di Giuseppe Gagliano –
Le autorità del Niger hanno preso il controllo della miniera di uranio Somair, gestita dalla società francese Orano, segnando una svolta significativa nelle relazioni tra il Paese africano e gli investitori stranieri. L’annuncio, diffuso dalla stessa Orano, evidenzia una crescente pressione del governo militare sui colossi internazionali che operano nel Paese, in un contesto di forti tensioni geopolitiche e interne.
La miniera di Somair, uno dei principali siti estrattivi di uranio del Niger, è di proprietà al 63% di Orano e al 37% dello Stato nigerino. Tuttavia, le autorità locali hanno sospeso di fatto le decisioni del consiglio di amministrazione della società, consolidando un controllo che riflette un orientamento sempre più assertivo del governo militare insediatosi lo scorso luglio. Questa mossa segue la revoca, avvenuta a giugno, della licenza di estrazione per Imouraren, una sussidiaria di Orano.
Il Niger è uno dei principali produttori di uranio a livello globale e ha rappresentato in passato fino al 15% delle forniture di Orano. Questo metallo è cruciale per il funzionamento delle centrali nucleari francesi, che dipendono in buona parte dall’importazione di uranio africano per garantire la loro autonomia energetica. La crescente instabilità nella regione rischia quindi di avere ripercussioni significative non solo per Orano, ma anche per la sicurezza energetica della Francia.
L’uranio del resto è da sempre una risorsa strategica per il Niger, ma spesso associata a una distribuzione ineguale dei benefici. Le comunità locali continuano a subire gli impatti ambientali e sanitari delle attività estrattive, mentre i ricavi finiscono in larga parte nelle casse di società straniere.
L’attuale governo guidato dai militari ha adottato una politica più nazionalista e critica verso l’influenza occidentale. La gestione delle risorse naturali è diventata uno strumento politico per riaffermare la sovranità del Niger, in un momento in cui il Paese si trova isolato diplomaticamente dopo il colpo di Stato dello scorso luglio. La nazionalizzazione delle miniere di uranio è una mossa che mira a rafforzare il controllo interno e a consolidare il consenso tra la popolazione.
Questa crisi si inserisce in un contesto più ampio di crescente competizione geopolitica in Africa. Mentre la Francia vede ridursi la propria influenza nel Sahel, potenze come la Cina e la Russia cercano di guadagnare terreno, spesso appoggiandosi a governi militari. La Russia, in particolare, ha stretto legami con diversi Paesi della regione attraverso il gruppo Wagner, offrendo supporto militare in cambio di risorse minerarie.
La decisione di prendere il controllo della miniera di Somair potrebbe quindi aprire la strada a nuovi accordi con partner alternativi, aumentando le tensioni tra il Niger e l’Occidente.
Il caso Somair rappresenta un punto di svolta per il Niger, ma anche per il futuro del Sahel e dei rapporti tra Africa e potenze globali. Mentre le autorità militari cercano di capitalizzare sulle risorse naturali per consolidare il potere, la comunità internazionale guarda con preoccupazione alla crescente instabilità nella regione. La questione dell’uranio, come spesso accade in Africa, diventa così il simbolo di una lotta più ampia per l’autodeterminazione, lo sviluppo e la giustizia sociale.