Marocco. La “svolta sociale” dopo la rivolta giovanile

Una promessa da 15 miliardi.

di Giuseppe Gagliano

Il governo marocchino ha annunciato un piano di investimenti da 15 miliardi di dollari per rafforzare i settori della sanità e dell’istruzione, in risposta diretta alle proteste della Generazione Z che hanno scosso il Paese a fine settembre. L’iniziativa, approvata durante un consiglio ministeriale presieduto da Mohammed VI, rappresenta un aumento del 16% rispetto al bilancio precedente e punta a destinare quasi il 10% del PIL a politiche sociali. Tra le misure previste figurano la creazione di 27mila posti di lavoro, l’ammodernamento di 90 ospedali e l’ampliamento dei programmi di welfare per l’infanzia e per le aree marginalizzate.
L’obiettivo è rispondere a un malcontento profondo, esploso dopo la morte di otto donne incinte in un ospedale di Agadir e amplificato online dal movimento “Gen Z 212”. Le proteste hanno evidenziato le carenze strutturali del sistema sanitario pubblico e la percezione di uno Stato più impegnato nei preparativi per Coppa del Mondo FIFA 2030 che nel benessere dei cittadini.
Il palazzo reale ha dichiarato che l’economia marocchina dovrebbe crescere del 4,8% nel 2026, trainata da una domanda interna robusta e da una ripresa dei settori non agricoli. Questo margine di crescita è essenziale per finanziare il piano sociale, ma non elimina le criticità strutturali. Persistono profonde disparità tra le regioni costiere e quelle rurali, e tra i servizi pubblici e il settore privato.
La riduzione della povertà dal 12% nel 2014 al 6,8% nel 2024 indica progressi reali, ma la mancanza di accesso a istruzione e cure adeguate continua a generare disuguaglianze e tensioni. Il piano da 15 miliardi è dunque tanto una risposta economica quanto un segnale politico per consolidare la stabilità sociale.
Parallelamente al piano sociale, il governo ha approvato due progetti di legge elettorale volti a rafforzare la trasparenza e a favorire una maggiore partecipazione politica. Tra le misure: norme anticorruzione più severe, squalifica dei candidati con condanne penali, agevolazioni per i giovani sotto i 35 anni e incentivi finanziari per le loro campagne elettorali.
Un altro disegno di legge mira a rafforzare il ruolo dei partiti, migliorare la trasparenza e favorire la partecipazione delle donne alla vita politica. Queste riforme si inseriscono in una strategia più ampia per disinnescare le spinte di protesta, offrendo spazi reali di rappresentanza e controllo democratico.
Per il Marocco il contesto sociale interno ha inevitabili riflessi geopolitici. Paese stabile e partner privilegiato dell’Europa e degli Stati Uniti nel Nord Africa, il Marocco rappresenta un pilastro strategico per il controllo dei flussi migratori e per la sicurezza energetica e commerciale del Mediterraneo occidentale.
Le tensioni interne, se mal gestite, potrebbero ridurre la capacità di Rabat di mantenere questo ruolo. Da qui la necessità per il governo di proiettare all’estero un’immagine di stabilità e modernizzazione, bilanciando sicurezza politica e aperture sociali.
Il piano da 15 miliardi non è solo una misura economica: è una scommessa politica. Se l’attuazione sarà lenta o percepita come insufficiente, il rischio è che il movimento giovanile si radicalizzi ulteriormente, diventando un fattore di pressione costante sul sistema monarchico. Se invece le riforme produrranno risultati tangibili, il regno potrà consolidare la sua posizione come potenza regionale stabile e affidabile, rafforzando al contempo il proprio margine negoziale con partner occidentali e africani.