Paraguay. Sfrattati dalle loro terre i membri della comunità indigena Ka’a Poty

di Alberto Galvi

I membri della comunità indigena Ka’a Poty sono stati sfrattati il 15 giugno scorso dalle loro terre nel distretto di Itakyry, nell’est del Paraguay. Si tratta di una comunità del popolo Avá Guaraní, una delle 19 nazioni indigene del paese latinoamericano. Dal 16 giugno 60 adulti e 44 bambini si sono accampati nelle dure condizioni invernali nella piazza cittadina, chiedendo giustizia e la restituzione della loro terra.
In tre mesi sono almeno sette comunità indigene a subire violenti sgomberi da parte delle forze statali e di civili armati a causa di controversie sulla proprietà della terra, provocando una grande protesta pubblica e la condanna da parte di organizzazioni per i diritti umani.
All’inizio di febbraio di quest’anno la comunità Ka’a Poty ha denunciato alla Commissione dei popoli indigeni del Senato l’ordine di sfrattare le loro terre. Gli indigeni costituiscono uno dei settori più emarginati e vulnerabili del Paraguay, con oltre il 30 per cento di persone che si trovano ad affrontare la povertà estrema.
La causa principale di questi sgomberi è l’esistenza di atti ritenuti illegittimi sui terreni delle comunità, e la direzione legale dell’INDI (Instituto Paraguayo Del Indigena) ha avviato al riguardo due ricorsi un ricorso per l’annullamento e un altro per rivendicare la proprietà su circa 1.364 ettari di terreno che erano stati acquisiti dall’ente. Secondo un’indagine effettuata dall’ente preposto, la proprietà indigena copre più della metà del distretto di Mariscal López e parte del distretto di Itakyry.
In quest’ultimo caso 12 atti di proprietà sono detenuti da privati che si sovrappongono a quelli della comunità registrati dall’INDI nel 1996. La proprietà indigena è anche iscritta al Servizio del Registro Nazionale del Catasto e alla Direzione Generale dei Registri Pubblici.
Dopo aver subito l’espropriazione delle terre dove risiedevano nell’est del Paese e trovandosi a lato di una strada all’aperto, le famiglie hanno deciso di stabilirsi davanti al Congresso nazionale, chiedendo le loro terre e più assistenza dallo Stato.
Molti documenti fondiari ritenuti illegittimi in Paraguay possono essere fatti risalire agli anni della dittatura di destra del generale Alfredo Stroessner, in cui 6.744.005 ettari di terre pubbliche, comprese aree corrispondenti a territori indigeni ancestrali, sono stati donati agli alleati del regime come il padre dell’attuale presidente Mario Abdo Benítez e il dittatore nicaraguense Anastasio Somoza, attraverso una riforma agraria nominalmente destinata ai campesinos.