Orban ha usato Roma per gettare semi di euroscetticismo

di Daniela Binello

“E’ sempre bello stare in compagnia di un collega patriota! Con il mio amico Matteo Salvini siamo uniti a difendere le nostre nazioni e a costruire un’Europa forte di stati sovrani”. Viktor Orbán si congeda così, su X, dopo che ieri, martedì 28 ottobre, è stato ricevuto al Mit da Salvini, in chiusura della due giorni di visite istituzionali del primo ministro ungherese a Roma.
Fra Salvini e Orbán, si sa, esiste una grande sintonia politica sui temi promossi dai Patrioti per l’Europa, strenui sostenitori di un’alleanza euroscettica di destra alternativa al Ppe e ai liberali europei. Ma la presenza ingombrante di Orbán nelle sedi istituzionali ha lasciato dietro di sé una sequela d’interrogativi di non facile “digestione”.

Lunedì Viktor Orbán si era recato in Vaticano da Papa Leone XIV. In Segreteria di Stato tra il Papa e Orbán, riferiva in una nota la Santa Sede, “sono state sottolineate le solide relazioni bilaterali e l’apprezzamento per l’impegno della Chiesa cattolica nel promuovere lo sviluppo sociale e il benessere della comunità ungherese”. Spazio anche “alle questioni europee, al conflitto in Ucraina e alla situazione in Medio Oriente”.
Finito l’incontro con il Santo Padre, Orbán, già in strada per ripartire sull’auto blu alla volta di Palazzo Chigi, aveva risposto alle domande del cronista di Repubblica, Tommaso Ciriaco, che ha pubblicato l’intervista al premier magiaro con il titolo “Orbán, schiaffo all’Europa: Trump sbaglia su Putin, vado da lui per fargli togliere le sanzioni”. Immediata la reazione dell’ambasciata di Ungheria in Italia che in un comunicato chiede una rettifica sulla base del video registrato, perché il titolo sarebbe fuorviante.

Bisogna aggiungere che, nella stessa giornata, l’altro Orbán, ovvero Balázs Orbán, il consigliere politico del primo ministro ungherese Viktor Orbán (nessuna parentela fra i due), criticava pesantemente sui social il servizio sui network internazionali che fomentano l’ideologia sovranista andato in onda domenica nella trasmissione Report. “Un grave errore”, secondo Balázs Orbán.

E’ in questo contesto scivoloso che si è svolto a Palazzo Chigi l’incontro tra la presidente Giorgia Meloni e Viktor Orbán. I due leader hanno discusso delle opportunità offerte dallo strumento europeo Safe, per valutare le possibili sinergie in campo industriale e tecnologico. Focus anche su Ucraina, Medio Oriente e agenda europea, ma nel concreto si è trattato di un sondaggio sulle reciproche intenzioni e soprattutto per la Meloni per evitare di essere inclusa nella lista dei “cattivi”, visto che, come Orbán, si è detta contraria a superare nel sistema di voto europeo il diritto di veto.
Sul finire della giornata di lunedì Orbán ha poi fatto visita anche al Gran maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta.

Martedì, invece, l’incontro “affettuoso” al Mit fra Matteo Salvini e Viktor Orbán, durato un’ora. È stata l’occasione per fare il punto sulla situazione internazionale e gli equilibri geopolitici, rende noto l’ufficio stampa di Salvini, ma sono stati affrontati anche temi “come la pace, la dura critica al Green Deal e alle politiche suicide dell’Ue. Massima sintonia sul contrasto all’immigrazione clandestina”. Salvini, davanti al plastico del Ponte sullo Stretto, ha infine invitato il premier ungherese all’avvio dei cantieri. In ipotesi anche un viaggio di Salvini a Budapest, entro Natale o a gennaio 2026, per andare a trovare l’amico Orbán.

L’ultima volta che il Capitano aveva visto Orbán era stato nel settembre del 2024 a Budapest, quando Salvini aveva partecipato al Consiglio informale dei ministri dei Trasporti dell’Ue. A margine, aveva avuto un colloquio bilaterale con Orbán in materia d’infrastrutture portuali e infatti, nel marzo scorso, il leader leghista aveva poi incontrato il ministro magiaro degli Affari esteri e del Commercio, Péter Szijjártó, per parlare della costruzione del nuovo terminal multipurpose delle Noghere, nel porto di Trieste, e del suo ruolo riguardo alla concessione di una banchina all’Ungheria, come sbocco strategico per le esportazioni dirette verso l’Estremo Oriente via mare. L’appalto, che si è aggiudicato la società pubblica ungherese Adria Port, implica il dragaggio del canale e la costruzione del banchinamento. In quell’occasione, Szijjártó aveva confermato a Salvini che “la banchina ungherese del porto di Trieste entrerà presto in funzione”.

Per fare il punto sulle vere ragioni della missione a Roma del primo ministro ungherese bisogna ricordare che l’Ungheria, paese membro della Nato e dell’Ue (ma che non ha ancora sostituito l’euro al fiorino), si pone l’obiettivo di creare un blocco anti-Kiev con Bratislava e Praga. Un’alleanza scettica verso l’Ucraina con Slovacchia e Repubblica Ceca. Lo ha ribadito Balázs Orbán al sito d’informazione Politico. Pur non essendoci ancora un’intesa formale, un fronte comune potrebbe ostacolare i piani dell’Ue per il sostegno finanziario e militare a Kiev.
Orbán intende quindi rafforzare i legami con il premier slovacco Robert Fico e con il premier ceco Andrej Babis, leader del partito populista Ano 2011, favorevoli a mantenere un dialogo costruttivo con Mosca e critici verso le sanzioni contro la Russia. Diversa la posizione della Polonia del premier Donald Tusk, che resta nettamente pro-Ucraina, escludendo per ora un ritorno del gruppo di Visegrad al formato originario. Budapest, perciò, mira a rafforzare le proprie alleanze politiche anche al Parlamento europeo, cercando possibili convergenze tra il gruppo dei Patriots for Europe, i Conservatori e Riformisti europei, e altre formazioni euroscettiche. Il premier Orbán, inoltre, sta già guardando alle prossime elezioni del 2026, e sa di dovere affrontare la crescente popolarità del partito d’opposizione Tisza guidato da Péter Magyar. Il sostegno di Mosca, quindi, è per Orbán indispensabile.