Pakistan. Impegno con la Cina per il Corridoio Economico (CPEC)

di Giuseppe Gagliano

Cina e Pakistan hanno riaffermato il loro impegno nello sviluppo della seconda fase del Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), un pilastro centrale della Belt and Road Initiative (BRI) promossa da Pechino. L’annuncio, diffuso l’11 gennaio 2025, fa seguito all’incontro bilaterale tra il viceministro degli Esteri cinese, Sun Weidong, e il ministro degli Esteri pakistano, Amna Baloch, avvenuto a Pechino. L’evento ha incluso il quarto ciclo di colloqui diplomatici e la quinta riunione del Gruppo di lavoro congiunto sulla cooperazione internazionale (JWG-ICC), durante la quale i rappresentanti hanno delineato le strategie per rafforzare ulteriormente questa cruciale partnership economica.
Avviato nel 2015, il CPEC rappresenta uno degli investimenti più significativi di Pechino in Asia meridionale, con decine di miliardi di dollari destinati a infrastrutture, energia e sviluppo industriale in Pakistan. La seconda fase, denominata “CPEC 2.0”, si concentra su industrializzazione avanzata, sviluppo di zone economiche speciali (SEZ), energia pulita e sostenibilità, nonché sull’agricoltura e sul miglioramento delle condizioni di vita della popolazione pakistana.
Nonostante l’ottimismo dichiarato il progetto si trova a fronteggiare sfide rilevanti. L’instabilità politica del Pakistan, la crisi economica e i cronici problemi energetici mettono alla prova la capacità di Islamabad di mantenere fede agli impegni presi. Le recenti proteste nella regione di Gilgit-Baltistan, un’area chiave del corridoio, hanno evidenziato le difficoltà della popolazione locale, costretta a vivere con interruzioni di corrente prolungate in un clima glaciale. Le manifestazioni, culminate nel blocco della Karakoram Highway, arteria principale per il commercio tra Cina e Pakistan, hanno ostacolato il passaggio dei camion diretti al confine, sottolineando la vulnerabilità dell’infrastruttura economica e sociale.
La cooperazione economica tra Cina e Pakistan è storicamente basata su una relazione di mutuo vantaggio, ma non priva di squilibri. La Cina rappresenta il principale creditore di Islamabad, con il 13% del debito totale pakistano legato a progetti infrastrutturali finanziati da Pechino. Secondo i dati, la Cina ha prestato al Pakistan quasi il doppio rispetto alla Banca Mondiale e alla Banca Asiatica di Sviluppo, creando una dipendenza economica che solleva preoccupazioni sia sul piano interno che internazionale.
Tuttavia il Pakistan vede nei nuovi investimenti cinesi un’opportunità per alleviare la propria crisi economica e colmare le lacune infrastrutturali che ne ostacolano lo sviluppo. D’altra parte per Pechino il CPEC è un tassello fondamentale nella strategia della BRI, volto a consolidare la propria influenza geopolitica e commerciale nell’Asia meridionale. Il porto di Gwadar, collegato al corridoio, rappresenta un punto cruciale per l’accesso al Mar Arabico e per l’espansione delle rotte logistiche verso l’Africa e il Medio Oriente.
Oltre all’economia, la partnership tra Cina e Pakistan si estende alla sfera militare e strategica. Islamabad è il maggiore acquirente di armamenti cinesi, assorbendo il 40% delle esportazioni di armi di Pechino. Tra il 2017 e il 2021 le collaborazioni militari tra i due Paesi hanno superato quelle tra Cina e Russia, con esercitazioni congiunte, scambi di tecnologia e cooperazione nella difesa. Questo asse militare sottolinea il ruolo del Pakistan come alleato chiave della Cina nella regione, contribuendo a bilanciare l’influenza dell’India e degli Stati Uniti.
Nonostante le difficoltà il CPEC rimane un progetto di portata straordinaria, in grado di trasformare l’economia del Pakistan e di rafforzare la posizione della Cina come potenza globale. Tuttavia, la sostenibilità del progetto dipenderà dalla capacità di Islamabad di stabilizzare il proprio contesto interno e dalla volontà di Pechino di continuare a investire in un Paese politicamente ed economicamente fragile.
La seconda fase del CPEC rappresenta una scommessa per entrambi i partner: per il Pakistan, un’opportunità per uscire dalla stagnazione economica; per la Cina, una prova della propria leadership globale e della capacità della BRI di realizzare un futuro di sviluppo condiviso. Resta da vedere se questa partnership, celebrata come “amicizia per ogni condizione atmosferica”, saprà resistere alle sfide di un contesto internazionale sempre più complesso.