Maidan: ‘era anche la nostra operazione. I cecchini addestrati in Polonia’

di Dario Rivolta * –

Korwin Mikke JanuszMentre la maggior parte della stampa occidentale (ed anche italiana) continua a criminalizzare la Russia per la questione ucraina, fa specie che sia proprio un giornale polacco ad avere il coraggio di ospitare le dichiarazioni di un politico di un certo peso che smentisce le tesi correnti sulla nascita del movimento di Maidan e sui fatti che hanno portato alla costituzione dell’attuale Governo di Kiev. E’ certo che il semplice buonsenso e l’amore per la verità avrebbero già dovuto lasciare spazio a versioni ben differenti da quelle che quotidianamente ci vengono somministrate ma così non è e il conformismo di molti giornalisti, la necessità di non evidenziare le divergenze interne al mondo euro-occidentale e le pesanti pressioni americane hanno imposto un’unica lettura degli eventi che l’europarlamentare polacco, l’onorevole Janusz Korwin–Mikke, smentisce autorevolmente.
Lo fa con determinazione in un’intervista rilasciata alla giornalista di Wiadomosci, Joanna Stanilawska, che sembra stupita da quanto sente, ma non si esime dal riferire parola per parola. Il deputato comincia con il commentare gli incidenti avvenuti a Maidan durante i primi giorni delle manifestazioni, quando cecchini sconosciuti ma subito attribuiti dagli avversari di Yanucovich al governo in carica, causarono la morte di quaranta manifestanti e di venti poliziotti. Ebbene, Korwin-Mikke dice espressamente che “Maidan era anche la nostra operazione. I cecchini furono addestrati in Polonia e il loro scopo era di provocare ulteriori disordini”. Alla domanda della giornalista su come possa essere così certo di quello che afferma, risponde che al Parlamento europeo siede vicino all’onorevole estone Urmas Paetz, allora ministro degli Affari Esteri del suo paese (tra i sodali verso le manifestazioni contro Yanucovich). Di quest’ultimo si sa anche di un’intercettazione telefonica in cui, parlando con l’allora Pesc Chaterine Ashton, si lasciava trapelare come erano andati veramente i fatti. Non pago, il polacco ricorda anche un’altra intercettazione telefonica nella quale il sottosegretario americano con delega su quell’area del mondo Victoria Nuland dichiara esplicitamente che gli Stati Uniti avevano speso (già) 5 miliardi di dollari per destabilizzare la situazione in Ucraina. A successiva conferma di quanto afferma, cita un articolo del giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung che sostiene la sua stessa versione.
L’intervista continua col dire che la migliore garanzia per la pace e l’interesse del suo paese, la Polonia, era e sarebbe un’Ucraina indipendente e non membro della Nato o dell’Europa. Pur ribadendo che la Russia gli piace molto solo se ben distante, riconosce che quanto Putin sta facendo è semplicemente un atto di comprensibile autodifesa.
Ma chi è questo Korwin-Mikke? Un pazzo? Un criptocomunista? Giacché è proprio il suo Paese, assieme agli americani, a tirare le fila della propaganda antirussa, è forse un antipatriota? Un amico del giaguaro?
Guardando la sua biografia si scopre, al contrario, che è ben altro. Rimase orfano a soli due anni di entrambi i genitori, morti durante l’assedio di Varsavia e fu allevato dai nonni che gli consentirono di iscriversi all’università dove studiò economia e filosofia. Da studente fu incarcerato dal governo filosovietico per ben due volte con l’accusa di anticomunismo. Liberato, fondò una casa editrice “sotterranea” che pubblicava samizdat antisovietici e anticomunisti. Si laureò in filosofia ed economia senza nemmeno frequentare l’università (da cui era stato espulso) e fu tra gli organizzatori, con Solidarnosc, degli scioperi di Danzica che portarono alla caduta del regime. Lech Walesa, divenuto Presidente, lo stimava al punto da volerlo tra i suoi consiglieri ufficiali. Quando Milton Friedman, il grande economista liberale scomparso da poco, lo incontrò in Europa ne fu così impressionato da scriverne con parole altamente elogiative nel suo libro di memorie.
Non siamo quindi di fronte ad un uomo qualunque e, sebbene alcune delle posizioni che sostiene come uomo politico ci possono non piacere, il suo coraggio nell’andare contro la “vulgata” imperante citando fatti e fonti dovrebbe essere di esempio per molti. Anche da noi.
Il fatto è che ci si dovrebbe domandare non solo cosa ci si aspetta faccia la Russia mentre la Nato fa di tutto per circondarla (l’Ucraina sarebbe solo l’ultimo tassello dopo i Baltici e tutti i Paesi europei dell’ex-Patto di Varsavia), ma anche cosa vogliamo noi e perché lo facciamo.
L’Ucraina è un Paese economicamente disastrato e, mentre non vogliamo sborsare qualche decina di miliardi di euro per salvare la Grecia, che è membro dell’Ue, la presa in carico di Kiev ci costringerebbe a prevedere centinaia di miliardi di aiuti per sopperire alle più elementari esigenze di quella popolazione. Se lo lasciassimo fare ai russi non sarebbe forse meglio per noi?
Da qualche secolo la ragione strategica più importante della politica internazionale è la questione energetica. Poiché la Russia è la più grande riserva al mondo di materie prime, che interesse abbiamo ad averla nemica? Se il vero concorrente dell’Occidente è e sarà sempre di più la Cina, perché dobbiamo far di tutto per buttare Mosca nelle sue braccia?
Inoltre, se qualcuno desidera il fallimento della Russia come stato, ha costui pensato a cosa ne sarebbe, se ciò mai dovesse succedere, delle armi nucleari in suo possesso? A chi finirebbero in mano? E cosa ne sarebbe della stabilità in Asia Centrale? Chi controllerebbe i movimenti islamici del Caucaso?
Comunque, tutti sanno che la Russia non accetterà mai senza reagire di avere altri missili puntati contro di lei sulla porta di casa sua. Se necessario, Mosca è pronta a tutto per difendere il suo spazio vitale attuale. I politici e gli intellettuali europei fan finta di niente perché, forse inconsciamente, pensano che ,se la guerra scoppierà, saranno gli americani a combatterla. Grave errore! Un tale conflitto alle porte di casa nostra coinvolgerà tutti noi in prima linea. Sarà la “nostra” guerra. Vale la pena correre questo rischio per “conquistare” l’Ucraina?

Nella foto: il deputato polacco Januzs Korwin-Mikke.

* Dario Ricolta, già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.