di Giuseppe Gagliano –
In Messico l’attività dei cartelli della droga sta raggiungendo livelli di violenza sempre più preoccupanti, evidenziata da recenti attacchi con autobombe a Guanajuato che hanno colpito obiettivi delle forze dell’ordine, con numerosi feriti e danni materiali. La situazione è ulteriormente esacerbata dalle tensioni generate dal cambio di governo con Claudia Sheinbaum alla presidenza, provocando una riorganizzazione nel panorama criminale, particolarmente visibile a Guanajuato dove i gruppi si contendono il controllo.
Gli analisti sottolineano come queste azioni, caratterizzate da un uso deliberato della violenza per intimidire le autorità e ottenere vantaggi territoriali, rientrino in una logica di “narcoterrorismo”, anche se vi è dibattito sul termine, poiché il crimine organizzato mira a controllare il governo piuttosto che sostituirlo. La frammentazione interna al Cartello di Sinaloa e l’ascesa del Cartello Jalisco Nuova Generazione hanno reso più complesso il quadro, con omicidi in aumento e un’escalation di scontri a Guanajuato.
L’uso di esplosivi, tipico del cartello di Santa Rosa de Lima, evidenzia come il narcotraffico stia diventando sempre più sofisticato, impiegando tecniche tipiche di gruppi insurrezionali. La presenza di gruppi estremisti vicini a esponenti del Partito Repubblicano statunitense aggiunge un ulteriore livello di complessità, alimentando il dibattito sulla necessità di dichiarare i cartelli organizzazioni terroristiche per consentire l’intervento militare degli Stati Uniti in Messico. La crescente instabilità a Guanajuato riflette la portata della crisi della sicurezza in America Latina, dove le dinamiche del narcotraffico, interne ed esterne, minano la sovranità degli Stati e pongono sfide significative per la governance locale e per le relazioni con gli Stati Uniti, preoccupati per l’impatto sul loro confine meridionale.