Nicaragua. Ernesto Cardenal, voce morale del sandinismo

di Maddalena Pezzotti –

È morto a 95 anni Ernesto Cardenal, figura chiave della teologia della liberazione e voce morale del sandinismo. Appoggiò la lotta contro la dinastia Somoza, per quarant’anni al potere in Nicaragua con l’appoggio degli Stati Uniti. Fu ministro della Cultura del governo rivoluzionario durante gli anni Ottanta.
Sacerdote e poeta, venne richiamato con durezza da Giovanni Paolo II per il suo impegno politico durante una visita pastorale a Managua. Dopo decadi di ostracismo da parte del Vaticano, a febbraio era stato riabilitato da Papa Francesco con la revoca della sospensione ad divinis, dettata da Papa Wojtila nel 1984, che gli impediva di somministrare i sacramenti.
Critico di Daniel Ortega e della potente moglie Rosario Murillo, vicepresidente e sua nemica dichiarata, dal 2007 era vittima di persecuzione mediatica e giudiziale. Gli erano stati congelati i conti bancari e notificata una sanzione di 800 mila dollari, in merito a un contenzioso su proprietà nell’isola di Mancarrón, arcipelago Solentiname, dove nel 1966 aveva fondato, con dei compagni di seminario, la sua famosa comunità utopica. Un esperimento sociale, artistico e spirituale tuttora oggetto di studi internazionali, distrutto dal regime di Somoza nel 1977. La sanzione era stata annullata, dopo che i maggiori intellettuali latinoamericani si erano schierati dalla parte di Cardenal.
Con quello stesso cinismo di cui Ernesto Cardenal aveva accusato il governo, sono stati decretati tre giorni di lutto nazionale, per il “fratello”, “gloria e orgoglio” del paese. Nominato quattro volte al premio Nobel per la letteratura, nel 2012 Cardenal aveva ricevuto il Premio Reyna Sofia per la poesia iberoamericana.