di Giuseppe Gagliano –
Negli ultimi mesi il Mozambico è stato teatro di un’ondata di proteste e disordini che ha messo a nudo una profonda crisi politica e sociale. Gli eventi recenti non rappresentano un semplice episodio di malcontento popolare, ma segnano una fase critica nella storia politica del paese, portando il partito al potere, il Frelimo, a un punto di rottura con la sua stessa base di consenso. Questa rivolta, etichettata dal governo come un tentativo di colpo di stato, riflette invece una richiesta disperata di giustizia, trasparenza e cambiamento da parte di una popolazione sempre più esasperata dalla corruzione e dalla repressione.
Il 9 ottobre 2024, i cittadini mozambicani si sono recati alle urne per eleggere i propri rappresentanti. Tuttavia i risultati ufficiali, annunciati il 24 ottobre e che attribuivano al Frelimo una vittoria schiacciante con il 70% dei voti, sono stati immediatamente contestati dall’opposizione e da diverse organizzazioni indipendenti. Secondo un conteggio parallelo condotto dal partito Podemos, che ha sostenuto la candidatura dell’oppositore Venâncio Mondlane, è stato quest’ultimo a ottenere la maggioranza dei voti. In risposta il governo ha imposto un blocco sull’accesso a internet, cercando di soffocare le voci di protesta e prevenire l’organizzazione di manifestazioni.
Venâncio Mondlane, rifugiatosi in Sudafrica per timore di ritorsioni, ha continuato a lanciare appelli alla mobilitazione contro il governo. Le sue parole hanno trovato eco in migliaia di giovani che, scesi nelle strade delle principali città, hanno trasformato il dissenso politico in una rivolta su larga scala. Nonostante la repressione violenta da parte delle forze di sicurezza, con almeno trenta morti registrati dalla fine di ottobre, il movimento di protesta non accenna a placarsi.
Le proteste in corso vanno ben oltre la denuncia dei presunti brogli elettorali. La popolazione mozambicana, in gran parte giovane e disoccupata, è esasperata dalla povertà dilagante, dall’emarginazione sociale e dall’assenza di prospettive. Il Frelimo, al potere sin dall’indipendenza nel 1975, ha progressivamente perso la sua legittimità agli occhi del popolo. Una serie di scandali di corruzione, uniti all’arricchimento delle élite legate al partito, hanno alimentato un sentimento di disillusione che ora sta esplodendo in forme di protesta radicale.
Durante la presidenza di Armando Guebuza (2005-2015) il livello di corruzione ha raggiunto picchi senza precedenti. Le aziende statali Proindicus, Ematum e Mozambique Asset Management sono state coinvolte in uno scandalo finanziario che ha fatto precipitare il paese in una grave crisi economica. Anche il successore di Guebuza, Filipe Nyusi, ha continuato a favorire gli interessi delle élite economiche, attirando investimenti stranieri nel settore minerario e dei combustibili fossili. Tuttavia i benefici di queste risorse non sono mai arrivati alla popolazione, che continua a vivere in condizioni di estrema povertà.
La risposta del governo alle manifestazioni è stata caratterizzata da un uso sistematico della violenza. Le forze di sicurezza, supportate anche da truppe ruandesi, hanno cercato di reprimere le proteste con la forza, provocando morti e feriti tra i manifestanti. Tuttavia la repressione sembra aver innescato una dinamica opposta: rapporti non confermati suggeriscono che alcuni membri della polizia e delle forze armate stiano iniziando a disertare, unendosi ai manifestanti. Anche loro infatti soffrono le stesse condizioni di miseria della popolazione generale e sono sempre più frustrati dalla corruzione e dall’autoritarismo del governo.
Il Mozambico si trova ora a un bivio pericoloso. Da un lato il Frelimo sembra determinato a mantenere il controllo attraverso la forza, nonostante la perdita di legittimità politica. Dall’altro il movimento di protesta guidato da Venâncio Mondlane potrebbe rappresentare una svolta, se riuscisse a canalizzare il malcontento popolare in una richiesta strutturata di riforme politiche.
Tuttavia, anche qualora l’opposizione riuscisse a rovesciare il governo, rimarrebbe l’enorme sfida di ricostruire un sistema politico ed economico profondamente segnato dalla corruzione. La ricchezza mineraria del paese, in particolare il gas naturale nella provincia di Cabo Delgado, rappresenta una potenziale fonte di sviluppo economico, ma solo se gestita in modo trasparente e a beneficio della popolazione.
Le rivolte in corso in Mozambico non sono semplicemente un’espressione di malcontento elettorale, ma il segnale di un malessere radicato che il Frelimo ha ignorato per troppo tempo. La popolazione non chiede solo la verità sui risultati elettorali, ma rivendica un futuro diverso, lontano dalla corruzione e dall’arroganza delle élite al potere.
Il destino del Mozambico dipenderà dalla capacità del governo di riconoscere le legittime richieste di cambiamento e di avviare un dialogo serio con l’opposizione e la società civile. In caso contrario, la spirale di violenza potrebbe trascinare il paese in una crisi ancora più profonda, con conseguenze imprevedibili per la stabilità della regione.