L’Ucraina in fallimento

di Dario Rivolta *

A Bruxelles non se ne parla, ma tutti sanno che l’Ucraina è economicamente in fallimento. Nessuno lo dice apertamente perché dimostrerebbe che i soldi finora regalati a Kiev per motivi politici sono soldi gettati dalla finestra e perché comunque si vuole attendere quale sarà l’esito delle elezioni del prossimo 31 marzo. È tuttavia bene si sappia che la volontà di assimilarla all’Europa per sottrarla all’influenza di Mosca, oltre che fallimentare per ragioni politiche, lo è anche dal punto di vista del denaro sottratto dalle tasche dei cittadini dell’Unione per rimpinguare i portafogli degli oligarchi di Kiev.
Lo scorso dicembre il Fondo Monetario Internazionale approvò un nuovo fondo di assistenza di circa 4 miliardi di dollari come parte del suo programma di assistenza quadriennale. Nonostante le reticenze del Fondo il versamento si è reso indispensabile per mettere una pezza, seppur temporanea, ai problemi finanziari del Paese. Purtroppo è del tutto inutile per contribuire alla misera vita quotidiana dei cittadini. Il rappresentante dell’ONU residente in Ucraina ha dichiarato che il 4% della popolazione vivrebbe con un reddito inferiore del 75% alla media delle entrate individuali, ma la popolazione che vive al di sotto del minimo indispensabile per la sopravvivenza è ben il 60%. Il ministro ucraino per gli Affari sociali ha notato che la povertà in Ucraina tra il 2014 (data in cui è entrato in carica un governo post-Yanukovich) e il 2017 è passata dell’8 al 55% e le statistiche del 2018 (non ancora annunciate ufficialmente) darebbero cifre ancora peggiori.
Un commentatore ucraino citato da un sito di analisi americano (Geopolitical Futures) dice che l’unico miglioramento economico visibile è quello che dal budget pubblico va verso gli imprenditori (leggi oligarchi) e non tocca minimamente la popolazione comune”.
Il tasso ufficiale di inflazione dichiarato è del 10% per il periodo tra il giugno e il dicembre 2018 ma i media ucraini lo stimano tutti molto più alto. La testata Vesti UA ha riportato che i prezzi dei beni di primo consumo sono aumentati dell’80%. L’ente Info-SHUVAR che informa in merito ai prezzi agricoli ha scritto che il prezzo delle patate tra novembre e dicembre è raddoppiato. Secondo il servizio statale di statistica il prezzo delle cipolle ha avuto un incremento del 115%, i cavoli e le carote del 60% e le barbabietole del 30%. Nell’arco di un anno, il pane, la farina, il semolino e la pancetta hanno visto incrementi tra il 14 e il 17% mentre la carne, il pesce e le salsicce sono aumentate tra il 9 e 11%. Perfino i mezzi pubblici hanno visto il loro costo alzarsi del 26% e le medicine del 10%.
Il Fondo Monetario Internazionale, nel tentativo di far tornare i conti dello Stato, ha cercato di imporre anche un aumento del prezzo per il consumo di gas ma il governo locale ha resistito fino allo scorso maggio. Poi lo ha alzato del 15% annunciando che, a partire dal 2020, dovrà essere pagato al prezzo di mercato. Attualmente i cittadini ucraini stanno ancora pagando il gas ad un valore vicino al 40% del normale prezzo internazionale mentre fino al 2015 lo pagavano addirittura circa 88% in meno. Ciò era possibile a causa dei rapporti allora molto buoni con la Russia e chi ha favorito la rottura tra i due Paesi non ha tenuto conto delle conseguenze della rottura di quelle relazioni. Nel tentativo di procrastinare il più possibile l’aumento del prezzo al consumo per motivi elettorali, Kiev ha dato fondo alle riserve di questo combustibile in suo possesso riducendole al 40% circa della capacità di stoccaggio.
I prestiti cui il governo di Kiev ha dovuto ricorrere negli anni 2014 e 2015 e che dovrebbero essere ripagati entro la seconda metà del 2019 ammontano a 17 miliardi di dollari. La cifra potrebbe sembrare relativamente ridotta se non fosse che coincide con il totale del valore in oro ed in valuta straniera attualmente nelle casse dello stato.
Mentre la gente soffre la fame, gli oligarchi si arricchiscono e il bilancio dello stato va in malora, il governo in carica ha aumentato le spese militari e prevede di aumentarle ancora di un + 16% nel 2019. Da un certo punto di vista è comprensibile, visto che nella parte est del Paese è tuttora in atto una guerra civile di cui nessuno riesce ad immaginare la fine. È bene però sapere che la cifra investita in armamenti (stimata in 16 miliardi di dollari) rappresenta il 5% del prodotto nazionale lordo e che solo cinque Paesi al mondo, magari anche più benestanti, superano questa percentuale.
Il presidente in carica Petro Poroshenko una volta eletto annunciò che lo slogan dell’Ucraina sarebbe stato:” Esercito, Lingua, Fede”. Aggiunse che gli ucraini avrebbero finalmente potuto “vivere in una maniera nuova”. Che, da allora, i poveri ucraini stiano vivendo davvero una vita diversa è sicuro. Che sia esattamente questa la vita che si aspettavano dopo quelle parole è piuttosto improbabile. Chi, invece, è certamente soddisfatto sono gli oligarchi che continuano ad arricchirsi sulle spalle della povera gente. La rivista Forbes ha scritto che il maggior numero al mondo di nuovi ricchi è proprio in Ucraina.
Mentre gli oligarchi e i loro clientes prosperano sulla corruzione e sul malgoverno, l’ONU stima che al 2017 circa 6 milioni di ucraini sono partiti per l’estero in cerca di lavoro e molti di loro, per questioni culturali e di lingua, sono andati a cercarlo proprio nella “nemica” Russia.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.