Marasma colombiano

di Guido Keller –

Spesso per più interessi coesistenti, che vanno dal controllo di aree strategiche, all’appropriazione di materie prime, allo sviluppo dell’industria bellica e quindi al sostegno delle lobby che portano all’elezione del presidente, gli Usa si sono scagliati negli ultimi anni in conflitti armati diretti e di evidente portata, come nel caso dell’Iraq e dell’Afghanistan.
Tuttavia non si tratta dell’unica strategia impiegata dagli americani nel mondo, tanto che in più regioni, specialmente in Africa e in Sudamerica, viene utilizzata la cosiddetta ‘strategia della bassa intensità’, fatta per lo più del controllo ottenuto grazie alla destabilizzazione e quindi al tenere in un unico paese parti avverse in perenne stato di conflitto. Conseguenza di questo è la distruzione del tessuto economico della nazione interessata e soprattutto interminabili violenze fra parti di un’unica popolazione.
La ‘strategia della bassa intensità’ è conseguente della sconfitta del Vietnam, dove gli strateghi statunitensi hanno imparato (a loro spese) a mantenere, finché possibile, il controllo su un paese senza dover arrivare agli innumerevoli sacchi di plastica con dentro i cadaveri dei soldati americani, cosa che in passato ed anche oggi in Medio Oriente ha portato alla cosiddetta ‘sindrome del Vietnam’ e quindi all’indebolimento della leadership dello stesso governo.
Esempio di tale azione è l’interminabile conflitto armato colombiano, giunto ormai al suo quarantasettesimo anno, il quale è già costato fra le 50.000 e le 200.000 vittime (Armed Conflicts Report 2010, www.ploughshares.ca).
Già nel 1987 un sondaggio d’opinione aveva indicato che il 76 % degli americani, opportunamente ‘sensibilizzati’ dai media, riteneva il governo colombiano corrotto, dato questo che presumibilmente peggiorò al rifiuto di Bogotà di estradare nel 1991 il narcotrafficante Pablo Escobar, ucciso nel 1993 in occasione di un’azione condotta da governativi colombiani e da militari della Dela Force statunitense.
Nonostante la Colombia si trovi in una regione ricca di materie prime e conti su un’estensione di 1.141.748 km², il PIL pro capite è di 7.500 dollari, cioè collocato all’84° posto nella scala mondiale e la disoccupazione riguarda circa il 12% della forza lavorativa.
Ad alimentare il conflitto c’è senza dubbio il propellente della droga, a quanto sembra vera risorsa per vaste aree del paese che, transitando per il Messico (dove vi è in corso un aspro conflitto con decine di migliaia di vittime per il controllo del traffico), arriva nel Nord America.
Le forze in campo del conflitto colombiano sono le seguenti:
– L’esercito regolare colombiano e Polizia colombiana;
– I guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc)
– I guerriglieri dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln)
– I guerriglieri dell’EPL, l’Esercito popolare di liberazione
– I gruppi paramilitari per l’Autodifesa unita della Colombia (Auc).
Le violenze riguardano persone impegnate nella vita politica, nel mondo dell’impresa, nel sindacato e persino donne e bambini dei villaggi più poveri.
La Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo) è un’organizzazione di ispirazione comunista-bolivariana che nacque nel 1964 in occasione dell'”Operazione Marquetalia”, dove il governo colombiano, sostenuto da quello statunitense, intraprese un’azione massiccia per la repressione dei contadini impegnati un progetto autorganizzativo di cultura delle terre nelle regioni Tolima e Huila, le quali rischiavano agli occhi di Bogotà di diventare repubbliche indipendenti. Coloro che sfuggirono all’accerchiamento di migliaia di soldati governativi e statunitensi si costituirono in una resistenza armata che oggi conta circa 15.000 effettivi, un quarto dei quali con meno di 18 anni. Usa ed Europa vedono la Farc come un’organizzazione terroristica..
L’ELN (Ejército de Liberación Nacional) è un gruppo numericamente più ridotto della Farc ed anch’esso viene indicato da 31 nazioni, in primis gli USA, come di ispirazione marxista-leninista e come un’organizzazione terroristica e di narcotrafficanti. All’ENL vengono imputate migliaia di persone sequestrate, delle quali 240 ancora in mano ai guerriglieri. E’ sviluppato nel dipartimento del Nord Santander, nella parte meridionale del dipartimento di Bolivar, nei dipartimenti di Arauca, Cesar, Antioquia, Cauca, Nariño e Valle del Cauca.
L’EPL (Ejército Popular de Liberación) conta oggi di un paio di centinaia di guerriglieri. Già vicino all’ideologia maoista, entrò nella legalità nel 1991, salvo poi una parte riuscirne per darsi alla guerriglia armata.
Anche l’AUC (Autodefensas Unidas de Colombia) viene considerata un’organizzazione terroristica da USA ed Europa e conta più di 20.000 effettivi. Ad essa, non meno che agli altri gruppi, vengono imputati massacri, torture e violenze di ogni genere. Si tratta in realtà di un insieme di gruppi minori fusisi nel 1997 in un’unica organizzazione che ha nello scopo il consolidamento e la protezione delle condizioni economiche e sociali di diverse aree della Colombia dove, a quanto sembra, il governo centrale non riesca a penetrare. L’azione dell’AUC è indirizzata contro gli altri gruppi di guerriglieri e lo stesso capo supremo, Carlos Castaño, sostenne nel 2000 che ben il 70% dei costi operativi dell’organizzazione sono finanziati grazie al commercio della droga. Mentre le precedenti organizzazioni erano di ispirazione marxista-leninista, l’AUC si riconosce nella destra nazionalista.
Carlos Castaño, che era comunque critico nei confronti del supporto proveniente dalla droga e che era contrario alle trattative con il governo centrale, venne dato per morto nel 2004.