di Giuseppe Gagliano –
A Seguito delle proteste in Nuova Caledonia numerosi rappresentanti politici hanno sottolineato il fallimento plateale dei servizi segreti francesi. Dietro queste proteste vi sarebbe il Flnks e il suo braccio operativo Cellule de Coordination des Actions de Terrain (CCAT).
Questa organizzazione sarebbe sostenuta dalla Azerbaijian,
come apertamente sostenuto dal ministero degli Interni francese, ma la cosa è stata smentita da Baku. Questo sostegno e questa interferenza da parte della Azerbaigian verrebbe ad essere, secondo il ministero degli Interni francese, una ritorsione per quello che la Francia starebbe facendo nel Caucaso. Tramite fabbriche di troll, Baku diffonderebbe false notizie che hanno aggravato il clima insurrezionale locale.
Tuttavia perché Baku vorrebbe indebolire Parigi? Ormai da qualche anno ci sono rapporti molto tesi tra Parigi e Baku, fin dalla guerra dei 44 giorni (autunno 2020). La Francia, in qualità di co-presidente dell’Osce, era tenuta a una neutralità assoluta. Da novembre 2020 le relazioni franco-azerbaigiane si sono considerevolmente deteriorate, man mano che Parigi ha aumentato il suo sostegno politico, diplomatico e presto militare all’Armenia. Parigi giustifica il suo sostegno alla difesa dell’Armenia in riferimento all’occupazione da parte dell’Azerbaigian di circa 200 km² di territori del Nagorno Karabakh. Tuttavia Baku grida all’ipocrisia poiché Parigi non si è mai attenuta alle quattro risoluzioni dell’ONU che aveva votato nel 1993 a sostegno della sovranità azerbaigiana sull’intera regione del Nagorno-Karabakh e dei distretti circostanti. L’evoluzione della posizione francese è stata sufficiente a suscitare l’ira del governo Aliyev, che da allora avrebbe intrapreso una guerra ibrida contro la Francia.
Questo conflitto si esprime attraverso la creazione di falsi account sui social network (X, Facebook, ecc.) destinati a diffondere fake news contro la Francia in particolare. L’obiettivo è chiaro: destabilizzare Parigi alla vigilia dei Giochi Olimpici. Dal 15 maggio 2024 VIGINUM, il servizio tecnico e operativo dello Stato francese, incaricato della vigilanza e della protezione contro le ingerenze digitali straniere, ha rilevato la pubblicazione di un primo visual che mostra da un lato un uomo armato di un fucile a otturatore in posizione di tiro, e dall’altro un manifestante kanak deceduto. I kayak sono la minoranza della Nuova Caledonia in questi giorni impegnata in proteste antigovernative nel territorio d’oltremare francese. Su questo fotomontaggio si legge in francese o inglese: “La polizia francese è omicida. Gli omicidi degli algerini continuano…”. Ripreso identicamente nelle pubblicazioni che supportano il visual, questa frase è accompagnata dalla seguente serie di hashtag: “#RecognizeNewCaledonia #EndFrenchColonialism #FrenchColonialism #BoycottParis2024 #Paris2024”.L’Azerbaigian è stato anche accusato, nel dicembre 2023, di aver inviato giornalisti noti per la loro vicinanza ai servizi di intelligence azerbaigiani per seguire la visita in Nuova Caledonia del ministro francese delle Forze Armate, Sébastien Lecornu. Il loro obiettivo era quello di Scrivere articoli con una prospettiva anti-Francese. Inoltre lo scorso aprile è stato firmato un memorandum di cooperazione tra il Congresso della Nuova Caledonia e l’Assemblea Nazionale dell’Azerbaigian, suscitando proteste tra le fila dei lealisti caledoniani. L’obiettivo del parlamento di Baku sarebbe quello di sensibilizzare la comunità internazionale sul diritto del popolo della Nuova Caledonia all’autodeterminazione.
Tuttavia la Nuova Caledonia non sembra essere l’unico terreno di gioco ultramarino di Baku. La deputata (LIOT) di Mayotte, Estelle Youssoufa, accusa l’Azerbaigian di premere sui sentimenti antifrancesi dell’isola. Nel luglio 2023 è stato fondato il Gruppo di iniziativa di Baku (GIB), a margine di un vertice dei paesi non allineati, di cui l’Azerbaigian è il capofila. Il GIB organizza conferenze online con i separatisti ultramarini, coprendo le spese di viaggio dei loro rappresentanti. Lo scorso novembre, durante la riunione del GIB, il presidente Ilham Aliev ha pronunciato personalmente un discorso con forti accenti anticoloniali durante il quale ha fatto riferimento più di 20 volte alla Francia. Accoglie da ottobre un gruppo di sostegno al popolo corso, che ha pubblicato all’inizio di febbraio un comunicato per denunciare “la dittatura macronista”. Va detto che i militanti ultramarini non sono molto attenti alla natura del governo che concede loro il suo sostegno. In passato i kanak sono stati aiutati dalla Libia del colonnello Gheddafi. Insomma i militanti che incassano i sussidi di Baku sarebbero, secondo Parigi, gli utili idioti della dittatura azerbaigiana. Tutto ciò però deve inserirsi in un contesto geopolitico più ampio: Baku è allo stesso tempo alleato della Turchia, di Israele e della Russia. L’Azerbaigian pratica una politica estera di multi-allineamento simile a quella dell’India nella misura in cui questo paese non appartiene a nessuna alleanza regionale, pur incassando enormi benefici. In qualità di partner geostrategico di Ankara, Baku è di fatto un’appendice della NATO. Ciò non gli impedisce di procurarsi le buone grazie della Russia di Putin con cui Aliyev ha siglato un partenariato strategico alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina. Così l’Azerbaigian è diventato una via principale di aggiramento delle sanzioni internazionali contro la Russia nella misura in cui il petrolio e il gas azerbaigiani, che l’Europa acquista, sono in realtà in gran parte di origine russa. Infine l’Azerbaigian serve da proxy per Israele contro l’Iran, il che spiega la tensione con Teheran e la continua consegna di armi ad alto valore aggiunto da parte degli israeliani ai loro partner azerbaigiani in cambio di petrolio . Dopo la guerra in Nagorno Karabakh, l’Azerbaigian continua una guerra a bassa intensità contro l’Armenia. Così il progetto di Baku è quello di concludere una pace umiliante con l’Armenia, costringendola a cedere su diversi punti: un corridoio extraterritoriale nel sud ultrastrategico per avere un collegamento terrestre con la Turchia attraverso l’exclave del Nakhitchevan; ulteriori concessioni territoriali nel sud e nell’est del Nagorno Karabakh; la rinuncia definitiva a qualsiasi autonomia per gli armeni del Nagorno-Karabakh.