Omar Harfouch, ‘La mia terza Repubblica per portare il Libano in occidente’

a cura di Daniele Priori

Omar Harfouch è un politico e imprenditore libanese, nato a Tripoli (Libano) nel 1969. È anche cittadino francese. Nel febbraio 2022 ha fondato un nuovo partito politico in Libano, “Terza Repubblica Libanese”. Tra le proposte di maggior rilievo del suo programma politico ci sono l’elezione diretta del Presidente, la riforma del sistema giudiziario, la promozione dell’eguaglianza tra i sessi e tra tutti i cittadini; a prescindere dall’appartenenza religiosa e un’equa riforma fiscale. Di recente ha presentato un piano per il rilancio dell’economia del Paese, oggi afflitto da una grave crisi economica, che si basa su una serie di investimenti per la realizzazione di infrastrutture strategiche per la ripresa. Nel dicembre 2022 ha intrapreso un viaggio istituzionale negli Stati Uniti dove ha incontrato esponenti del Congresso e la Presidente della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi.

– Nel febbraio 2022 ha fondato un nuovo partito politico in Libano, “Terza Repubblica Libanese”, con cui propone di avviare radicali riforme istituzionali nel Paese. In poche parole, in cosa consistono queste riforme?
“In primo luogo, il mio obiettivo è quello di costruire una Terza Repubblica libanese su base nazionale e non settaria, che è la principale causa dei problemi del sistema politico attualmente in vigore nel Paese. Intendo lottare per la parità dei diritti di uomini e donne nel nostro Paese. Voglio lavorare duramente al fine di garantire che la Costituzione libanese preveda l’uguaglianza di tutti i cittadini libanesi di fronte alla legge e nel ricoprire cariche pubbliche, nel rispetto dei principi di buona fede e competenza e che non li penalizzi in base al credo religioso. Intendo inoltre prendere spunto dal sistema giuridico italiano, perché lo considero tra i più efficaci a livello europeo per la lotta alla criminalità organizzata. Il tasso di corruzione in Libano purtroppo è del 90%, a fronte dei pochi punti percentuali che interessano l’Italia. L’arrivo di profughi in Libano, in particolare dalla Siria, causa problemi di immigrazione in Europa e in particolare in Italia. Questo è una delle battaglie al centro della mia agenda politica. La soluzione per contrastarla è quella di adottare un nuovo sistema politico per dare alle future generazioni non solo speranza, bensì la possibilità di restare in Libano e di costruire un proprio futuro. Sto stilando inoltre un piano concreto ed efficiente per il nostro Paese riguarda la ricostruzione delle infrastrutture. L’obiettivo è quello di aiutare il Libano a ricostruire le sue infrastrutture, strade ed elettricità, fornire soluzioni ambientali affidabili e sostenibili e sostenere le scuole pubbliche e l’Università libanese. Sono qui pertanto per sensibilizzare la classe politica italiana sulla situazione in Libano e per portare il problema all’attenzione delle istituzioni italiane ed europee. L’Italia ha diritto di dire la sua sul Libano perché ha fatto molto per mantenere la pace, sacrificando anche suoi uomini in divisa”.

– Come descriverebbe la situazione attuale in Libano?
“Oggi l’assenza di un presidente, di un primo ministro e di un governo effettivo non garantisce sicurezza, stabilità e futuro al Paese. I candidati si nascondono e non vogliono che si venga a sapere delle loro intenzioni, in quanto potrebbero essere soggetti a minacce, come accade a me. Chi cerca di portare il cambiamento in Libano subisce una campagna di diffamazione e, quando questo non basta, si subisce un attentato, come è stato nel caso mio caso in cui sono state coinvolte anche mia moglie e mia figlia. Ma le intimidazioni non mi fermano perché lotto per mia figlia e per i figli del Libano, per tutti coloro che vogliono un paese libero. Un ulteriore problema che affligge il Libano è rappresentato dalla disuguaglianza presente nel Paese. Sono nato musulmano sunnita, cresciuto dai cristiani e non possono aspirare a ricoprire un lavoro secondo le mie competenze intellettuali in quanto non sono un cristiano maronita. Ciò significa che io, Omar Harfouch, non ho il diritto di poter essere Presidente del Libano in quanto non ho le qualità di essere nato cristiano maronita. Sono maledetto dalla mia nascita perché non sono cristiano. Lo stesso principio vale se si aspira a diventare un Ministro. Questa narrazione qui a Roma viene percepita come pura fantascienza. Nel mio Paese è la pura realtà”.

– Cosa ne pensa delle relazioni Italia – Libano e come potrebbero o dovrebbero svilupparsi e rafforzarsi in un futuro secondo il suo punto di vista?
“I rapporti tra Italia e Libano sono, storicamente, profondi e articolati. Il Libano e l’Italia da sempre condividono lo spazio Mediterraneo e sono collegati da profonde relazioni culturali, economiche e umane che risalgono all’età antica. Nel secondo dopoguerra, Italia e Libano hanno continuato a collaborare in molteplici settori. Lo testimoniano i numerosi trattati e accordi conclusi tra i nostri Paesi.
L’Italia è un Paese strategico per il Libano. Anche in materia di Difesa, in cui è in vigore la Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano (MIBIL) che nasce dall’esigenza di incrementare le capacità complessive delle Forze armate libanesi (LAF) affinché siano capaci di fronteggiare efficacemente ed in assoluta autonomia la precaria situazione di sicurezza nel nostro Paese provocate dallo sconfinamento della guerra civile siriana in Libano e dell’area mediorientale più in generale. Proprio la scorsa settimana in Commissione Difesa della Camera l’onorevole Bagnasco è intervenuto come relatore, per il suo partito, sulla ratifica, per altri 5 anni, del rinnovo dell’Accordo di cooperazione nel settore della difesa, tra il governo della Repubblica Italiana e quello del Libano. Non possiamo dimenticare inoltre che il Libano rappresenta per l’Italia un punto di riferimento centrale nel Mediterraneo. Solamente agendo insieme, attraverso cooperazioni bilaterali e multilaterali, saremo in grado di cambiare le sorti del Libano”.