di Giuseppe Gagliano –
La dichiarazione del ministro degli Esteri Sergey Lavrov rappresenta un cambio significativo nella posizione di Russia rispetto al conflitto nel Sahara Occidentale. Accogliendo per la prima volta con favore il piano di autonomia presentato da Marocco, Mosca segnala una svolta strategica: dalla tradizionale linea referendaria verso un approccio pragmatico, fondato sull’idea di autodeterminazione mediata dal dialogo. Il tempismo non è casuale: la Russia presiede attualmente il Consiglio di Sicurezza dell’ONU e si prepara a una nuova risoluzione sulla regione.
Per decenni Mosca ha sostenuto la necessità di un referendum, allineandosi a un approccio più classico. Oggi, definendo la proposta marocchina “una via realistica per porre fine alla disputa”, la Russia si sposta verso le posizioni già adottate da Stati Uniti, Francia e altre potenze che appoggiano Rabat. Il messaggio è chiaro: la diplomazia russa non è più confinata ai vecchi schemi della Guerra Fredda, ma cerca spazi d’influenza concreti nel Nord Africa.
Nel lessico diplomatico russo la nozione di autodeterminazione viene riformulata: non più sinonimo di referendum, ma concetto adattabile al piano marocchino di autogoverno all’interno della sovranità nazionale. Lavrov ha sottolineato che la soluzione deve rispettare le risoluzioni ONU e ottenere consenso da tutte le parti. Questo linguaggio più flessibile riflette l’evoluzione del pensiero strategico di Mosca, che tenta di posizionarsi come mediatore piuttosto che come attore rigidamente schierato.
La dichiarazione russa non si esaurisce in un gesto diplomatico. Dietro vi è una mossa strategica per rafforzare la presenza di Mosca in Nord Africa, in un contesto in cui Stati Uniti, Francia e Cina competono per influenza. Con un avvicinamento a Rabat, la Russia può inserirsi nei nuovi equilibri regionali, riducendo la dipendenza dalla tradizionale alleanza con Algeria e ottenendo spazi di manovra economica e militare in un’area cruciale per le rotte energetiche e commerciali euro-africane.
Questa evoluzione mette pressione al Fronte Polisario e al governo algerino, storici sostenitori della via referendaria. Se la Russia si allineasse apertamente con la proposta marocchina, si ridurrebbe lo spazio negoziale per il Polisario, spostando gli equilibri diplomatici verso una soluzione che riconosce la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale con margini di autonomia limitata. Per Algeri, significherebbe dover ricalibrare la propria strategia regionale e la propria alleanza con Mosca.
Dietro la diplomazia c’è anche l’economia. Rabat e Mosca stanno intensificando i contatti bilaterali: incontri tra ministri, dialoghi strategici e progetti di cooperazione rafforzano i legami in settori energetici, agricoli e tecnologici. Per la Russia, il Marocco può diventare una piattaforma per penetrare economicamente in Africa occidentale e aggirare alcune sanzioni occidentali, ampliando i suoi canali commerciali e logistici.
La mossa russa sul Sahara Occidentale è dunque parte di una partita più ampia: consolidare la sua influenza diplomatica nel Mediterraneo allargato, espandere i legami economici e posizionarsi come attore determinante nelle questioni africane. In un contesto globale frammentato, Mosca cerca di presentarsi come partner pragmatico, meno vincolato da ideologie e più concentrato sugli interessi strategici.












