Non si fermano i bombardamenti su Aleppo, roccaforte dei qaedisti. 230 civili morti

di Enrico Oliari

Aleppo bombardamentoNella notte è entrata in vigore una nuova tregua in Siria che interessa Damasco, alcuni sobborghi della capitale (regione di Ghuta orientale) e la provincia di Latakia, ma non Aleppo, la seconda città della Siria sottoposta da giorni a pesanti bombardamenti che non risparmiano ospedali e case dei civili.
Per l’Osservatorio siriano per i Diritti umani, organizzazione vicina alle opposizioni e con sede a Londra, sarebbero almeno 230 i morti dopo 8 giorni di bombardamenti, e nella distruzione dell’ospedale al-Quds sono periti una cinquantina di civili, compresi donne e bambini. I “Caschi bianchi”, volontari che soccorrono le persone rimaste sotto le macerie, hanno riferito di 11 persone morte nella zona di Marja. Colpite dai raid anche le moschee di Malla Khan e di Bab al-Faraj.
Anche oggi vi sono stati raid governativi sui cinque quartieri che sono roccaforte dei qaedisti di Jabat al-Nusra e dei gruppi di ribelli che li sostengono, in un’azione dell’esercito, appoggiato dagli Hezbollah libici e dai raid russi, volta a prevenire il rinforzo delle posizioni da parte dei qaedisti e dei ribelli loro alleati nella città, oltre che a tagliare le vie dei rifornimenti dalla Turchia.
Erano stati i satelliti russi ad individuare pochi giorni fa l’ammassamento di forze anti-regime ad Aleppo, segno di un’offensiva che sarebbe scattata da un momento all’altro e quindi prontamente prevenuta da Damasco.
Ed oggi, nonostante il disappunto della comunità internazionale su quanto sta accadendo ad Aleppo, da Mosca il viceministro degli Esteri Gennadi Gatilov ha fatto sapere che “no, non metteremo pressione (al regime di Damasco per far cessare i raid) perché bisogna comprendere che si tratta della lotta contro la minaccia terroristica e la situazione ad Aleppo fa parte di questa lotta contro il terrorismo”.
Tra i gruppi attivi ad Aleppo vi sono Ansar al-Sham e Jaysh al-Islam, sostenuti dalla Turchia e dall’Arabia Saudita, ma che Russia e Siria vorrebbero vedere inclusi nella lista dei gruppi terroristici. Gli esponenti dei due gruppi partecipano all’Hnc, la rappresentanza dei ribelli al tavolo delle trattative di Ginevra, moderate dall’inviato dell’Onu Staffan de Mistura, ed anche questo è un elemento che complica i colloqui. Il leader di Jaysh al-Islam (Esercito dell’Islam) Zahran Alloush, è rimasto ucciso in un raid russo del 25 dicembre. A Ginevra non partecipano invece i curdi, allontanati (erano già nella città svizzera) su volere della Turchia.
Russi e siriani regolari hanno anche annunciato come prossime le offensive su Deiz ez-Zour, dove i jihadisti dell’Isis controllano oltre la metà della città, e su Raqqa, capitale siriana dello Stato Islamico.