, un personaggio che fino a qualche anno fa non era di certo di secondo piano nell’entourage del Rais: stretto amico e compagno di scuola militare di Gheddafi nonché rivoluzionario della prima ora, Jalloud è stato primo ministro della Libia dal 1972 al 1977 e supervisore delle risorse petrolifere; nel 1970 si era pure recato a Pechino per acquistare per 100 milioni di dollari una bomba nucleare con lo scopo di mettere fine al conflitto arabo-israeliano, richiesta tuttavia rifiutata dall’allora premier cinese Zhou Enlai.
Abdel Salam Jalloud è stato senza dubbio il secondo uomo più potente della Libia fino al 1993, quando, per via di alcuni contrasti, entrò in rotta di collisione con Gheddafi e venne sostituito alla guida dei Comitati rivoluzionari con il capitano Mohammad al-Emsied Majdoub.
Già il 19 agosto scorso Jalloud si era diretto nella città di Zintan per passare con gli insorti e da lì il giorno dopo, con un aereo partito dall’aeroporto di Djerba, in Tunisia, era atterrato all’aeroporto di Ciampino, a Roma, dove fra comparse al TG1 Rai e strette di mano, si era ritrovato quale fiduciario di Italia ed Eni in vista della nuova era libica.
”Ho avuto un dialogo con le forze patriottiche del est, del sud e dell’ovest della Libia e abbiamo concordato di formare un partito politico, nazionalista, laico e liberale”,  ha dichiarato in una conferenza presso l’associazione della stampa estera a Roma l’’homo novus libicus’, il quale, respirando appieno l’aria della libertà e soprattutto pregustando la stoffa delle nuove poltrone, ha pure promesso centralità nella politica ai giovani ed alle donne.
Spicca tuttavia dalla rete una fotografia risalente a qualche anno fa, al 1981, per la precisione, a dirsi il vero un po’ imbarazzante per il Jalloud laico e liberale: il 25 giugno di quell’anno infatti il numero due della Rivoluzione verde è ritratto all’arrivo a Mosca, accolto dal capo del consiglio dei ministri sovietico Nikolai Tikhonov e dal primo deputato Ivan Arkhipov. Non male come salto della quaglia… ma si sa, l’aria romana fa bene e fa scuola, se si pensa all’incredibile Berlusconi dei tappeti rossi e del baciamano al Rais e delle bombe sganciate sulla Libia pochi giorni dopo, giusto per non perdere il treno dell’arraffa arraffa.

Nelle foto:
– 25 giungo 1981, arrivo a Mosca di Abdel Salam Jalloud (a sinistra), accolto dal capo del consiglio dei ministri sovietico Nikolai Tikhonov (al centro) e dal primo deputato Ivan Arkhipov (a destra).