Panama. La riforma costituzionale non piace al popolo, proteste paralizzano il paese

di Ivan Memmolo –

A Panama si sta portando avanti la riforma della Costituzione ma, mentre sono in corso i lavori per decidere le modifiche, in tutto il paese il popolo insorge contro quella che definiscono una costituente degna di uno stato che ha abdicato alla sovranità nazionale in favore degli “interessi neoliberisti extraterritoriali”.
Parte delle proteste sono iniziate quando si è decretato che la definizione di famiglia rimarrà invariata, ossia sarà un nucleo composto da un uomo e una donna e che non saranno ammesse coppie di fatto o omosessuali. Sicuramente una linea che differisce da quella imperante in buona parte dell’America latina, nella quale si riconoscono anche i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
A favore di questi ultimi si è infatti espressa anche la CIDH ( Corte Interamericana dei Diritti Umani) che sta chiedendo a tutti i paesi della regione di legiferare in merito.
Da qui la polemica scaturita dal divieto da parte di un deputato panamense di far entrare nell’asamblea nacional rappresentanti di gruppi LGBT per discutere i cambi della costituzione.
Questo (ma non solo) ha portato al blocco del paese con manifestazioni e presidi nelle strade e nelle piazze, alle quali sono seguiti scontri con la polizia e decine di arresti.
Le proteste nel paese erano in realtà già in atto da quasi un mese, ma finora erano state contenute. Il malcontento popolare a Panama è infatti notevole, i cittadini sono infatti stanchi di un sistema che non funziona: pur rimanendo la stella del Latinoamerica in termini di crescita del PIL e nonostante sia previsto che continui ad esserlo per tutto il 2020 e 2021, la distribuzione della ricchezza non è infatti equa e a una classe di super-ricchi si contrappongono folle di persone che versano nell’indigenza; i poveri sono sempre più poveri e l´emarginazione aumenta.
Il sistema pare infatti essere stato ideato per aiutare quei pochi che hanno in mano il 90% della ricchezza nazionale, una spirale che continua a ridurre i redditi delle classi basse del tutto simile a quella che si vive in altre economie dell’America latina, come il Cile o la Colombia. Panama ha davanti a se una grande possibilità di rinnovamento con la riforma della propria Costituzione ma sembra non voler ascoltare le cause dei molti cittadini che chiedono di avere voce in questo processo, così come pare non voler considerare le direttive della CIDH, un atteggiamento questo che potrebbe trasformarsi in un boomerang per il governo, dato che qualunque modifica alla carta costituzionale verrà comunque sottoposta a un referendum popolare