Marocco. Cooperazione militare con la Turchia

di Giuseppe Gagliano –

Il rafforzamento della cooperazione tra Marocco e Turchia nel settore della difesa non è solo un’operazione commerciale, ma un tassello chiave nello scacchiere geopolitico nordafricano e mediterraneo. Rabat, con un budget per la difesa in forte crescita, non sta semplicemente aggiornando il proprio arsenale: sta ridefinendo il proprio ruolo strategico nella regione, consolidando alleanze e bilanciando le proprie vulnerabilità.
Il Marocco ha dimostrato di essere un acquirente attento e strategico. Dopo aver acquisito droni Bayraktar TB2 nel 2021, ora punta su sistemi di guerra elettronica avanzati come il Koral di Aselsan. Questi strumenti non servono solo a modernizzare le capacità difensive, ma a costruire una rete di deterrenza contro le minacce regionali, in particolare l’Algeria, con cui i rapporti restano tesi. L’impiego dei TB2 contro il Fronte Polisario ha già dato un segnale chiaro: Rabat non esiterà a sfruttare le nuove tecnologie per consolidare il controllo sui territori contesi.
La Turchia dal canto suo ha trovato nel Marocco un partner prezioso, ma non senza limiti. Se da un lato Ankara sfrutta queste vendite per rafforzare la propria influenza nel Maghreb, dall’altro mantiene un equilibrio sottile con Algeri, a cui ha fornito i droni Anka nel 2022. Una doppia strategia di vendita che serve più ad Ankara che ai suoi clienti, permettendole di mantenere margini di manovra in un’area in cui la rivalità tra Rabat e Algeri potrebbe facilmente degenerare.
Dietro le forniture militari c’è anche un calcolo economico e industriale. Il Marocco sta cercando di sviluppare una propria industria della difesa, seguendo un modello già visto in altri paesi emergenti. Se riuscirà a costruire una base industriale integrata con il supporto turco, potrà ridurre la dipendenza dai fornitori occidentali e acquisire maggiore autonomia strategica. Tuttavia, le limitazioni imposte dalle aziende turche, che al momento sembrano focalizzate più sulla manutenzione che sulla produzione locale, indicano che Ankara vuole mantenere il controllo della tecnologia senza cedere troppo know-how.
A livello regionale il riarmo marocchino è parte di una dinamica più ampia di polarizzazione nel Nord Africa. L’Algeria, forte del supporto russo e cinese, non resterà a guardare. Il rafforzamento dell’asse Rabat-Ankara non solo acuisce la rivalità con Algeri, ma introduce una variabile più ampia: l’interesse crescente della Turchia a consolidarsi come player militare in Africa, svincolandosi dalla dipendenza dalle esportazioni europee e rafforzando la propria posizione negoziale con la NATO e gli Stati Uniti.
Questo sviluppo si inserisce in un contesto internazionale in cui le vecchie alleanze si rimodellano in funzione della competizione tra potenze emergenti. Il Marocco cerca di rafforzarsi senza dipendere esclusivamente dall’Occidente, la Turchia amplia la propria influenza nei mercati militari emergenti e l’Algeria si ancora sempre più a Mosca e Pechino. Se questi trend continueranno, il Nord Africa si trasformerà sempre più in un’arena di competizione strategica, con la crescente militarizzazione che potrebbe amplificare tensioni già esistenti.