Perù. La liberazione di Keiko Fujimori apre a nuovi scenari la corsa alla presidenza

di Alberto Galvi –

Proprio in vista delle prossime elezioni generali in Perù il TC (Tribunal Constitucional) ha emesso un ordine di scarcerazione per la leader dell’opposizione Keiko Fujimori. La leader di Fuerza Popular era in detenzione preventiva dall’ottobre 2018 mentre era indagata per presunto riciclaggio di beni dalle tangenti della società di costruzioni brasiliana Odebrecht per 1,2 milioni di dollari, utilizzati per finanziare la sua campagna presidenziale del 2011.
Odebrecht ha pagato tangenti per milioni di dollari anche a ben 4 ex presidenti di questo paese: Alejandro Toledo, Ollanta Humala, Pedro Pablo Kuczynski e Alan García.
Inoltre sono state menzionate al procuratore provinciale José Domingo Pérez, che si occupa dello scandalo Lava Jato, le tangenti consegnate alla Fujimori nel 2011 come finanziamenti per il partito Fuerza Popular, dai massimi dirigenti del gruppo Gloria e del gruppo Credicorp, rispettivamente Vito Rodríguez e Dionisio Romero, per un ammontare di circa 3,65 milioni di dollari.
Questo denaro va aggiunto a quello consegnato precedentemente. Il Procuratore José Domingo Pérez su questa vicenda ha provato a interrogare la Fujimori che ha preferito non rispondere come da suo diritto. La Fujimori dovrebbe essere scarcerata tra giovedì e venerdì.
Il 12 settembre scorso la TC peruviana ha ridotto l’ordine iniziale da 36 mesi di detenzione preventiva a 18 mesi, che dovevano essere completati entro il prossimo aprile. La scarcerazione della Fujimori si è verificata nel mezzo dello sciopero della fame deciso dal marito, Mark Vito Villanella, che era dallo scorso 13 novembre nelle strade accanto al carcere di Chorrillos, dove era detenuta la coniuge.
Inoltre l’avvocatessa della Fujimori, Giulliana Loza, è riuscita a dimostrare che con la legge in vigore negli anni in cui furono versati contributi a Fuerza Popular, questi non costituiscono un reato.
Un’altra questione politica nata attorno a questo processo è stata quella sulla commissione creata a scopo dal Congresso per scegliere i 6 nuovi membri del TC. I magistrati Ernesto Blume, José Luis Sardón, Augusto Ferrero e Carlos Ramos Núñez hanno votato l’habeas corpus a favore della liberazione della Fujimori, mentre si sono opposti Manuel Miranda, Marianella Ledesma ed Eloy Espinosa-Saldaña.
Dopo l’approvazione del TC all’appello presentato da sua sorella Sachi, Keiko Fujimori, figlia dell’ex presidente imprigionato Alberto Fujimori, può adesso proseguire il processo giudiziario in libertà, in attesa di una sentenza definitiva.
La liberazione di Keiko Fujimori porterà sicuramente ad una crescita nei consensi al suo partito in vista delle elezioni del prossimo 26 gennaio. I peruviani infatti torneranno alle urne per eleggere i 130 parlamentari del Congresso.
Il presidente Vizcarra continua invece il suo mandato fino al 2021. Il tentativo di far scarcerare Keiko Fujimori, aveva fatto accelerare il voto della maggioranza dei fujimoristi al Congresso a favore dei nuovi magistrati costituzionali a fine settembre.
Ora bisognerà vedere se l’essere riuscita a capitalizzare un certo consenso avrà fatto dimenticare all’elettorato peruviano tutti i suoi trascorsi politici e giudiziari. Per ora Keiko Fujimori ha comunque ha negato di volersi candidare per il Congresso il prossimo gennaio per non dare un’arma ai suoi avversari politici contro il suo partito.
Molto probabilmente la non candidatura di Keiko Fujimori non è altro che una mossa di suo padre Alberto per far riaffermare come leader di Fuerza Popular suo figlio Kenji, che è molto meno compromesso dal punto di vista degli scandali giudiziari di sua figlia maggiore, anche se per lei ottenere un seggio in questa tornata elettorale sarebbe utile per avere l’immunità fino a luglio 2021.