di Giuseppe Gagliano –
A seguito del tentativo di colpo di stato del febbraio 2021,il Myanmar ha fatto affidamento su un arsenale di armi per effettuare esecuzioni sommarie, massacri e altre atrocità in risposta a proteste pacifiche e alla crescente resistenza armata anti colpo di stato in Myanmar.
Grazie alla inchieste giornalistiche investigative dello Special Advisory Council for Myanmar, si è venuto a conoscenza del fatto che le forze armate del Myanmar sono gradualmente diventate in gran parte autosufficienti nella produzione di una gamma di armi, per esempio le armi leggere. Mentre atrocità dei miliari aumentano, la necessità del governo di isolarsi ulteriormente dalla pressione diplomatica economica ed esterna porterà probabilmente a maggiori sforzi volti alla modernizzazione delle fabbriche di armi esistenti, alla costruzione di ulteriori fabbriche e allo sviluppo di industrie domestiche per la fornitura delle materie prime necessarie.
Nonostante le solide capacità produttive, l’industria militare fa ancora affidamento su forniture internazionali, anche per una varietà di materie prime, parti e componenti nonché macchinari e tecnologie. Nel corso degli anni i tipi di accordi che l’industria della difesa ha stipulato con aziende italiane, tedesche israeliane, sudcoreane, nordcoreane, cinesi, ucraine e di Singapore hanno incluso la ricezione di interi impianti di produzione di armi (progetti “chiavi in mano”), la ricezione di supporto diretto da parte di ingegneri e accordi di joint venture.
Mentre l’industria militare è in grado di produrre e reperire parzialmente alcune delle materie prime critiche utilizzate per la sua produzione di armi, importa ancora quantità di materiali, anche dalla Cina attraverso la società statale China North Industries Group Corporation Limited (Norinco). La Cina ha anche svolto un ruolo importante nel sostenere l’istituzione e il funzionamento delle industrie ausiliarie, come impianti di ferro, acciaio e miniere di rame, che sono direttamente collegate alle fabbriche di produzione di armi in Myanmar o le cui uscite alimentano la produzione delle fabbriche. L’industria militare sta anche cercando di investire in ferro e acciaierie nel paese. Di conseguenza le società straniere coinvolte nell’estrazione e/o nella lavorazione di determinate materie prime in Myanmar possono trovarsi a contribuire o ad essere direttamente o indirettamente collegate alle capacità di produzione di armi delle forze armate del Myanmar.
I dati disponibili indicano che molte di queste parti e componenti provengono da aziende domiciliate in India e Cina. Le informazioni ottenute dall’indagine investigativa hanno identificato macchine prodotte da aziende legalmente domiciliate in Austria, Germania, Giappone, Taiwan e Stati Uniti (Stati Uniti), che sono attualmente utilizzate dall’esercito del Myanmar nelle sue fabbriche di produzione di armi. Ma il report redatto dai giornalisti investigativi è stato in grado anche di identificare l’esistenza di diversi programmi di software realizzati da aziende legalmente domiciliate in Francia, Israele e Germania, attualmente utilizzate nelle fabbriche di Kapasa per gestire alcuni dei macchinari. inoltre è stato accertato che Singapore funziona come un punto di transito strategico per volumi potenzialmente significativi di oggetti, comprese alcune materie prime, che alimentano la produzione di armi dell’esercito del Myanmar.
Esiste anche un altro aspetto che è emerso da questa indagine: Taiwan funge da importante punto di transito per l’acquisto da parte dell’industria militare di macchine ad alta precisione. Naturalmente l’assenza di sanzioni a Taiwan consente alla giunta militare del Myanmar la possibilità di fare transazioni e spedizioni da e verso a Taiwan.