Oggi si parla tanto di democrazia. Ma quanti paesi sono davvero democratici?

di C. Alessandro Mauceri

Pochi. Anzi pochissimi. Almeno secondo il Democracy Index, l’analisi condotta periodicamente dall’Economist Intelligence Unit (EIU) che misura lo stato della democrazia in 167 paesi, di cui 164 membri delle Nazioni Unite. Pubblicato per la prima volta nel 2006, utilizza 60 indicatori riuniti in cinque categorie e poi utilizzati mediante una media ponderata per classificare i vari paese in quattro tipi di regime: democrazie piene, democrazie imperfette, regimi ibridi e regimi autoritari.
Quest’anno solo 22 paesi sono stati classificati come “democrazie complete”. Ai vertici della classifica, come ormai abitudine, molti paesi scandinavi: primo fra tutti la Norvegia, che ha ottenuto un punteggio di 9.87/10, poi l’Islanda (9.58) e la Svezia (9.39). Al quarto posto la Nuova Zelanda seguita da un altro paese scandinavo: la Finlandia, che ha scalato ben tre posizioni. Le democrazie complete sono quelle in cui le libertà civili e le libertà politiche fondamentali sono pienamente rispettate ed esiste una cultura politica compatibile con l’adesione a principi democratici che la mettono sotto pressione. Ma non basta: questi paesi hanno un sistema legittimo di controlli e contrappesi governativi e un sistema giudiziario veramente indipendente. Qui i governi funzionano adeguatamente e i media sono indipendenti.
Buona la performance anche di Canada, anche questo paese si trova nel primo gruppo) Australia e Danimarca. Ancora nel primo gruppo ma con un rating più basso molti paesi dell’Europa occidentale.
Tra questi non c’è l’Italia, che ha ottenuto un punteggio che la pone tristemente al 35mo posto della classifica, nel secondo gruppo, quello delle “democrazie imperfette”. A pesare sul giudizio della democrazia del Bel Paese soprattutto gli indici relativi al “funzionamento del governo” e alla “cultura politica”: nel 2019, secondo i valutatori le performance dell’Italia sono state paragonabili a quelle di paesi come la Lettonia, la Slovenia o la Lituania. E peggiori rispetto a paesi come Estonia o Botswana o Taiwan…
Magra consolazione quella di trovare nello stesso gruppo, quello delle democrazie imperfette, anche paesi come il Giappone (le dimissioni del premier sono un segno che qualcosa non va nel paese del Sol Levante), Malta, Belgio e perfino i “paladini della democrazia”, gli Stati Uniti d’America, che hanno raggiunto un punteggio elevato solo nell’indicatore “processo elettorale e pluralismo”. Un dato interessante a poche settimane dalle elezioni, ma che non deve distogliere l’attenzione dal fatto che la democrazia negli Usa è “imperfetta”. Specie considerando che il vicino Canada si è piazzato una ventina di posizioni più in alto nella classifica, nel primo gruppo.
A sorprendere la posizione di molti paesi europei nel terzo gruppo, quello definito dei “regimi ibridi”. A cominciare dall’Ucraina, e poi la Macedonia del Nord, la Moldova e il Montenegro.
In fondo alla classifica, tra i paesi con i valori più bassi per rispetto della democrazia, vi sono la Corea del Nord (con 1.03/10), seguita dalla Repubblica Democratica del Congo (1.13) e dalla Repubblica Centrafricana (1.32), preceduti dalla Siria e dal Chad. Alcuni di questi paesi hanno ottenuto un impietoso O nella valutazione di alcuni parametri. Zero in “processo elettorale e pluralismo” anche per l’Arabia Saudita che si trova in fondo alla classifica al 159mo posto, poco al di sotto degli Emirati Arabi Uniti, che non sono andati oltre il 145mo posto. Ma se questi paesi non aspirano certo ad essere considerati delle “democrazie”, altri invece si professano democratici e basano la gestione della cosa pubblica proprio sulla partecipazione del popolo. Almeno sulla carta (costituzionale). Paesi come la Cina, finita al 153mo posto con punteggi bassi in tutti gli ambiti e tra i paesi che hanno perso più posizioni. I valutatori hanno classificare il governo cinese come “autoritario”. Poco al di sopra, ma ancora nella classe dei governi “autoritari”, la Russia al 134mo posto, a pari merito con la Repubblica del Congo. Un dato che la dice lunga.
Sorprendente il risultato dell’India: al 51mo posto tra le democrazie imperfette, poco sotto l’Italia!.
Un dato dovrebbe far riflettere. Quello sulla popolazione mondiale: appena il 5,7 per cento degli abitanti del pianeta vive in paesi in cui c’è una vera democrazia. Al contrario il 35,6% vive in paesi considerati autoritari.
Ma l’aspetto più interessante forse è che la performance dei paesi nel loro complesso è diminuita: il valore medio dell’indice è la più bassa dal 2006, anno in cui venne utilizzato questo sistema per valutare la “democrazia” nel mondo.
E il fatto che in molti paesi, Italia inclusa, si sia parlato poco e per niente di questo dato e della performance ottenuta è indicativo. E dovrebbe far riflettere i cittadini sul significato di “democrazia”.