Muro del Messico: quando Clinton e Obama votarono il Secure Fence Act…

di Filippo Sardella

Duncan Lee Hunter, parlamentare repubblicano di lunga data e eletto con i voti dello Stato della California già nel lontano 2005, ancora prima che Donald Trump pensasse ad un modo di bloccare il flusso migratorio illegale proveniente dal Centro America propose al Senato degli Stati Uniti un piano per arrestare la mole di ingressi irregolari sul suolo statunitense.
Venne proposto così il 3 novembre 2005 il “Secure Fence Act”, disegno di legge supportato dall’inizio dall’ala più estrema del partito Repubblicano, il quale dichiarava di aver trovato finalmente il modo di risolvere un problema che storicamente aveva afflitto gli Stati Uniti, ovvero l’eccessiva e l’incontrollata immigrazione proveniente dal confine messicano. Nelle intenzioni di Duncan Lee oltre a questo primario obiettivo, con il Secure Fence Act voleva anche assestare un colpo al narcotraffico cercando di rallentare il flusso di sostanze illegali che transitavano quotidianamente e irregolarmente dal confine meridionale.
La lotta all’immigrazione clandestina e al traffico di sostanze illegali, secondo il disegno di legge del senatore Duncan, poteva essere posta in essere solo se si fosse costruita una barriera di 1.100 km lungo tutta la frontiera tra Messico e Stati Uniti. Il Secure Fence Act, negli anni con l’aiuto del figlio del senatore, anch’esso parlamentare, Duncan Duane Hunter, subì ulteriori modifiche; infatti in ausilio alla barriera tra i due stati, affinché si avesse un maggiore e capillare controllo del territorio, si sarebbe dovuto avere anche un supporto di barriere mobili, checkpoint, ed un costante controllo satellitare del confine con l’uso di velivoli UAV.
Il Secure Fence Act venne approvato dalla Camera il 14 settembre 2006 con 283 sì e 138 e due settimane dopo lo stesso disegno di legge, non emendato, vide l’approvazione del Senato con 80 sì e 19 no. Ma la barriera divisoria composta in prevalenza da lamiera metallica, alta all’incirca quattro metri che si snoda per chilometri lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego, non venne mai portata completamente a compimento, tanto che lo stesso Duncan criticò aspramente l’amministrazione Bush, per aver pianificato la costruzione di solo metà delle miglia di barriera e non l’intera totalità.
Nei giorni scorsi ha suscitato scalpore, e probabilmente continuerà a farlo anche nei giorni avvenire, l’idea di Trump di costruire l’atteso muro al confine con il Messico. Promesso in campagna elettorale (pur non essendo un progetto ex novo e avendo le sue radici nel lontano 1990) non ha fatto altro che creare un vortice di polemiche attorno alla figura del presidente statunitense, reo secondo molti sia di voler inclinare i rapporti con il presidente messicano Enrique Peña Nieto, sia di nuocere agli ideali libertari portati avanti dalla precedente amministrazione democratica.
Sembra giusto quindi che la decisione di Trump possa suscitare del clamore, ma dovrebbe essere anche altrettanto corretto che lo stesso venga provocato nel comprendere che tra gli 80 voti favorevoli incassati il 29 settembre 2006 al Senato dal Secure Fence Act figuravano quelli della futura candidata alla presidenza Hillary Clinton nonché dell’allora senatore dell’Illinois Barack Obama. Quindi, nonostante ad oggi i dubbi sull’efficacia di un muro al confine col Messico restino molti, non va dimenticato che questo è un progetto antico, condiviso dalla maggioranza dei cittadini americani, soprattutto quelli che vivono nei quattro Stati frontalieri: California, Arizona, New Mexico e Texas. Anche se l’elettorato repubblicano è più incline alla linea dura rispetto a quello democratico, non sono esistiti fino ad oggi poli ideologici contrari. Tale tematica infatti è sempre stata vissuta (prima dell’avvento di Trump alla Casa Bianca) come una vera e propria emergenza nazionale, tanto che l’idea di erigere una barriera che dividesse gli Usa dalle nazioni centroamericane vide una sua primaria ed embrionale realizzazione già nel 1990 con la presidenza di George Bush senior, quando la polizia di frontiera elaborò la strategia “Prevenzione attraverso la deterrenza”. In base a questa si iniziarono a costruire le prime recinzioni e ostacoli sul confine.
Ogni anno sono circa mezzo milione i messicani che entrano illegalmente negli States; a questi si devono aggiungere anche gli altri migliaia di sudamericani che attraversano il Messico per dirigersi verso nord, rendendo la frontiera la più “attraversata” del pianeta. Probabilmente l’idea di erigere una muro o una barricata non costituisce in sé una valida e forte soluzione in grado di bloccare l’energico flusso migratorio, ma dimenticare che oggi i primi oppositori a tale soluzione in un recente passato ne sono stati i sostenitore dovrebbe indurci a riflettere sulle polemiche in atto.