M.O. Comitato ammissione ONU non appoggia richiesta palestinese. ANP prepara piano ‘B’

Adnkronos/Dpa, 11 nov 11 –

Il Comitato per l’ammissione dei nuovi membri dell’Onu non e’ stato in grado di raccomandare il riconoscimento della Palestina come nuovo stato membro dell’Onu. E’ quanto spiega il rapporto conclusivo del Comitato, che oggi verra’ esaminato dal Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite. Il presidente del Comitato dichiara che l’organismo “non e’ stato in grado di dare una raccomandazione unanime” al Consiglio di Sicurezza , si legge nel rapporto, redatto dopo diverse sedute a porte chiuse nel corso del mese di ottobre. L’Autorita’ Nazionale Palestinese (Anp) speravano di ottenere la maggioranza necessaria di nove voti, pur sapendo che gli Stati Uniti avrebbero comunque bloccato tutto con il veto, per mostrare l’isolamento di Washington. Ma tale obiettivo appare fallito. Oltre all’annunciato “no” di Washington, Francia e Gran Bretagna hanno detto pubblicamente di volersi astenere. Ed e’ probabile l’astensione di Germania, Bosnia, Colombia, e Portogallo. Sicuramente favorevoli allo stato palestinese sono Russia, Cina, Brasile, India e Libano, ma non bastano ad arrivare a nove, neanche aggiungendo Nigeria e Gabon di cui si ignora la posizione finale.

Si fa strada l’ipotesi di un ‘piano B’ fra i vertici dell’Autorita’ nazionale palestinese (Anp) di fronte all’impasse del Consiglio di sicurezza sulla richiesta d’adesione formale della Palestina all’Onu presentata il 23 settembre a New York dal presidente Abu Mazen (Mahmud Abbas). Lo confermano oggi fonti ufficiali citate dai media locali da Ramallah. Il dossier e’ atteso a ore sul tavolo del Comitato di ammissione, organismo tecnico del Consiglio di Sicurezza, in seno al quale si profila la certificazione dello stallo. A favore dell’istanza palestinese (avversata da Israele e Usa) sono al momento schierati otto Paesi, con tre contrari e quattro orientati all’astensione. Ma per giungere al voto formale dei Consiglio (e porre Washington nell’imbarazzante condizione di dover mettere il veto) all’Anp e al fronte arabo servono almeno nove si’. Di qui la necessita’ di pensare a strade alternative. Forte del recente successo diplomatico all’Unesco, l’agenzia culturale dell’Onu, dove la Palestina e’ stata riconosciuta come Stato a pieno titolo con un consenso a valanga, a dispetto della piccata contrarieta’ americana (oltre che israeliana), il capo negoziatore Saeb Erekat ha ribadito ieri l’intenzione di tener duro anche a New York: in aperta sfida all’amministrazione Obama. Magari aspettando il prossimo cambio della guardia fra i membri non permanenti del Consiglio – previsto a gennaio – prima di ripuntare al voto. Ma nell’entourage di Abu Mazen c’e’ chi non esclude opzioni diverse. Il vertice dell’Anp prevede di riunirsi in effetti subito dopo la pronuncia del Comitato d’ammissione di Palazzo di Vetro per valutare almeno ”tre opzioni”, ha precisato il ministro degli Esteri, Riyad al-Malki: la riproposizione della richiesta d’adesione al Consiglio di Sicurezza a gennaio; il trasferimento immediato del dossier, come suggerito da Nicolas Sarkozy, all’Assemblea generale (dove la Palestina, forte di una maggioranza pressoche’ sicura, potrebbero puntare pero’ al massimo al riconoscimento come ‘Stato non membro’); o infine un ricorso all’Alta Corte di giustizia dell’Aja per un parere. Quel che appare certo a Ramallah, in assenza del minimo segnale positivo sul congelamento degli insediamenti dei coloni ebrei nei Territori, e’ comunque il clima di totale sfiducia sulla ripresa di negoziati con il governo israeliano a trazione nazionalista di Benyamin Netanyahu. Sbocco che i mediatori del Quartetto cercheranno (senza grandi speranze) di riproporre a giorni in un’ennesima tornata di colloqui separati con le parti. Mentre in agenda torna semmai il possibile rilancio del percorso di ‘riconciliazione’ tra Al Fatah – la fazione laica di Abu Mazen al potere in Cisgiordania – e gli islamico radicali di Hamas, che controllano la Striscia di Gaza. Percorso che il presidente ha confermato oggi da Tunisi di voler discutere in un faccia a faccia col numero uno del politburo di Hamas, Khaled Meshaal: da tenersi – ha detto – ”entro 10 giorni”.