Il governo italiano ha annunciato l’impegno a destinare fino al 5% del PIL alla spesa per la difesa e la sicurezza, come previsto dal recente summit NATO. Una decisione che consideriamo una scelta politica chiara, diretta, che devasta le priorità del Paese.
Stiamo parlando di decine di miliardi l’anno sottratti a settori strategici come la sanità, la scuola, il welfare, le politiche giovanili, e la ricerca. È un paradosso doloroso: mentre i nostri ospedali restano sotto pressione, le strutture scolastiche sono precarie e i giovani vedono compromesso il proprio futuro, lo Stato investe in mezzi di distruzione anziché nel benessere dei cittadini.
Non ci si può nascondere dietro l’alibi della “sicurezza”!
La nostra Costituzione e il nostro tessuto civile richiedono una visione diversa della sicurezza: fatta di ospedali efficienti, scuole inclusive, comunità protette, non di arsenali.
Il governo Meloni dichiara che spalmare la spesa su dieci anni eviterà tagli agli altri settori, ma questa affermazione appare inconsistente con i vincoli di bilancio, con un deficit sopra soglia e un debito pubblico tra i più alti d’Europa. Dire che nulla verrà tolto è oggi pura demagogia.
Chiediamo con forza che il confronto politico riconosca l’altissimo costo sociale di questa scelta. Non è giusto dedicare miliardi ad armamenti quando servono fondi per ridurre le liste d’attesa, stabilizzare i precari, finanziare la ricerca e garantire un futuro dignitoso alle nuove generazioni.
Il nostro movimento denuncia una scelta che volta le spalle ai bisogni concreti dei cittadini. ignorare le vere priorità del Paese. È il momento di rimettere al centro le persone, non le spese militari e i bilanci delle industrie belliche.
E’ necessario che in parlamento si riapra il dibattito, in modo da coinvolgere tutto l’arco parlamentare e le associazioni civiche, i sindacati, le università e la società civile.
A definire la spesa pubblica non devono essere solo gli equilibri geopolitici e gli interessi dei fabbricanti della morte, ma anche gli interessi, i diritti e il futuro delle persone e il dovere di non sacrificare vite e futuro sull’altare degli affari di pochi.