Marzouki a NG, ‘in Tunisia servono alleanze politiche: la sola differenza è tra forze democratiche e non’

di Saber Yakoubi

Moncef Marzouki è stato presidente “ad interim” della Tunisia a seguito delle prime elezioni tenutesi dopo la Rivoluzione del 2011, che portò alla caduta di Ben Ali.
Fondatore nel 1991 del Congresso per la Repubblica (CPR), è stato un oppositore del regime fino ad essere imprigionato; rifugiatosi in Francia è ricomparso sulla scena politica del suo paese nel 2011 e, in quanto persona ritenuta in grado d gestire i difficili equilibri interni, è stato incaricato di guidare l’Assemblea costituente fino alle elezioni del 2014, dove però venne sconfitto da Beji Caid Essebsi.
A 71 anni si presenta a Notizie Geopolitiche come persona energica, con ancora molto da dire e da dare alla Tunisia.

– Nel 2011 Lei é rientrato dalla Francia in Tunisia a capo del partito Congresso per la Repubblica, dopo una lotta politica contro il regime di Ben Ali. Poi, con le prime elezioni del 23 ottobre 2012 é diventato presidente della Tunisia. Ora La troviamo a capo di un nuovo partito, il Movimento della Tunisia della Volontà… conta di tornare a governare il Paese?
“Penso che la più grande sfida per un oppositore che in passato ha governato sia quella di rimanere fedele ai suoi principi. Ho lottato per la libertà d’espressione, ho lottato contro la repressione e la tortura, sono stato sempre contro la pena di morte, ho reso l’informazione sacra e intoccabile. Le idee possono essere ampliate o cambiate, i principi sono immutabili”.

– Contrario alla pena di morte… perché?
“Perché ci sono tanti innocenti che hanno subito ingiustamente la pena capitale: nel corso del mio mandato di presidenza ho firmato la revoca della condanna a morte per tutti coloro che sono stati condannati a tale pena, tramutandola in ergastolo. Ma ho anche chiesto i fascicoli di coloro che si dichiaravano torturati o maltrattati e ho ordinato inchieste in proposito”.

– Cosa caratterizza il suo partito di prima e quello di oggi?
“Le do una chicca inedita: io sono stato il presidente di questo paese nel periodo più difficile della sua storia, le elezioni sono state gestite dai miei avversari con denaro sporco e ho dovuto accettare il risultato per evitare al paese un altro bagno di sangue. Ho 70 anni e non ho più grandi ambizioni, perché ho avuto dalla vita tutto quello che desideravo, ma rimango sempre un uomo che ha una causa per la quale vivere; a me bastava sentire la gente mi diceva “ti sosteniamo gratis”, con riferimento ai miei avversari che riempivano le piazze pagando gli ascoltatori. Credevo di dedicarmi a scrivere e di fare una vita da intellettuale, ma vedere il vecchio regime tornare più forte di prima e sotto diverse vesti mi ha spinto di non mollare, a fare quando occorreva per tener fronte all’impegno preso contro la repressione e contro tutte le cose brutte che ha vissuto il paese per 60 anni. Quindi il Movimento della Tunisia della Volontà vorrebbe essere il partito dei prossimi 50 anni, e non sarà una società politica a scopo di lucro come lo é l’Appello di Tunisi fondato dall’attuale presidente della Repubblica Beji Kaid Essebsi”.

– Il modello tunisino presenta molte cose nuove, tra cui la sua alleanza con i socialisti del Raggruppamento per il Lavoro e la Libertà, formazioni laiche con partiti di ispirazione confessionale, come Ennahda… che tipo di alleanze vedremo in futuro?
“Se si trona ai miei scritti degli anni Novanta è possibile costatare che già allora avevo parlato di questi nuovi orientamenti e di concetti che devono avere più spazio nella visone di intellettuali e uomini di politica per il cambiamento che deve esserci nel mondo arabo. Democratici o non democratici: è questo elemento che deve fare la differenza, piuttosto della vecchia lotta ideologica, ed è per quello noi tendiamo la mano a tutti i democratici al di là dei loro orientamenti; ci sono islamici fondamentalisti e ci sono laici fondamentalisti, ed entrambi sono fuori i miei piani. Ben Ali si dichiarava laico, ma non lo era. Purtroppo abbiamo una sinistra molto arretrata, che spinta dall’odio ideologico si è alleata con Appello della Tunisia, formazione che in realtà rappresenta il vecchio regime, uniti solo dall’odio per Ennahda”.

– Cosa mi può dire in merito all’ultima legge che permette alle forze dell’ordine ed i militari di partecipare attivamente alle elezioni?
“Questo è un colpo duro alla neutralità. Cosi vi sarà un conflitto interno e rischiamo di far politica piuttosto di proteggere le istituzioni statali. Certo che sono contro, e lavoreremo per eliminare questa legge attraverso i metodi costituzionali”.

– Non molto tempo fa il Mossad israeliano ha commesso un crimine sul territorio tunisino uccidendo l’ingegnere Mohamed Zouari, un militante del braccio armato al-Kassam di Hamas. Poi, secondo il Magazine le Monde Afrique, aeri spie partono dalle basi americane in Tunisia per spiare l’Algeria per conto di Israele: cosa ne pensa di tutto questo?
“Sono stato tra i primi che hanno fatto le condoglianze alla famiglia di Zouari e mi sono recato di persona a casa dell’ingegnere. Ho condannato senza mezzi termini l’uccisione dell‘uomo davanti a casa sua. Tutti sanno che sono contro l’Islam politico armato , a meno che non si tratti di un movimento di resistenza sul proprio territorio, specie il movimento di Hamas. Con questa domanda pone una questione tra le più complicate, ovvero la sicurezza del nostro paese e come proteggerlo dai colonizzatori invisibili, una cosa contro la quale avevo lottato tantissimo in pubblico e nel segreto d’ufficio. La Tunisia è un paese dove le ambasciate hanno infiltrati in tutti i partiti politici e dove in qualche ambasciata si organizzano incontri segreti e intromissioni illecite nella vita politica del paese. Penso comunque che tutto il mondo arabo sia sotto colonizzazione. Semplicemente non vi è indipendenza”.

– Alcun mezzi d’informazione tedeschi tra cui Der Spiegel hanno confermato le voci che girano di un’eventuale prossima apertura di uno tra i più grandi campo profughi del mondo in Tunisia, in modo che le richieste d’asilo partano da qui e l’Europa possa studiare caso per caso. Che ne pensa?
“Per quanto sia corretto che i nostri ragazzi, nel momento in cui commettano reati all’estero, siano rimpatriati, il nostro paese non può rischiare di diventare un campo profughi per quasi un milione di persone come, com’è stato detto. La cosa è impossibile”.

– Che dice in merito alla decisione di Donald Trump di impedire ai cittadini di sette paesi a maggioranza islamica l’ingresso negli Usa?
“Questa decisione è di natura razzista e contro i musulmani, anche se qualcuno continua a negare. Sarebbe come dire i siriani no, ma i cristiani siriani e gli ebrei siriani sì. Ebrei e cristiani per noi sono fratelli e questa scelta è una scelta razzista, mira ad aumentare le violenze e l’odio che noi politici dobbiamo contrastare al fine di avvicinare, non di allontanare i popoli.
Quello invece che mi ha colpito è la lotta del popolo americano contro l’ingiustizia, una reazione che mi rende tranquillo di fronte all’attuale ondata di popolarismo e nazionalismo fondato sull’odio e l’indifferenza di fronte alla sofferenza altrui. Si tratta comunque di un campanello d’allarme per le forze democratiche e le persone impegnate nella lotta per i diritti civili. Dobbiamo lottare contro il terrorismo e anche contro l’estrema destra, che spesso spinge allo scontro delle civiltà”
.

– La vedremo nel corsa alla presidenza del 2019?
“Noi facciamo politica e aderiremo a qualsiasi lotta elettorale, perciò è molto probabile che ci saremo anche lì”.