Palestina. Il premier dell’Anp Shtayyeh, ‘Con l’Italia pronti a trattare un prestito da 100 mln’

Agenzia Dire

Shtayyeh interviene sulla visita del ministro Tajani.

RAMALLAH. (Cisgiordania). “Con l’Italia siamo pronti a negoziare un prestito da cento milioni di euro che potrebbe finanziare grandi progetti infrastrutturali, come parchi industriali e dighe”. Così all’agenzia Dire il primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mohammed Shtayyeh.
L’occasione delle dichiarazioni, a pochi giorni da una visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani in Israele e in Cisgiordania, è un incontro con alcuni giornalisti europei a Ramallah.
“Gli diamo il benvenuto” dice Shtayyeh dell’arrivo del titolare della Farnesina, in Medio Oriente all’inizio della prossima settimana. Sull’ipotesi di un prestito da negoziare, in linea di principio, il primo ministro si dice “grato”.
Più in generale Shtayyeh evidenzia l’importanza dei contributi finanziari garantiti all’Anp dai Paesi dell’Unione Europea. “Mi sono sempre occupato di sviluppo economico e so che non si può governare un Paese senza controllarne le risorse” la premessa. “Secondo un rapporto presentato in occasione di una conferenza delle Nazioni Unite nell’agosto scorso, i Territori palestinesi occupati contribuiscono ogni anno per 50 miliardi di dollari al Prodotto interno lordo di Israele, mentre allo stesso tempo i palestinesi perdono numerosi miliardi per il mancato accesso all’area “c”, che è estesa sul 62 per cento della Cisgiordania”.
Il riferimento di Shtayyeh è alla suddivisione in tre zone differenti della regione, occupata dall’esercito di Tel Aviv durante la guerra del 1967. Prima della nascita di Israele nel 1948 la Palestina si estendeva su 27mila chilometri quadrati, ridotti poi a 6mila. In Cisgiordania l’area “c” è quella dove sia la sicurezza sia i servizi sono sotto il controllo israeliano e dove senza l’autorizzazione di Tel Aviv i palestinesi non possono realizzare progetti infrastrutturali o di valore economico.
Il primo ministro accusa: “L’area “a” è quella delle città, la “b” quella dei villaggi circostanti e la “c” il resto, dove si dovrebbero realizzare strade o fabbriche ma invece non si può”. Shtayyeh continua: “Anche l’import e l’export è controllato da Israele e sempre Israele raccoglie per conto nostro le tasse trattenendo una quota come costi di gestione, deducendo solo questo mese 276 milioni di shekel (circa 75 milioni di dollari) e costringendoci a fare deficit”.
Secondo il primo ministro, in questo contesto sono fondamentali i progetti della cooperazione europea. “La crescita del nostro Pil ha raggiunto il 3,5 per cento”, sottolinea Shtayyeh, “nonostante paradossalmente nello stesso periodo non avessimo risorse per pagare i salari e ancora da sei o sette mesi non riusciamo a versarli appieno”.