di Enrico Oliari –
In occasione del vertice europeo del 15 dicembre Germania e Francia si pronunceranno a favore della proroga delle sanzioni alla Russia. E’ quanto hanno stabilito oggi a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, per i quali – ha spiegato Merkel – “Il processo di Minsk è difficile, quindi sarà necessario estendere ancora una volta le sanzioni contro la Russia.
“Dobbiamo continuare a far applicare gli accordi di Minsk – ha insistito Hollande, aggiungendo che – nel momento in cui non lo fossero, dobbiamo applicare le sanzioni anche se non è questa la formula da applicare permanentemente. Tuttavia nel momento in cui non ci sono sforzi, ne’ progressi, sono favorevole, come la cancelliera, a prolungare le sanzioni”.
Per Mosca le sanzioni restano una scelta assurda dal momento che si chiama fuori dal conflitto del Donbass, come pure accusa l’Ucraina di non aver ancora ottemperato al punto 11 dell’accordo che prevede “L’introduzione di una nuova Costituzione ucraina, concordata con i rappresentanti di Donetsk e Lugansk, (che) dovrà entrare in vigore entro fine 2015 con una previsione di decentramento” e una “Legislazione sulla status speciale delle regioni ribelli entro fine 2015”.
Tuttavia al nostro giornale l’ambasciatore ucraino a Roma Yevhen Perelygin ha fatto notare che “In merito al decentramento dei poteri amministrativi che si vuole inserire nella Costituzione, l’iter prevede che vi sia in primo luogo una votazione a maggioranza semplice del Parlamento, poi l’opinione della Corte costituzionale in modo che tale modifica non contraddica la Costituzione stessa, ed infine la votazione con maggioranza costituzionale del Parlamento. Noi abbiamo già fatto il primo ed il secondo passo ed attualmente siamo in attesa di effettuare il terzo ed ultimo step qualora la parte russa invii un segnale positivo che dimostri come tutti i punti degli accordi di Minsk-2 siano in fase di realizzazione. Infatti non è possibile che la Russia scelga di realizzare soltanto i punti degli accordi che le vanno bene ma che ancora non ritiri le sue truppe dal nostro territorio, ossia 7mila mila soldati e 700 carri armati etichettati come “non russi” ma di proprietà dei separatisti. 700! Sono in grado i separatisti di acquistare 700 carri armati, cioè più di quelli che hanno oggi i tedeschi in tutta la Germania?
Per capirci, l’Ucraina vuole realizzare i punti degli accordi di Minsk-2, ma non può fare questo senza che l’altra parte dimostri la sua volontà e di operare in tal senso”.
Oltre che per la crisi del Donbass, le sanzioni interessano l’annessione della penisola della Crimea.
I punti dell’accordo di “Minsk 2″. Promotori: “Quartetto di Normandia”, cioè Ucraina, Russia, Franciae Germania.
1. Il cessate il fuoco immediato e totale nelle regioni di Donetsk e Lugansk dal 15 febbraio;
2. Il ritiro di tutte le armi pesanti in modo da creare una zona cuscinetto di almeno 50 chilometri per l’artiglieria con un calibro di 100 millimetri o oltre, 70 chilometri per i lanciarazzi multipli, 140 chilometri per sistemi di lancio multipli Tornado e altri. Per le truppe ucraine la zona comincia dalla linea del fronte, mentre secondo i ribelli inizia dalla linea del fronte al 19 settembre scorso, data dell’ultima intesa a Minsk. Tuttavia i separatisti si sono spinti in territorio gvernativo nel frattempo. Il ritiro delle armi pesanti deve cominciare entro 48 oltre dall’avvio della tregua, perciò entro il 17 febbraio, e non durare più di 14 giorni.
3. Il controllo da parte dell’Osce della tregua e il ritiro delle armi pesanti dal primo giorno: l’Osce potrà usare droni e satelliti.
4. Dal 16 febbraio dovrà avere inizio un dialogo sull’organizzazione di elezioni locali a Lugansk e Donetsk oltre che sul futuro “regime” nelle aree separatiste, sulla base della legge ucraina che concede loro temporanea autonomia. Entro 30 giorni il Parlamento ucraino dovrà varare un decreto che definisca i confini geografici della zona autonoma, sula base dell’intesa di settembre. Le regioni separatiste hanno il diritto di decidere il linguaggio da usare.
5. L’amnistia per coloro che hanno partecipato al conflitto a Donetsk a Lugansk, che avranno garantità l’immunità penale.
6. Il rilascio e scambio di tutti gli ostaggi e i prigionieri detenuti illecitamente, sulla base “tutti in cambio di tutti”, a partire da cinque giorni dopo il ritiro delle armi pesanti.
7. La garanzia di accesso e distribuzione degli aiuti umanitari.
8. L’obbligo per le parti di restaurare i legami sociali ed economici, compresi il pagamento di pensioni e tasse. L’Ucraina ristabilirà un sistema bancario nelle aree del conflitto, con la possibilità di un meccanismo internazionale per facilitare i trasferimenti di denaro.
9. L’Ucraina controllerà i confini territoriali in tuta l’area del conflitto. Il processo dovrebbe iniziare il giorno dopo le elezioni locali e va completato entro fine 2015, a condizione che siano state attuate le riforme costituzionali previste al punto 11.
10. Il ritiro di tutti i gruppi armati stranieri, equipaggiamenti militari e mercenari dall’Ucraina, sotto la vigilanza dell’Osce. I gruppi illegali andranno disarmati.
11. L’introduzione di una nuova Costituzione ucraina, concordata con i rappresentanti di Donetsk e Lugansk, dovrà entrare in vigore entro fine 2015 con una previsione di decentramento. Legislazione sulla status speciale delle regioni ribelli entro fine 2015.
12. Elezioni locali nelle regioni separatiste, monitorate dall’Osce.
13. L’intensificazione dell’attività del gruppo di contatto trilaterale (Russia, Ucraina e separatisti) con la creazione di gruppi di lavoro per attuare il piano di pace.