North Stream 2: la guerra degli Usa alla Russia, sulla pelle degli europei

di Giuseppe Gagliano

Il progetto North Stream 2 (NS2) rappresenta 50 miliardi di m3/anno. Anche se gli obiettivi di carbon neutrality hanno modificato la quota di GNL nel mix energetico, il calo della produzione di carbone e di energia nucleare in Germania deve essere compensato dal gas a medio termine. La Germania è il cliente numero uno del gas della Russia. Questa maggiore dipendenza deriva da una doppia decisione: la fine del nucleare e il progressivo abbandono delle centrali termiche che utilizzano il carbone.
Le importazioni di gas in Europa sono distribuite come segue: il 74% è trasportato tramite gasdotti, i 41% dalla Russia, il 35% dalla Norvegia, l’11% dall’Algeria, il 5% dal Qatar via nave, il 3% dalla Nigeria e una parte dagli Usa.
Washington si è sempre opposta al progetto NS2 in nome dell’indipendenza energetica dell’Europa.
Donald Trump aveva anche espresso la sua incomprensione di fronte a una politica commerciale dell’Europa e in particolare della Germania, che mirava a “rafforzare le capacità finanziarie russe, mentre gli Stati Uniti stanno spendendo miliardi di dollari nel quadro della NATO”. Ebbe modo anche di sottolineare la contraddizione tra la bassa quota di PIL che la Germania dedica alla difesa (1,5%) e il mantenimento di 50mila truppe americane.
La potenza americana desidera diventare uno dei principali paesi esportatori di gas in Europa, grazie in particolare ai gas di scisto. Washington attuerà così una serie di misure graduali relative al soft e smart power: influenza sulla Polonia e sulla Danimarca, adesione al progetto Baltic-Adriatic-Black Sea (BABS), sanzioni extraterritoriali, uso della NATO.
A differenza della Russia, che sostiene che NS2 è un progetto commerciale, gli Stati Uniti affermano che si tratta di un progetto politico che giustificano le sanzioni che rientrano nel quadro della legge americana CAATSA (Countering America’s Adversaries Though Sanction Act) del 2017 e del PEESA legge (Protecting Europe’s. Energy Security Act) del 2019.
In aperto contrasto con la Russia,l’Ucraina e la Polonia sostengono attivamente l’interferenza degli Stati Uniti in questa lotta contro NS2. Ma per ragioni divergenti e contraddittorie. È quindi un’alleanza di opportunità. L’Ucraina, attraverso la quale passa il gas russo, è contraria al progetto NS2. Infatti grazie al passaggio dal suo territorio ricava un reddito di 7 miliardi di euro all’anno. Se il NS2 dovesse sostituire Soyuz e Brotherhood, i due gasdotti che riforniscono l’Europa attraverso il territorio ucraino, l’Ucraina dovrebbe affrontare altri rischi come interruzioni energetiche e un aumento della pressione da parte di Mosca. Gli oleodotti Soyuz e Brotherhood finora gli hanno dato una relativa autonomia. Il gas è per Mosca una fonte di reddito oltre che uno strumento di influenza sull’Europa e un’arma economica e politica contro gli Stati Uniti d’America.
Ma tra gli attori coinvolti in questa partita c’è il Gruppo Visegard che riunisce Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia: beneficiari dei bilanci europei. Questi paesi rimangono tuttavia particolarmente atlantisti, in particolare per ragioni storiche perché hanno subito in passato le invasioni sovietiche e tedesche. Tutti questi paesi hanno aderito alla NATO prima di entrare nell’Unione Europea. I paesi di Višegrad si distinguono dal resto d’Europa anche per questioni economiche come i piani di ripresa e le transizioni energetiche . Tuttavia le differenze rimangono all’interno del Gruppo Visegrad su NS2: la Slovacchia beneficia del diritto di precedenza grazie al gasdotto Transgaz (estensione dei gasdotti Droujba e Soyuz). L’Ungheria dipende dal gas russo ed è anche collegata alla Russia in virtù di due reattori nucleari VVR-1200 prodotti da Rosatom.
Nonostante queste differenze, Ungheria, Slovacchia, Slovenia sono firmatari degli accordi del progetto BABS (Baltico, Adriatico e Mar Nero), un progetto di cooperazione tra 12 paesi dell’Europa centrale e orientale il cui fondo è sostenuto da Stati Uniti per un miliardo di dollari. Dal punto di vista americano, ciò consentirebbe di creare un corridoio per il GNL dagli Stati Uniti, contrastando così la dipendenza dal gas russo.
I paesi firmatari degli accordi BABS sono Bulgaria, Estonia, Croazia, Lettonia, Lituania, Austria, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Repubblica ceca e Ungheria. È interessante notare che la richiesta di adesione della Germania non è stata notata in Polonia. Al contrario Donald Trump era stato ricevuto al vertice BABS di Varsavia nel 2017.
Insomma il gas russo è uno strumento di guerra commerciale contro gli Stati Uniti d’America ma anche contro altri paesi esportatori di GNL. Mosca è tanto più propensa a realizzare questo progetto NS2, in quanto difficilmente si inserirà nel quadro del terzo pacchetto energia adottato dalla Comunità europea nel 2009. Il “pacchetto energia” contiene in particolare un diritto di accesso ai gasdotti da parte di fornitori di terze parti. Come il gasdotto che attraversa l’Ucraina, prevede che lo stesso operatore non possa essere contemporaneamente produttore e distributore. Il terzo imperativo è la trasparenza dei prezzi del gas.
Tenuto conto della posizione geografica e del percorso del gasdotto, queste condizioni legislative sembrano difficili da soddisfare. È anche interessante osservare che le condizioni del pacchetto energia sono state scrupolosamente rispettate nel progetto del gasdotto South-Stream (approvvigionamento attraverso il Mar Nero, arrivato in Bulgaria, poi rientrato nei Balcani e in Austria). Questo progetto è stato abbandonato nel bel mezzo dei lavori da Mosca, con il pretesto delle sanzioni esercitate dall’Ue sulla Russia durante i fatti in Crimea. Vladimir Putin lo ha poi interrotto in modo piuttosto subdolo, evitando così ogni possibilità di allacciamento al gasdotto da parte di terzi. Appena due mesi dopo il ritiro la Russia stava costruendo il progetto Turkstream con Ankara. Poiché la Turchia non è un membro dell’Ue, non è interessata dagli accordi sul pacchetto energetico.
Per quanto riguarda gli Usa, Donald Trump aveva messo in dubbio l’atteggiamento della Germania durante un vertice della NATO. Vedeva NS2 da una prospettiva puramente contabile. La base della sua opposizione era semplice: alla Russia arriveranno 10 miliardi annui con la vendita di gas alla Germania. È questo argomento, più di quello dei volumi scambiati, che predominerà nelle sue dichiarazioni e che gli consentirà di giustificare l’intenzione di spostare 12mila soldati dalla Germania alla Polonia. Il Congresso rimarrà responsabile delle sanzioni per tutta la presidenza Trump; costringendo quest’ultimo a firmare leggi e decreti, Trump ha sempre avuto un atteggiamento ambivalente nei confronti della Russia e di Vladimir Putin.
Già nel gennaio 2018 il segretario di Stato americano Rex Tillerson si era opposto al progetto, insieme alla Polonia. Rex Tillerson è un ingegnere energetico senior, è stato CEO di Exon Mobile dal 2006 al 2017. Il 12 dicembre 2018 è stata votata una risoluzione della Camera dei Rappresentanti con possibilità di sanzioni contro il settore petrolifero / gas russo. Il 21 dicembre 2019, il presidente Trump ha firmato la legge del Congresso, costringendolo ad adottare sanzioni contro North Stream 2. Il senatore Ted Kruz è stato uno degli artefici di questo testo. Ricordiamo a tal proposito che per finanziare la sua campagna senatoriale, Donald Trump aveva firmato in particolare un impegno con i fratelli Koch, industriali miliardari del settore petrolifero.
La Polonia ha certamente svolto un ruolo molto importante nel sostegno alla politica americana .
Il suo primo ministro Mateusz Morawiecki a Varsavia era stato sostenuto dal presidente ucraino Petro Poroshenko, dal presidente americano Donald Trump, dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal ministro degli Affari esteri del Regno Unito, nella persona di Borris Jonhson, che dichiarava che NS2 avrebbe potuto lasciare l’Europa dipendente dalla Russia. Mateusz Morawiecki ha dichiarato il 29 gennaio 2018 che “Vogliamo che la costruzione del gasdotto Nord Stream 2 rientri nel disegno di legge americano, che include tra l’altro le sanzioni contro la Russia”. Il ministro polacco arriverà a criticare duramente gli Stati Uniti d’America per non aver ancora applicato sanzioni contro NS2.
Nel 2016 la Germania ritenette che il coinvolgimento americano in questo file NS2 costituissse un intervento commerciale orchestrato per vendere i suoi gas liquidi sul mercato europeo. La Germania è ancora oggi particolarmente determinata a mantenere le sue posizioni, gli analisti politici ritengono che il dialogo tra Vladimir Putin e Berlino si costruirà sopratutto su un atteggiamento di realpolitik da entrambe le parti.
Per alleviare la percezione negativa di Washington, il vice cancelliere tedesco Olaf Scholz ha proposto all’inizio di agosto 2020 di concedere un finanziamento di 1 miliardo di dollari per la costruzione di terminali.
Nel gennaio 2021 la Germania ha tentato di attuare un pacchetto legale per aggirare le sanzioni delle leggi CAATSA E PEESA. Il Land Meclemburgo-Pomerania, punto di arrivo della NS2, ha istituito una fondazione pubblica che funge da società di copertura contro le sanzioni del Dipartimento di Stato e delle società europee coinvolte nel progetto. Il campo di applicazione del PEESA esclude infatti le persone giuridiche e le persone pubbliche. Questa è una risposta spregiudicata di fronte alle sanzioni legali, che ha colto di sorpresa il Congresso. La fondazione sarebbe responsabile dell’acquisizione di forniture e dell’invio di ordini alle società di servizi. Questo fondo è denominato “Fondo per la protezione del clima del Land Meclemburgo-Pomerania occidentale”, finanziato con 20 milioni di euro da parte del consorzio NS2/Gazprom. La fondazione è una struttura commerciale pubblica senza scopo di lucro e può quindi sfuggire alle sanzioni. Tuttavia il finanziamento sta affrontando la riluttanza delle banche, che quindi temono di essere esposte a problemi di conformità.
Anche se il governo Biden è determinato a rispettare la legge approvata nel 2019 dal Congresso, che prevede sanzioni per le entità coinvolte nel controverso progetto, vi è una contraddizione tra gli obiettivi di Biden e quelli del Congresso.
Se Biden era ferocemente contrario a NS2 quando era vicepresidente della Casa Bianca nell’amministrazione Obama, il suo obiettivo ora è quello di ricucire i legami degli Stati Uniti con l’Europa e la Germania. Deve tuttavia affrontare la linea dura, maggioritaria e bipartisan, che è il consenso all’interno del Congresso.
Le sanzioni sono in preparazione, colpiscono le compagnie di assicurazione (AXA), la società di certificazione (DNV GL), nonché i fornitori di navi (Pioneer Sprit della compagnia svizzero-olandese). In totale viene preso di mira un elenco di 120 entità legali e fisiche. Gli effetti dell’hard power hanno un effetto immediato sulle società interessate, nonché su Germania e Francia che hanno molti attori privati coinvolti nella costruzione del progetto. Con decreto il Congresso statunitense rimuoverà 18 società occidentali dalle sanzioni dopo l’interruzione dei lavori, ribadendo il rischio per le imprese che persistono nel continuare a essere coinvolte nel progetto. Nel gennaio 2021 in un piccolissimo paragrafo, l’ultimo bilancio della difesa votato dal Congresso, è stato rinforzato per consentire l’applicazione delle sanzioni contro le entità coinvolte in NS2.
Le sanzioni degli europei contro la Russia nell’affare Navalny rimangono molto limitate, nessuna sanzione sull’economia russa, né sui suoi oligarchi. L’Europa deve comprendere che spingere la Russia tra le braccia della Cina sarebbe la cosa peggiore da fare. Va ricordato che Navalny ha solo il 15% di sostegno in tutta la Russia, al contrario Putin è ampiamente acclamato dal suo popolo. Le sanzioni non influenzerebbero quindi in alcun modo la politica di Mosca. Un secondo gasdotto, il Turkstream, è incluso nelle sanzioni attraverso la legge PEESA nel 2019.
Si può vedere chiaramente la tutela esercitata dagli Stati Uniti sull’Europa e l’intreccio del potere militare nella sfera geoeconomica europea. Questioni economiche e militari si intrecciano in questa vicenda North Stream 2, si alimentano a vicenda. Viene alla luce la contraddizione tedesca, un paese decisamente atlantista per le sue questioni di difesa, per la sua storia ma anche motivato dai propri interessi: la Germania che ha fatto della NATO la sua pietra angolare della difesa è divisa tra la sua fedeltà pro-americana, il suo approccio nazionalista e il suo progetto europeo.
North Stream 2 si inserisce in un contesto di guerra economica globale, sempre più aggressiva scatenata dagli Stati Uniti d’America nel mondo e in Europa, per imporre le proprie scelte. North Stream 2 mostra anche i limiti di un’Europa con interessi divergenti. Potremmo dire in un certo senso provocatoriamente che l’Europa sia diventata il ventre molle degli Stati Uniti, dei russi e dei cinesi.