di Giuseppe Gagliano –
Il primo ministro moldavo Dorin Recean ha recentemente dichiarato l’intenzione del governo di prepararsi a nazionalizzare Moldovagaz, la principale compagnia energetica del Paese, come risposta a una crescente disputa con il gigante russo Gazprom. Questo sviluppo potrebbe segnare un punto di svolta non solo per l’indipendenza energetica della Moldavia, ma anche per la sua posizione geopolitica nella regione.
Gazprom, che detiene il 50% di Moldovagaz, ha accusato Chisinau di non aver saldato un debito di circa 709 milioni di dollari, minacciando di sospendere le forniture di gas a partire dal primo gennaio 2025. Le autorità moldave, tuttavia, respingono queste accuse, sostenendo che la Russia stia cercando di destabilizzare il Paese attraverso pressioni energetiche.
La Moldavia ha risposto adottando una linea dura. Durante una riunione del governo, Recean ha incaricato il ministero della Giustizia di elaborare modifiche legislative per facilitare la nazionalizzazione di Moldovagaz, un processo che richiederebbe l’approvazione parlamentare. “Questi beni ci sono stati sottratti e devono essere restituiti allo Stato”, ha dichiarato il primo ministro.
Oltre alla questione del gas, la Moldavia affronta anche una crisi nell’approvvigionamento elettrico. La scadenza del contratto con la Centrale Termoelettrica Moldava (GRES), situata in Transnistria e controllata dalla russa Inter RAO UES, ha lasciato il Paese senza una delle sue principali fonti di energia.
Nel corso del 2024 la GRES ha fornito fino all’80% delle necessità elettriche di Chisinau. Tuttavia, a dicembre, questa quota è scesa al 37%, costringendo il governo moldavo a cercare alternative. Energocom, la compagnia statale, ha firmato contratti con centrali rumene, tra cui quella nucleare di Cernavoda e la termoelettrica di Brazi, per un totale di 200 MW. Sebbene queste misure garantiscano una parziale continuità, gli esperti avvertono che potrebbe non essere sufficiente a sostituire completamente le forniture della GRES.
Il governo ha inoltre elaborato un piano per aumentare la produzione interna di energia attraverso centrali termiche come Termoelectrica e CET Nord, ma la capacità attuale potrebbe non essere sufficiente per affrontare una crisi energetica prolungata.
La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza della Transnistria, una regione separatista sostenuta dalla Russia che controlla il 13% di Moldovagaz. La regione è altamente dipendente dalle forniture di gas russo per la generazione di elettricità e potrebbe subire gravi conseguenze se Gazprom interrompesse il transito attraverso l’Ucraina.
Dal punto di vista politico, la Moldavia si trova in una posizione delicata. Sebbene sia uno Stato candidato all’Unione Europea, la sua Costituzione sancisce la neutralità, impedendo l’adesione alla NATO. Tuttavia, la strategia di difesa recentemente adottata dal Parlamento prevede un aumento delle spese militari e un rafforzamento delle partnership internazionali, segnalando una crescente preoccupazione per la sicurezza nazionale.
La possibile nazionalizzazione di Moldovagaz rappresenta una mossa audace che potrebbe rafforzare la sovranità energetica della Moldavia, ma non senza rischi. Le tensioni con la Russia, già esacerbate dalla guerra in Ucraina, potrebbero intensificarsi ulteriormente.
Inoltre la capacità del governo moldavo di gestire una transizione energetica senza provocare interruzioni significative sarà cruciale per evitare ripercussioni sociali ed economiche. La Moldavia si trova a un bivio strategico: da un lato, il desiderio di avvicinarsi all’Unione Europea; dall’altro, la necessità di affrontare le pressioni di una Russia sempre più assertiva nella regione.
Questa crisi energetica non è solo una sfida tecnica, ma un banco di prova per l’indipendenza politica e strategica della Moldavia. Le prossime settimane saranno decisive per capire se Chisinau riuscirà a trovare un equilibrio tra la difesa della propria sovranità e la gestione di una situazione geopolitica sempre più complessa.












