Medioriente in fiamme: gli attentati di Eilat e il timore di Israele per l’approvigionamento di gas

di Saber Yakoubi

Solo un miracolo a questo punto più evitare che scoppi la guerra fra israeliani e palestinesi, dal momento che fra razzi ed attacchi aerei sono già morte e ferite decine di persone. Quella che all’inizio appariva come la solita scaramuccia fra i due gruppi, si sta di ora in ora rivelando qualcosa di molto più serio e le prossime ore di certo non porteranno nulla di buono.
Gli attacchi ad Eilat contro l’autobus di militari avevano come obiettivo l’uccisione, poi avvenuta, del leggendario cecchino dell’esercito israeliano Pascal Ibrahimi cui mezz’ora prima era stata scattata una foto con il ministro della Guerra Ehud Barak, subito resa pubblica dal quotidiano di Tel Aviv Yediot Ahronot.
Da lì a poco una voce ufficiale del governo israeliano informava che l’attacco era stato organizzato nel vicinissimo deserto del Sinai, in territorio egiziano, e subito era partita una risposta dove però un elicottero con la Stella di David ha ucciso 5 militari di frontiera egiziani.
Il fatto che fino a questo momento non vi siano state rivendicazioni degli attentati autorizza a fare diverse ipotesi.
Sparito di scena Mubarak, al popolo egiziano non va più bene di vendere il gas ad Israele con l’80% di sconto sul prezzo di mercato e negli ultimi giorni erano arrivate notizie di sparatorie ai confini fra gruppi armati che tentavano di far esplodere i gasdotti e nuclei dell’esercito di Israele che, pur in territorio egiziano e quindi violando i confini, tentavano di difenderli.
Israele si è poi scusato per l’uccisione delle guardie di frontiera, ma dal rapporto dell’equipé medica formata da Tarek Zaki, Basem Abou Soud e Haitam Ammar si è potuto apprendere che non si è trattato di errore, in quanto sono stati sparati con precisione proiettili che, una volta entrati nei corpi, sono esplosi.
Nei giorni successivi all’accaduto Il Cairo ritirava il suo ambasciatore da Israele e proprio ieri una folla agitata ha circondato la rappresentanza diplomatica di Israele in Egitto, arrivando a bruciare la bandiera con la Stella di David al 17esimo piano della sede diplomatica ed a sostituirla con il tricolore bianco, rosso e nero.
C’è indubbiamente tensione nel popolo egiziano, dopo che per anni ha dovuto inghiottir rospi sotto la dittatura di Mubarak: non passava anno senza vittime egiziane causate da Israele, ‘incidenti’ che si risolvevano con scuse ed accuse da parte del ministro degli esteri Avigdor Lieberman.
Con la ‘Primavera araba’ le cose sono drasticamente cambiate in Egitto: oggi, ad esempio, è possibile per gli egiziani protestare e manifestare sotto l’ambasciata di Israele, cosa che fino a poco fa era proibita e lo stesso fatto che il governo egiziano abbia convocato l’ambasciatore di Israele per avere chiarimenti sui morti al confine testimonia il vento politico nuovo che spira non solo fra Israele e l’Egitto, ma anche in tutta l’area mediorientale.