M.O. Ad Abu Mazen, Netanyahu risponde ‘vediamoci subito’

Adnkronos, 23 set 11 –

di Cristiano Fantauzzi – Non ha deluso le 193 delegazioni dell’Onu la partita tanto attesa tra Abu Mazen e Beniamjn Netanyahu. A rubare la scena, pero’, in una New York investita da temporali e nebbia e’ stato il leader palestinese. Sventolare dal podio dell’assemblea generale la copia della richiesta di ammissione a pieno titolo come Stato membro delle Nazioni Unite e’ un fermo immagine da libri di storia, che si materializza tra gli applausi dei rappresentanti arabi e il gelo della delegazione israeliana. Abu Mazen chiede lo stop alle costruzioni di insediamento, la fine dell’occupazione e delle violenze e ottiene il primo della decina di applausi quando cita Yasser Arafat, che proprio all’Onu ebbe ad avvertire: “Non lasciate cadere i rami d’ulivo dalle mie braccia”. Certo, la resistenza pacifica continuera’ ma, sottolinea Abu Mazen, ”la Palestina vuole la pace ed e’ venuto il tempo di quell’indipendenza che chiunque dotato di coscienza nella comunita’ internazionale non se la sente di negare”. Dopo un’ora tocca al premier israeliano Beniamjn Netanyahu e ricorda ai tanti che non ricordano la dura lezione di sopravvivenza che Israele ha pagato in questi decenni: “In passato abbiamo fatto concessioni e anziche’ la pace ci siamo ritrovati la guerra e gli attacchi dell’Islam radicale da Gaza e dal Libano”. Il premier comunque non chiude la porta e strappa anche lui qualche applauso in sala quando invoca da parte palestinese e da chi ancora recalcitra nella comunita’ internazionale (escluso l’irrecuperabile Iran) il riconoscimento di Israele come ‘lo’ Stato ebraico e ricorda rivolgendosi direttamente ad Abu Mazen che “siamo tutti discendenti di Abramo”. Netanyahu ha impostato l’intervento sui toni del realismo e delle dure ragioni della politica e della geografia che impongono che tutti, anche i palestinesi, si facciano carico delle preoccupazioni dello Stato ebraico per quanto riguarda la propria sicurezza. “Prima la pace, poi lo Stato palestinese” reclama il premier che poi incalza Abu Mazen. “Basta fare il negoziato su come negoziare -afferma- mettiamoci al lavoro” e poi, il vero e proprio colpo di teatro rivolto al presidente dell’Autorita’ palestinese ma anche e soprattutto alla comunita’ internazionale e al Quartetto chiamato a favorire la ripresa dei negoziati: “Siamo a New York -dice con ironia un po’ didascalica- siamo nello stesso palazzo, vediamoci subito e con l’aiuto di Dio cerchiamo di ripartire”. Una proposta che spiazza e che fa parlare anche se destinata ad avere breve durata in un Palazzo di Vetro ancora avvolto dalla nebbia che incombe su tutta la citta’.