Nuova Caledonia: a Parigi si tira un sospiro di sollievo

di Giuseppe Gagliano

L’AP ha riportato che gli elettori nel territorio insulare francese della Nuova Caledonia hanno scelto domenica 12 settembre a stragrande maggioranza di rimanere territorio d’oltremare francese, confermando così il referendum dello scorso anno.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha salutato il risultato come una clamorosa conferma del ruolo della Francia nell’Indo-Pacifico e ha annunciato negoziati sullo status futuro del territorio. Nonostante la clamorosa vittoria – sottolinea la AP – il partito pro-indipendenza FLNKS ha minacciato di chiedere un ricorso internazionale per cercare di invalidare i risultati e ha detto che non inizierà a negoziare fino a quando non avrà il tempo di studiare i prossimi passi. Dal punto di vista militare la Nuova Caledonia gioca per la Francia un ruolo importante, soprattutto ora a causa della politica espansionista cinese nell’Indo-Pacifico.
Se infatti la Nuova Caledonia acquisisse un’ampia autonomia, figuriamoci l’indipendenza, dalla Francia, ciò cambierebbe il modello strategico di sicurezza nella regione, dando una spinta ai sentimenti secessionisti nei territori d’oltremare statunitensi ed europei (Polinesia francese, Riunione, Wallis e Futuna, con una zona economica esclusiva di 22mila kmq). Non va dimenticato che la regione indo-pacifica (IPR) si traduce per la Francia come l’asse Parigi-Nuova Delhi-Canberra-Noumea (Noumea è la capitale della Nuova Caledonia).
Mantenendo la sua influenza sulla Nuova Caledonia, la Francia continuerà a godere della sua appartenenza al club delle potenze mondiali, il suo ruolo continuo nei diritti di proprietà intellettuale e la partecipazione al (Quad) con Stati Uniti, Giappone, Australia e India, progettato per contenere l’espansionismo cinese.
Inoltre la Nuova Caledonia è una fonte di risorse strategiche quali cromo, cobalto, manganese, oro, rame, piombo e nichel. L’arcipelago vanta la quinta più grande riserva mondiale di nichel, le cui esportazioni dovrebbero raggiungere i 4 milioni di tonnellate nel 2021.
Dal punto di vista geografico, nel sud-ovest la Nuova Caledonia confina con la zona economica esclusiva dell’Australia, con la quale condivide le potenziali riserve di idrocarburi della regione. Nel sud-est confina con lo stato insulare delle Figi, che è impegnato a costruire legami con la Cina.
Canberra infatti si preoccupa dell’impatto che gli sviluppi in Nuova Caledonia potrebbero avere i movimenti secessionisti sull’isola di Bougainville, in Papua Nuova Guinea e Papua occidentale (una provincia dell’Indonesia), tanto più data la minaccia del jihadismo e dell’immigrazione illegale.
Un processo incontrollato di dichiarazioni di sovranità nella regione del Pacifico meridionale minaccia di destabilizzare il sistema di sicurezza regionale che l’Australia sta costruendo da molto tempo. La potenziale indipendenza della Nuova Caledonia, al momento scongiurata, avrebbe messo a repentaglio un accordo di difesa esistente tra Australia e Francia, con quest’ultima che fornisce alla Marina australiana l’accesso alle basi militari francesi nell’arcipelago.