Migranti: serve bagno di sano realismo, non inutili utopie infantili

dfi Ciro Maddaloni * –

Ascoltando l’intervista a una giovane ragazza, che lavora per una ONG impegnata a recuperare i migranti abbandonati dai trafficanti di esseri umani al largo delle coste della Libia, si percepisce tutta la passione di questa giovane che si prodiga con ogni sua energia per aiutare il prossimo.
Ma traspare anche l’ingenuità e la miopia di questi giovani che, però, dovrebbero provare a fare un’analisi più attenta e più ampia del fenomeno della migrazione dall’Africa prima di criticare, ad esempio, gli Stati europei che, secondo loro, sono “responsabili” di non fare abbastanza per soccorrere queste persone in mare.
Se questi giovani delle ONG considerassero la possibilità di destinare il loro tempo, l’impegno e le dotazioni economiche di cui dispongono, raccolte in vario modo, e che oggi utilizzano per armare la nave con la quale recuperare i migranti al largo della libia; se decidessero di usare queste risorse anche per aiutare l’Africa, forse si potrebbe evitare che molti di questi poveri giovani in fuga, illusi dai trafficanti di esseri umani, si mettano in marcia per giungere in Europa, mettendo innanzitutto a rischio le proprie vite e bruciando i risparmi, spesso, di un intero villaggio.
Certamente, bisogna aiutare le centinaia di migliaia di persone che si trovano a rischiare la loro vita. Senza dimenticare, però, il miliardo e duecento milioni di bambini, donne e anziani che vivono in Africa, molti dei quali in totale povertà. Indigenza così grande che non possono neanche pensare di intraprendere un viaggio verso l’Europa. Infatti, solo gli africani “ricchi” si possono permettere di pagare diverse migliaia di Euro ai trafficanti per intraprendere il viaggio verso l’Eldorado europeo.
Una singola nave costa migliaia di euro al giorno, tra carburante e personale, per soccorrere diciamo 200 persone a settimana: con queste stesse decine di migliaia di Euro messi “a terra”, come si usa dire, in aiuti reali nei villaggi africani, si potrebbe veramente cambiare la sorte di migliaia di persone ogni settimana.
Se consideriamo che le navi delle ONG impegnate a recuperare i migranti abbandonati dai trafficanti di esseri umani al largo della Libia sono una decina, forse si potrebbe veramente dare un contributo significativo alla vita di tantissimi africani che hanno disperato bisogno di aiuto. Non di aiuto economico, ma di aiuto a creare quelle attività produttive necessarie ad assicurare, per prima cosa, l’indipendenza alimentare per le popolazioni dei villaggi remoti.
Con queste risorse finanziarie sarebbe possibile acquistare, ad esempio, comprare pozzi per l’acqua, bovini e ovini, piantare alberi da frutta, creare orti per produrre ortaggi. Per fare queste cose bisogna coinvolgere quegli stessi giovani che le varie ONG si preoccupano oggi di trasportare in Europa per affidarli ad una vita di privazioni, lontani dai loro affetti e vulnerabili a qualsiasi tipo di soverchieria e sfruttamento. Proprio come avviene, ad esempio, per i rider che con le loro bici, al freddo e sotto la pioggia, consegnano a domicilio pizze e hamburger per pochi euro al giorno.
Purtroppo non fa più novità quando uno di questi poveri giovani africani, indiani, pakistani o altro incontra la morte mentre consegna il cibo. Sono quelle notizie che “non fanno più notizia” essendo ormai date per scontate dalla routine di vita quotidiana ed entrate come abitudinarie nell’informazione giornaliera.
È questo il futuro che le ONG vogliono costruire per questi giovani che “salvano” nel Mediterraneo? È questo l’aiuto che intendono dare operando in mare? Non si rendono conto, questi bravissimi e generosi ragazzi, che stanno collaborando alla finalizzazione di un losco e cospicuo business messo in piedi dai trafficanti di esseri umani, per depredare l’Africa dei giovani migliori e dei pochi risparmi che una comunità riesce a mettere da parte?
La Francia, l’Italia, l’Austria, la Germania e tutta l’Europa in generale non sono più in grado di accogliere migranti perché già saturi e perché i (pochi) lavori disponibili oggi, sono quelli dove occorre una specializzazione che questi giovani non hanno e non potranno mai avere. Anche perché sono migliaia le persone residenti che in questi stessi paesi sono in cerca di una occupazione.
Questi aspiranti lavoratori mancano di qualificazione professionale. Non è possibile e sostenibile che tutti si mettano a vendere ortaggi e frutta, o che lavorino in quei minimarket aperti giorno e notte. O stiano agli incroci a pulire vetri e tentare di tenere pulito qualche metro di marciapiede. Sono ormai troppi i settori totalmente saturi in tutta Europa.
Il lavoro per le persone senza qualificazione professionale non c’è. Questa è la realtà che le persone delle ONG dovrebbero considerare quando decidono di investire decine di migliaia di Euro a settimana per andare in giro con una nave nel Mediterraneo.
Le ONG dovrebbero inoltre sapere che invece il lavoro c’è, eccome, proprio in Africa, dove bisogna costruire tutto, partendo ovviamente dall’agricoltura e dalla produzione di beni alimentari.
Bisogna usare le energie e le competenze che certamente hanno questi giovani, che lavorano per le varie ONG, per creare in Africa quei prodotti necessari per l’alimentazione ed il benessere delle popolazioni.
Inutile però aiutare e arricchire i trafficanti di esseri umani che illudono questi giovani raccontando loro che venendo in Europa diventeranno ricchi. Sappiamo tutti che non è così.
Potrebbero invece diventare ricchi se si impegnassero in Africa a produrre tutti quei beni che oggi mancano e di cui c’è disperato bisogno.
L’Africa ha potenzialità agricole inimmaginabili; potenzialità turistiche inespresse e soprattutto risorse naturali che non dovrebbero essere regalate alla Cina, come purtroppo sta avvenendo da troppi anni.
Riflettano questi giovani naviganti delle ONG sui progetti da mettere “a terra” per aiutare veramente tutti gli africani e non gli africani trafficanti di esseri umani.
Se le ONG pubblicassero le loro fonti di finanziamento e l’uso che intendono fare di questi fondi, probabilmente potrebbero incrementare la raccolta di fondi e i finanziamenti se proponessero piani sostenibili e mirati di sviluppo per l’Africa e per la gestione del fenomeno “migranti economici”, che va trasformato da problema in opportunità, per lo sviluppo e la crescita dell’Africa.

* Esperto di eGovernment internazionale.

Articolo in mediapartnership con Giornale Diplomatico.