Mali. Elezioni legislative influenzate dal coronavirus e dall’estremismo islamico

di Alberto Galvi –

Si è votato domenica 29 marzo 2020 in Mali per eleggere i 147 membri dell’Assemblea nazionale. I deputati sono eletti direttamente in collegi elettorali a uno o più seggi con voto a maggioranza assoluta in 2 turni se necessario. Inoltre 13 seggi sono riservati ai cittadini che vivono all’estero, i membri hanno un mandato di 5 anni. Il secondo turno delle elezioni legislative è stato fissato per il prossimo 19 aprile.
Le elezioni parlamentari in Mali avrebbero dovuto avvenire dopo la rielezione nel 2018 del presidente Ibrahim Boubacar Keita del partito di maggioranza RPM (Rally for Mali), mentre invece sono state rinviate più volte da allora per motivi di sicurezza. In Mali il presidente viene eletto direttamente con il voto popolare in 2 turni e a maggioranza assoluta, se necessario, per un mandato di 5 anni e con la possibilità di essere rieletto per un secondo mandato.
Il Mali è situato nella regione del Sahel e vive un periodo di instabilità ormai dal 2012, nonostante gli sforzi per ripristinare la sicurezza nel paese da parte di forze armate locali ed internazionali.
Nel paese africano la situazione rimane instabile in alcune delle sue parti, come la zona centro-nord, in particolare a Gourma, dove i gruppi di estremisti come il GSIM (Group Support for Islam and Muslims) hanno una forte presenza nella regione.
Le elezioni sono arrivate pochi giorni dopo che il principale leader dell’opposizione, Soumaila Cisse del partito URD (Union for the Republic and Democracy), è stato rapito nei giorni scorsi da uomini armati non ben identificati nella regione di Timbuktu durante la recente campagna elettorale e la sua guardia del corpo è stata uccisa.
A parte i 2 principali partiti, uno di governo e l’altro di opposizione precedentemente citati, gli altri principali partiti sono: il SADI (African Solidarity for Democracy and Independence), l’ADEMA-PASJ (Alliance for Democracy in Mali-Pan-African Party for Liberty, Solidarity, and Justice) e l’ADP-Maliba (Alliance for Democracy and Progress).
Inoltre ci sono: l’ASMA-CFP (Alliance for the Solidarity of Mali-Convergence of Patriotic), il FARE (Alternative Forces for Renewal and Emergence), il FDR (Front for Democracy and the Republic), il CNID (National Congress for Democratic Initiative), il PARENA (Party for National Renewal), l’MPR (Patriotic Movement for Renewal), il CODEM (Convergence for the Development of Mali) e il PDES (Economic and Social Development Party).
A complicare la situazione, la scorsa settimana sono stati registrati nel paese africano i primi casi di coronavirus. Come primo intervento per fermare la diffusione del virus sono state annunciate misure come il coprifuoco notturno. Il paese ha dichiarato un’emergenza medica nonostante il numero relativamente basso di casi finora. 
Durante le votazioni sono stati distribuiti agli elettori manifesti di sensibilizzazione sul coronavirus, nonché un kit per il lavaggio delle mani e disinfettanti per le mani, mentre la maggioranza degli elettori e degli scrutatori indossavano le maschere.
Queste elezioni sono molto importanti per il popolo maliano al fine di rinnovare la legittimità del parlamento nazionale e dell’attuale governo, in quanto le elezioni sono già state più volte rinviate poiché sono state sospese ripetutamente dal 2018.
Gli attuali membri del parlamento sono al potere dal 2013 e l’elevata insoddisfazione per il loro lavoro è manifesta in tutte le regioni del paese. Pertanto, un ulteriore ritardo sarebbe stato solo un pretesto per sollevare una popolazione ormai stremata da anni di difficolta economica e di insicurezza nel paese.